Con un articolato e intenso percorso espositivo mai realizzato in Italia, la pittura di Helen Frankenthaler approda a Palazzo Strozzi, a Firenze. “Dipingere senza regole” è il titolo di questa grande mostra che celebra una delle artiste più importanti del XX secolo con l’esposizione di opere – realizzate dal 1953 al 2002 – in dialogo con dipinti e sculture di artisti coevi, quali Jackson Pollock, Morris Louis, Robert Motherwell, Kenneth Noland, Mark Rothko, David Smith, Anthony Caro e Anne Truitt. La pittrice, nata a New York nel 1928, è stata influenzata, agli inizi degli anni Cinquanta, dagli esponenti della Scuola di New York e da altre figure chiave dell’arte americana del dopoguerra: una pluralità di confronti nell’ottica di una continua commistione artistica quale preziosa risorsa per la sua ricerca.
La mostra ripercorre cronologicamente lo sviluppo della sua pratica pittorica dedicando ogni sala a un decennio della sua produzione e facendo emergere quel fervore di confronti, sperimentazioni e dialoghi con artisti – a lei contemporanei – di cui si è nutrita la sua ricerca. L’esposizione, organizzata dalla Fondazione Palazzo Strozzi e dalla Helen Frankenthaler Foundation, è curata da Douglas Dreishpoon direttore dell’Helen Frankenthaler Catalogue Raisonné, e mira a celebrare la sua pratica pittorica innovativa attraverso le affinità elettive che hanno segnato la sua copiosa produzione. Da celebri musei e collezioni internazionali, quali il Metropolitan Museum of Art di New York, la Tate Modern di Londra, il Buffalo AKG Art Museum, la National Gallery of Art di Washington, la ASOM Collection e la Collezione Levett – oltre che dalla Helen Frankenthaler Foundation di New York – provengono tutte le opere, esposte in una narrazione tra le più complete tra quelle finora realizzate. «Con la sua ricerca innovativa, Frankenthaler si è distinta come figura pionieristica nel campo della pittura astratta, ampliandone le potenzialità in un modo che continua a ispirare ancora oggi nuove generazioni di artisti» ha dichiarato Arturo Galansino, direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi.
In effetti, la sua ricerca è stata determinate per l’innovativa tecnica della soak-stain (imbibizione a macchia) con cui ha rivoluzionato la pittura contemporanea nella composizione ritmica di forma, colore e spazio. Il processo, consistente nell’applicazione di vernice diluita distesa in orizzontale su tele non trattate, genera effetti simili a quelli dell’acquarello anche con colori a olio. L’artista era solita usare pennelli, spugne o direttamente secchi in modo che il colore stesso potesse espandersi e mescolarsi in modo naturale, con sovrapposizioni cromatiche sfumate e traslucide: uno slancio intuitivo che non lasciava spazio a nessuna regola, espandendo la dimensione della pittura. Frankenthaler diluiva i colori a olio con trementina o altri solventi per ottenere una consistenza fluida e trasparente. Risale al 1962 la decisione di utilizzare solo i colori acrilici, sperimentando di tutto per stenderli: pennelli, spugne spazzole, lattine, secchi, stracci, bastoni, rastrelli, panni, oltre a mani e dita quando voleva avere un controllo più diretto.
La sua abilità consisteva in questa continua oscillazione tra controllo e improvvisazione, nella capacità intuitiva di miscelare, di guidare l’amalgama dei colori attendendo che diventasse pura combinazione di forme, in bilico tra astrazione poetica e visioni immaginifiche senza peso. In un breve video con immagini d’archivio e interviste si apprende che l’artista voleva far funzionare i suoi quadri «in termini di superficie, ma anche di profondità» per giocare con l’ambiguità e creare «parte del magico je ne sais quoi che fa funzionare qualsiasi quadro e trasmette un messaggio». Inoltre, nel percorso espositivo, echeggiano queste sue parole: «Credo nella tradizione. Nel mio caso, la mia formazione – le mie radici – si è basata su Cézanne, sul Cubismo analitico di Picasso e su Braque, Kandinsky, Miró, Gorky, Pollock e molti dei loro contemporanei, mentori e amici. Ho imparato ad apprezzare i maestri del passato, il Quattrocento, il Rinascimento, insieme al lavoro dei miei contemporanei».
La sua pittura, quindi, è anche un’interpretazione dell’analisi di dettagli astratti delle opere dei grandi maestri, dai quali tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta ha maturato una percezione della luce più sfumata. Questa acquisizione, conseguenza dello studio della storia dell’arte (per lei premessa imprescindibile), le ha dato lo spunto tecnico per creare maggiori trasparenze, sfumature delicate, all’origine di opere come “Eastern Light”, “Cathedral”, “Madrid” e “Star Gazing”. Tutta la sua ricerca è un omaggio al colore e alle sue multiformi declinazioni. La sua visione pittorica resta una composizione ritmica evocativa, quasi un simbolico pentagramma di cromature a chiazze, a macchie allungate o tonali, di suoni e di timbri solo annunciati: pura presenza allusiva senza alcuna traccia narrativa. La mostra è completata da un palinsesto di progetti educativi e laboratori in cui i bambini e le loro famiglie sono invitati ad avvicinarsi alla pittura astratta attraverso le nuvole e le macchie fantastiche di Helen Frankenthaler, un’occasione affinché anche la storia dell’arte diventi una narrazione fantasiosa senza regole rivolta a tutti.
Nilla Zaira D’Urso
Info:
Helen Frankenthaler. Dipingere senza regole
27/09/2024 – 26/01/2025
Palazzo Strozzi
Piazza degli Strozzi, Firenze
www.palazzostorzi.org
Attraverso l’arte sente l’esigenza di accostarsi sempre di più alla natura, decidendo di creare una residenza artistica sull’Etna come un “rifugio per l’arte contemporanea” per artisti e studiosi. Nasce così Nake residenza artistica. Vince il Premio Etna Responsabile 2015. Nel 2017, è invitata nella Sala Zuccari, Senato della Repubblica, come critico d’arte. Scrive per artisti italiani e stranieri. Curatrice del primo Museo d’Arte Contemporanea dell’Etna e del progetto “Etna Contemporanea”.
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