La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino ha acquistato l’isola di San Giacomo a Venezia e nei piani dell’ente, per i prossimi anni, ci sono tante attività culturali e artistiche a 360°.
In tempi moderni, la prima volta che la figura del collezionista è arrivata in laguna è stata con la famosa, e sempre ben ricordata, Peggy Guggenheim. Anni dopo, quello che ha deciso di approdare e di rimanerci attraverso l’acquisto di di Palazzo Grassi è stato François Pinault. E Pinault ama talmente tanto la città che anni dopo ha deciso di patrocinare il restauro di Punta della Dogana, e lì ha costituito la sua seconda sede espositiva, questa volta non comprando ma affittandolo per qualche decennio, restituendo alla città un suo luogo speciale. Dopo di loro in laguna si è presentata Miuccia Prada che ha comprato Ca’ Corner della Regina, l’ha restaurato e ogni anno in periodo di Biennale inaugura una mostra dal richiamo internazionale.
Venezia è loro grata ma diciamocelo: è abituata ad avere grandi nomi dell’arte, del cinema e della moda in città. In laguna si è soliti veder nascere e morire fondazioni e gallerie, insomma per chi ci vive non è nulla di nuovo.
La novità assoluta invece, quella che nessuno si aspettava, è stata scoprire che Patrizia Sandretto Re Rebaudengo e la sua fondazione hanno deciso di comprare un’isola e istituirci il quarto polo dell’arte targato FSRR. Per chi non lo sapesse, la storia di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo è di fatto legata alla città, come si può leggere anche nel libro Curator di Francesco Bonami. La signora dell’arte torinese, infatti, ha cominciato a farsi notare proprio durante una mostra aperta durante la Biennale, molti anni fa.
L’isola acquistata dalla fondazione Sandretto Re Rebaudengo è l’isola di San Giacomo, che si trova tra Murano e Madonna del Monte, lungo il canale detto Scomenzera San Giacomo. Questo luogo ha una storia interessante: nel 1046 Orso Badoer la concesse a Giovanni Trono di Mazzorbo per costruirvi un monastero dedicato a San Giacomo Maggiore perché vi accogliessero viandanti e pellegrini. Nel 1238 però il convento passò alle monache cistercensi, ma esse lo abbandonarono nel 1440 trasferendosi nell’abbazia di Santa Margherita di Torcello. Nel 1456 fu utilizzato temporaneamente come lazzaretto e nel XVI secolo vi si insediarono i frati minori.
Nel settembre 1975, in occasione della Biennale del Teatro, il regista Jerzy Grotowski vi mise in scena Apocalypsis cum figuris. Nel buio, rotto solo dalla luce delle candele, l’Apocalisse sembrava un sogno. Ispirati dai racconti di quel teatro “povero”, coraggioso e libero, le attività sull’isola sono state inaugurate con una performance.
Il 21 aprile scorso, in occasione dell’opening della 59ª Esposizione Internazionale d’arte, la performance In the the tired watering di Jota Mombaça, a cura di Hans Ulrich Obrist, si è confrontata con le qualità dinamiche dell’acqua, con le inquietudini legate alla crisi climatica e ambientale, e infine con la consapevolezza dell’imminenza di una possibile catastrofe planetaria. Proprio mentre scrivo sono iniziati i lavori di recupero sull’isola di San Giacomo, il cui termine è ipotizzato per la fine del 2024.
Il “cantiere” sarà l’occasione per portare avanti in maniera congiunta i lavori di restauro e la progettualità artistica pensata specificamente per questo luogo. Nei prossimi anni vi saranno al lavoro gli artisti Giovanna Silva e Antonio Fortugno i quali saranno incaricati di svolgere una campagna fotografica pensata per documentare l’intero percorso, da prospettive diverse, muovendosi tra il microscopico e il panoramico. Al paesaggista Antonio Perazzi è affidata invece la progettazione delle aree verdi e la realizzazione di un piccolo bosco che sarà dedicato al regista Grotowski. Non solo turismo di massa in città nei prossimi anni Venezia, ma anche, grazie a questo progetto, un ruolo centrale nell’enorme mappa dell’arte mondiale.
Info:
Isola di San Giacomo in Paludo
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
Island of San Giacomo, photo Giovanna Silva, courtesy Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
Jota Mombaça, In the the tired watering, performance, courtesy Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
Jota Mombaça, In the the tired watering, performance, courtesy Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
Artista e curatore indipendente. Fondatore di No Title Gallery nel 2011. Osservo, studio, faccio domande, mi informo e vivo nell’arte contemporanea, vero e proprio stimolo per le mie ricerche.
NO COMMENT