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Ripensare l’incontro tra le pratiche sociali, spaz...

Ripensare l’incontro tra le pratiche sociali, spazio e corpo. A Line Made by Walking in Val di Non

Non è facile riprendere oggi il filo di quel ristretto gruppo di artisti – spesso erroneamente liquidati come propaggine concettuale della Land Art – che hanno ripensato l’esperienza artistica come traccia minima, attraversamento agito e subito nell’ambiente. Non è facile portare questa ricerca del gesto esistenziale e primario, fuori dalle rotte del sistema arte. Magari in castelli di una valle frequentata per altri nobili motivi, ma non per le traiettorie del contemporaneo. Eppure l’associazione Urbs Picta, l’APT della Val di Non e Panza Collection hanno trovato la quadra per alzare l’asticella della sensibilità artistica senza smussare gli inevitabili spigoli interpretativi nella lettura delle opere di Richard Long, Hamish Fulton, Ron Griffin e Daniele Girardi. Hanno aperto manieri pubblici e privati per fare delle mostre una delle tante possibilità di ricostruzione di significati attorno al viaggio, all’esplorazione dello spazio inteso come “luogo dell’esperienza estetica”.

I tre curatori Jessica Bianchera, Pietro Caccia Domeniconi e Gabriele Lorenzoni hanno scelto come titolo del progetto A Line Made by Walking, una linea disegnata da Long nel ’67 calpestando l’erba di un campo. “Per la sua assoluta radicalità e semplicità formale quest’opera è considerata un passaggio fondamentale dell’arte contemporanea: da questo momento il camminare si trasforma in forma d’arte autonoma” scrivono i curatori. Un’opera germinale che inverte il rapporto tra artista e ambiente affidando a quest’ultimo la sola possibilità di lasciare tracce e innescare nell’artista la riflessione sul suo sé. Proprio dove il paesaggio manifesta i segni di una antropizzazione invasiva (in Val di Non non c’è un centimetro libero da meli), i castelli Belasi, Coredo, Nanno e Valer, sono la possibilità di ripensare gli inizi del rapporto uomo e ambiente. Non luoghi della dislocazione perpetua. Proprio là dove il senso è ancora sospeso tra funzione pratica e simbolo della resistenza all’utile. Nessuna traccia permeante tra i bastoncini, i sassi di Long ma una densità del “qui e ora” in cui si concentra il respiro di un tempo meditativo senza oggetti, senza le condizioni logistiche consone all’estetica. Nessun White Cube quindi, ma quattro castelli.

Fulcro della mostra lo spazio tardo duecentesco di Castel Belasi della famiglia Khuen Qui sono esposti una selezione di lavori per lo più inediti di Long, Fulton e Griffin appartenenti alla Panza Collection. Delle 21 opere in mostra a Castel Belasi solo 6 sono già state esposte, mentre 15 sono completamente inedite. Tra gli affreschi e i volti del castello c’è ad esempio la ieratica Cross of Sticks di Long e l’enigmatico Arizona Circle con le sue 83 pietre inarrivabili ma terminali di un percorso che le include come un mantra circolare.  A Castel Belasi c’è anche la video installazione dell’artista Daniele Girardi che ha documentato il suo percorso nei paesi nordici: fatica e passi che affondano nel terreno fangoso del Mir. La sua poetica, “oltre a rimandare al concetto di inaccessibilità dei territori esplorati, testimonia una modalità di ricerca che si nutre soprattutto di continua scoperta e di vita outdoor, frutto di una lunga e complessa gestazione in cui l’artista assorbe e accumula esperienza”.

Per questo la residenza di due settimane in Val di Non che ha prodotto il rifugio Site Specific a Castel Nanno: un residuo arcaico di materiali di scarto da segheria su cui il vortice del tempo ha depositato delle moleskine precedentemente abbandonate nella natura. Tracce della storia che in questo castello ha lasciato lo sfregio delle due guerre mondiali.

Castel Valer espone invece un focus sulla ricerca di Ron Griffin. Abitato da più di seicento anni dai conti Spaur di Flavon e Valer, ospita nelle ex scuderie una serie di opere di cui tre ricevute in prestito da AGIVERONA Collection. Ron Griffin raccoglie nelle vastità desertiche del Nord America residui di umanità, frammenti di storie. Anche qui l’allestimento rivede gli spazi dell’abitare inserendosi nella quotidianità come possibilità di rilettura dell’oggetto.

Castel Coredo accoglie invece tre libri d’artista di Hamish Fulton, Richard Long e Daniele Girardi assieme ad un’ulteriore scultura di Ron Griffin. Il progetto che ha inaugurato il 5 giugno chiuderà il 30 ottobre 2021.

Simone Azzoni

Info:

A Line Made by Walking. Pratiche immersive e residui esperienziali in Hamish Fulton, Daniele Girardi, Ron Griffin, Richard Long
5.06.2021 – 30.10.2021
Castel Belasi, Campodenno
a cura di Jessica Bianchera, Pietro Caccia Dominioni, Gabriele Lorenzoni
in collaborazione con Panza Collection
www.urbspicta.org

A Line Made by Walking. Pratiche immersive e residui esperienziali, installation view, Castel Belasi – Richard Long, Arizona Circle, 1987 – PH credit ©Francesco Mattuzzi, courtesy Panza Collection

A Line Made by Walking. Pratiche immersive e residui esperienziali, installation view, Castel Belasi – Daniele Girardi, Abaton, 2021 – PH credit ©Francesco Mattuzzi, courtesy Panza Collection

A Line Made by Walking. Pratiche immersive e residui esperienziali, installation view, Castel Belasi – Richard Long, Cross of Sticks, 1983- PH credit ©Francesco Mattuzzi, courtesy Panza Collection


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