La Galleria Víctor Lope Arte Contemporanea di Barcellona ha da poco inaugurato la mostra ‘Propaganda’ che presenta l’omonima serie dell’artista Basco, rappresentato dalla galleria, Kepa Garraza. La narrazione per immagini è uno degli strumenti più efficaci di propaganda, proprio per questo l’arte ne è sempre stata protagonista.
Il viaggio temporale che compiamo attraverso questa serie ci permette di riflettere sulle omologie tra opere appartenenti a secoli diversi ma nate per rispondere a una stessa esigenza politica. Infatti la relazione tra immagini e potere è una delle questioni che più visceralmente appartiene alla storia e in particolare alla nostra società dell’iper-formazione. Attraverso la riproduzione di celebri dipinti, come la Morte di Marat, e immagini meno note, come il ritratto fotografico di un giovane Justin Trudeau, Kepa Garraza ci spinge a interrogarci criticamente sull’influenza che la politica e il potere esercitano sulle immagini e, attraverso di esse, sulla storia e su di noi.
Irene Sensoli: Ritieni che i cambiamenti a cui abbiamo assistito nel corso dei secoli, come la capillare diffusione di un maggior livello d’istruzione, lo sviluppo tecnologico e la nascita di uno studio di stampo accademico intorno al tema della propaganda, abbiano generato una sempre maggiore consapevolezza e coscienza critica da parte del pubblico?
Kepa Garraza: Il potere possiede molti strumenti per sopprimere le informazioni divergenti, rielaborarle e riproporle sotto forma di messaggi addomesticati, come versioni ricomposte e corrette di un messaggio inizialmente sovversivo. Il pubblico è sempre più informato e progressivamente più cosciente delle strategie del potere, ma paradossalmente ciò non rende il suo pensiero più libero e autonomo. In un contesto politico e sociale estremamente camaleontico le nostre paure si sono trasformate nella benzina che alimenta questa enorme macchina di controllo sociale.
I.S.: Credi che il ruolo dell’artista nel creare una rappresentazione del potere sia venuto meno nel corso dei secoli o che, al contrario, continui a esistere e che abbia semplicemente cambiato forma?
K.G.: Il suo ruolo come una delle figure centrali della società termina all’inizio del XX secolo, presto sostituito dai mezzi di comunicazione di massa. Questa realtà ha concesso all’artista una maggiore autonomia nel momento in cui l’arte ha smesso di svolgere una funzione d’indottrinamento e si è trasformata piuttosto in un prodotto di mercato. La sua è una delle voci del coro che partecipa al complesso ingranaggio del sistema capitalistico, per questo motivo è sempre più dipendente dalle leggi di mercato.
I.S.: A ogni modo, l’artista si è da sempre fatto carico di un’azione di critica al potere, molte volte manifestando il suo pensiero in maniera estremamente sottile. Basti pensare all’opera di Velázquez o, meglio ancora, a quella di Bernini che ha conquistato e mantenuto per anni la sua indipendenza espressiva, pur sottomettendosi alle esigenze del papato, o più semplicemente facendo in modo che così potesse sembrare. Ritieni che la critica alla società, condotta dagli artisti di oggi, continui a svolgere un ruolo fondamentale e, in questo senso, più urgente che mai?
K.G.: Credo che rappresenti qualcosa di essenziale in questo periodo storico, nel quale il populismo e le fake news conquistano ogni giorno più terreno. Se è vero che l’artista deve essere cosciente dei suoi limiti e della reale influenza che riesce a esercitare sulla società, allo stesso tempo deve promuovere, attraverso le sue opere, lo sviluppo di pensiero critico.
I.S.: I mezzi di comunicazione di cui fa uso la propaganda, non solo politica, hanno subito forti trasformazioni nel corso dei secoli ma soprattutto si sono moltiplicati. I più cinici diranno che ad oggi tutto è contaminato da messaggi di stampo propagandistico. Viviamo in un periodo storico particolarmente critico, nel quale il mondo intero sta affrontando con urgenza grandi emergenze come il cambiamento climatico, l’esaurimento delle risorse rinnovabili e la più recente crisi sanitaria ed economica da essa generata. Cosa pensi, al di là degli schieramenti politici, del tipo di narrazione politica a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi, sul tema della pandemia?
K.G.: Trovo molto interessante l’utilizzo, quasi universale, del lessico bellico, che ha generato una visione infantile e semplicistica della crisi sanitaria. È stato sorprendente osservare come la maggior parte della società, per lo meno in occidente, abbia risposto con l’obbedienza a un discorso semplicistico e animato dall’evidente scopo di sopprimere le reali responsabilità politiche rispetto alla gestione della pandemia. Si ha la sensazione di vivere in una società in cui vengano progressivamente ridotti gli strumenti per lo sviluppo di riflessioni indipendenti e che il pensiero critico venga gravemente penalizzato.
Irene Sensoli
Info:
Kepa Garraza. Propaganda
17 settembre – 31 ottobre 2020
Victor Lope Arte Contemporaneo
Aribau 75. 08036, Barcelona
Kepa Garraza, Vladimir Lenin in Smolny, carbone compresso su carta, 2019, 140 x 212 cm. Courtesy dell’artista
Kepa Garraza, The Death of Marat, carbone compresso su carta, 2019, 150 x 115 cm. Courtesy dell’artista
Kepa Garraza, Justin Trudeau, carbone compresso su carta, 2019, 100 x 70 cm. Courtesy dell’artista
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