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A Portrait of Italia: ritratti di un mondo dimenticato tra passato e presente

Prosegue la programmazione dei progetti promossi dall’associazione artistico-culturale Zona Blu, nata nel 2020 e definita come un “perimetro fluido”, ovvero un laboratorio sincretico e un incubatore culturale. Si tratta di uno spazio libero e multiforme, un atelier aperto, un luogo di nascita e rinascita delle idee e delle identità creative. Con la prima personale dell’artista Chiara Scodeller, intitolata “A Portrait of Italia”, la mostra rappresenta il secondo appuntamento del semestre espositivo denominato “Iperblu”, una ramificazione alla scoperta delle diverse qualità delle pratiche di artisti emergenti protagonisti con diversi media e linguaggi. Precedentemente, con la mostra del collettivo TRDE, curata da Nicola Tineo e intitolata “L’amore vive nel ricordo”, è stata presentata un’installazione site-specific immersiva, in completa sinergia con lo spazio e il tema proposto dalla mostra. TRDE è un collettivo il cui nome è l’acronimo di “The Rainbow Doesn’t Exist”. Con questa mostra, il collettivo ha creato un ambiente ricco di ricordi e legami emotivi.

Chiara Scodeller, “Universal”, 2022, short film, colore, suono durata, 9’35, courtesy of the artist

Secondo il fondatore Nicola Tineo, fare arte sociale significa per un artista entrare in contatto in modo empatico con la realtà storica che sta vivendo. Con questa visione, il programma espositivo di Zona Blu continua con il secondo appuntamento dedicato, in questo caso, a una personale. L’esposizione è curata da Francesca De Chiara e Francesca Rossi Minelli, membri del gruppo curatoriale di Zona Blu. Articolata nello spazio in modo sapiente e preciso, le opere sono disposte come tasselli che conducono lo spettatore verso l’opera finale: il cortometraggio “Universal”, ambientato nella fabbrica dove lavora il padre dell’artista, il mangimificio di San Vito al Tagliamento, in provincia di Pordenone. Creando uno spazio espositivo buio, la narrazione immersiva della realtà del nord Italia e degli spazi di fabbrica amplia la descrizione di un ambiente freddo e apparentemente distaccato della realtà operaia. Questa realtà viene esaminata con distanza e con uno sguardo archeologico: i suoni del video sono stridenti, la presenza umana è minima e il nostro sguardo osserva i macchinari giganteschi, inducendoci a creare un rapporto puramente contemplativo e nostalgico, con un’osservazione di reperti che rivela un passato industriale gravoso e arido, complesso e totalizzante nella narrazione lavorista del nord Italia, che va preservato.

Chiara Scodeller, “Portis”, 2022, negativi fotografici, dimensioni variabili, courtesy of the artist

Anticipando la narrazione finale, una serie di negativi fotografici posti all’ingresso introduce lo spettatore nel salto temporale e spaziale che sta per affrontare. L’opera “Italia”, composta da diapositive a colori retroilluminate, svolge lo stesso ruolo. La disposizione delle opere è calzante e ricorda la descrizione curatoriale svolta per il progetto, disposto come le tessere delle due opere principali. Il piano sotterraneo di “Iperspazio” invita a entrare in profondità, come le rocce carsiche della Carnia, luoghi ritratti ed esplorati dall’artista in queste foto. Da questo tema nasce la riflessione portata avanti nella presentazione del progetto precedente di Zona Blu per questo semestre espositivo: cosa significa arte sociale oggi? Dopo la documenta di Kassel del 2021, considerata uno spartiacque rispetto alla concezione dell’arte per la comunità, potremmo dire che quest’espressione è tornata in auge. Rispetto a documenta, furono coniate molteplici espressioni, tra cui la dibattuta “Artivismo” di Vincenzo Trione, di cui Einaudi pubblicò l’omonimo libro nel 2022. Tuttavia, è da considerare se artisti di altissimo livello possono definirsi attivisti o se la loro opera ha effettivamente un impatto sociale. È necessario che l’arte abbia una condizione di utilità?

Chiara Scodeller, “EV5”, 2023, stampa fotografica fine art, hannemhule baritato semilucida, 70 x 125 cm, courtesy of the artist

La profondità di essa sta nel modo in cui racconta il contesto culturale dell’artista e la sua capacità di prendere l’esterno attraverso il suo sguardo. In questo caso, la riflessione non è tanto sull’artivismo, ma sulla considerazione del fare artistico come riflessione di un contesto culturale. La pretesa di cambiarlo non risiede nella creazione di una mostra, ma è il fare carsico dell’arte a rendere il suo valore culturale. Nel caso di Chiara Scodeller, il suo sguardo, se in apparenza nascosto, è una lettura del presente e del passato che è anche sociale e culturale. La sua pratica artistica è nella penombra del suo vissuto, assimilabile allo spazio buio della mostra. L’Associazione Zona Blu A.p.s cerca di creare una rete di collaborazioni sperimentali e rivolte al contesto sociale che abita.

Giulia Elisa Bianchi

Info:

Chiara Scodeller. A Portrait of Italia
a cura di Francesca De Chiara e Francesca Rossi Minelli Team curatoriale di Zona Blu
16 – 25/02/2024
Iperspazio
via Carlo Torre 43, Milano


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