I dipinti mai visti, i più grandi e i più intimi di Concetto Pozzati, sono esposti a Bologna nella bellissima mostra “Concetto Pozzati XXL” allestita a Palazzo Fava ǀ Palazzo delle Esposizioni a cura di Maura Pozzati, critica d’arte, docente e direttrice dell’Archivio Concetto Pozzati. L’esposizione rappresenta la prima antologica dell’artista dopo la sua scomparsa ed è stata promossa da Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e da Genus Bononiae.
Concetto Pozzati (Vo’ Vecchio, Padova 1935 – Bologna 2017), figlio di Mario e nipote di Sepo (Severo Pozzati) è stato una delle figure più innovative tra le diverse correnti culturali del dopoguerra, dal Surrealismo all’Informale alla Pop Art. Nel corso di tutta la sua vasta produzione, le sue opere mantengono un forte rapporto con il segno, traccia distintiva del suo stile, che lo ha reso uno dei più apprezzati e famosi rappresentanti della Pop Art Italiana. La curatrice Maura Pozzati è stata invitata da Genus Bononiae a progettare una mostra su suo padre, e racconta così l’idea alla base di questo progetto: «Ho pensato che fosse l’occasione giusta per tirare fuori dai cassetti dell’Archivio Concetto Pozzati un vecchio sogno dell’artista non realizzato: una esposizione di quadri di grande formato, i cosiddetti “fuori misura”, realizzati tra il 1963 e il 2014». Ed è proprio così che è nata questa fantastica rassegna nelle sale del piano nobile affrescate dai celebri Carracci, oltre che da Albani e Bartolomeo Cesi, fino al secondo piano del Palazzo, con circa cinquanta opere, tra le quali molte che l’artista aveva tenuto per sé e mai messo in vendita, o altre non esposte da tempo. Un inedito Pozzati extra extra large.
È una sorpresa deliziosa per il visitatore, entrando nella prima sala dedicata alle storie di Giasone e Medea, intercettare il dialogo magico tra l’arte seicentesca dei Carracci e i grandi dittici spettacolari (200×600 cm) di Concetto: un sistema di linguaggio e di segni che evidenziano elaborazioni concettuali e personali dell’artista, vale a dire “A casa mia”, “Tempo sospeso”, “Cornice cieca” e “Ciao Roberta”. Tra questi dipinti, realizzati tra il 2007 e il 2010, “Tempo sospeso” (2008) una serie di orologi dai colori azzurro, verde, viola e giallo, sta a indicare un tema fondamentale gravido di riflessioni filosofiche all’artista, che troviamo nei suoi numerosi appunti, colti e ironici, pubblicati nel catalogo. Come questo: «Non il prima e il poi ma il qui, sospeso e fermo, il silenzioso profondo anche se di volta in volta». Il poetico e toccante “Ciao Roberta” (2007), un omaggio alla moglie scomparsa, raffigura oggetti intimi e familiari: la sella della bicicletta, un pon pon rosa, un cappellino, una giacca, una borsa a tracolla, le pantofole. Elementi semplici che diventano segni di una mitologia del quotidiano, così spiegata dall’artista: «È un guardaroba d’affetti, sono lettere (i quadri) che attendono Godot ma un pittore deve credere nell’invisibile».
La mostra non segue un percorso cronologico, ma saggiamente è suddivisa per temi suggerendo un dialogo intimo tra i dipinti di Pozzati e gli affreschi o gli elementi architettonici delle sale. Nella sala Albani troviamo due grandi tele con specchi realizzate nel 1968: “Les Regardeurs”, “Segnaletica” e “Pom132” e la scultura “Mare decorativo con pioggia”. A questo proposito Pozzati scrive nei suoi appunti: «Ri-guardare. Tutti ci si ama in un “universo di specchi”». Nella Sala Cesi sono esposte tre opere della fine anni ‘80 in acrilico e olio su tela del ciclo “A che punto siamo con i fiori?”. Da qui, con le rose degli anni ‘60 parte un fil rouge Pop fino alla serie recente “Vulvare” (2016), molto cromatica, giocosa e ironica. Al piano superiore della mostra si trovano molti lavori su carta, tra i quali un’opera molto importante ed enorme: “Dopo il tutto” (1980), composta da 301 disegni a tecnica mista, presentata per la prima volta alla Galleria De’ Foscherari di Bologna nel 1981 e dieci anni dopo alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna.
Pozzati è stato un grande artista, anche ispirato dai suoi maestri ideali René Magritte e Giorgio de Chirico. Ha partecipato a varie Quadriennali di Roma, alle Biennali di Venezia, alle Biennali di San Paolo del Brasile, di Tokio e di Parigi, a Documenta a Kassel (1964). Ha esposto il suo lavoro in musei prestigiosi in Italia e all’estero, tra i quali Palazzo Grassi a Venezia, Palazzo delle Esposizioni a Roma e Museo di San Paolo in Brasile. Ma è stato pure un uomo di impegno civico, un brillante intellettuale, un docente molto amato nelle Accademie di Firenze, Venezia, Urbino (di cui è stato direttore) e di Bologna. Lo spazio magnifico di Palazzo Fava e la competenza della curatrice hanno permesso con questa grande retrospettiva di far scoprire al giovane pubblico un artista affascinante e ancora attuale, con i suoi colori pop travolgenti e i dipinti fuori misura. E soprattutto con il suo disegno, «il dire col segno inteso come necessità» che ha il suo apice nel ri-allestimento del gigantesco “Dopo il tutto” un’opera in cui perdersi a guardare il mondo di Concetto, che è come “una grande biblioteca”, con tanti disegni straordinari, realizzati con tecnica del collage. Un suggerimento per apprezzarlo pienamente lo troviamo di nuovo nei suoi appunti preziosi: «Un inventario della fine e un catalogo sulla non differenza dei segni e delle immagini» oppure anche «Ripercorrere i segni come fossero parole. Un piacere del segnare mentre disegniamo. Disegnare dopo avere visto e “ascoltato”».
Info:
Concetto Pozzati XXL
27/10/2023 – 11/02/2024
Palazzo Fava
Via Manzoni 2, Bologna
www.genusbononiae.it
Manuela Teatini, film maker e giornalista, si occupa di arti visive, in particolare di cinema, fotografia e arte contemporanea. Ha scritto come free-lance per anni con VOGUE, Uomo VOGUE, ELLE e altre testate di cinema, arte e nuove tendenze. È autrice e regista dei docufilm “ART BACKSTAGE. La passione e lo sguardo” (2017), “MASSIMO MININI. Story of a Gallerist” (2019), “GIOVANNI BOLDINI. Il Piacere. Story of the Artist” (2021) premiato al Terra di Siena International Film Festival 2021.
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