Per la sua prima mostra personale nel Regno Unito, Adelaide Cioni (n. 1976) presenta Ab ovo / On Patterns. La mostra condensa l’indagine che l’artista conduce da diversi anni sui motivi decorativi ed è il suo progetto più ambizioso a oggi. Tema centrale di Ab ovo (letteralmente “dall’uovo, dall’inizio”) è la ricorrenza di certi motivi decorativi astratti – strisce, triangoli, griglie, cerchi, foglie e stelle stilizzate – sia in manufatti artistici e sia in natura. La mostra, presentata da Mimosa House, è realizzata grazie al sostegno di Italian Council, Direzione Generale per la Creatività Contemporanea, Ministero Italiano della Cultura. Adelaide Cioni è rappresentata dalla galleria P420 di Bologna.
Francesco Liggieri: Se tu dovessi presentarti a chi non ti conosce con un’opera d’arte, quale sceglieresti e perché?
Adelaide Cioni: Impossibile rispondere. Qualsiasi cosa dicessi sarebbe drammaticamente riduttiva. Penso che il mio modo di guardare e pensare le cose abbia tante sfaccettature che si esprimono in diverse serie di lavori. Penso a Go Easy on Me, a To Be Naked, a Totem for Greta, ad Ab Ovo, ai Drawings for Myself, alle Immagini secondarie. Ma volendo proprio costringermi a individuarne una, ne scelgo una che non ho mai mostrato, ed è la serie degli Esercizi di traduzione. Lì c’è una parte importante di quello che è il mio rapporto con la figurazione, con il mondo di fuori, con il colore, con il disegno.
Come sta la pittura? Come la vedi?
Mi sembra che dal punto di vista del mercato goda di ottima salute, è la grande moda del momento. Tutti o quasi dipingono, il che va benissimo. Sono sempre curiosa di guardare la pittura degli altri, mi dà sempre qualcosa, anche quando non mi piace. Vedi cosa ha fatto l’altro, capisci dove è forte e dove cade, è come guardare un esperimento in corso su qualcosa che ti interessa da morire. Ma quando sei tu davanti alla tela a dipingere gli altri spariscono, è una solitudine assoluta. Ci vuole un sacco di forza o di incuranza. La migliore frase che abbia mai sentito sulla pittura me l’ha detta (e ripetuta) Don Suggs, amato professore di Los Angeles, che purtroppo non c’è più: You’ve got to paint to paint. Bisogna farla la pittura, finché non la fai non sai cos’è, rimane un pensiero e un pensiero è un’altra cosa.
Come sei arrivata a questa residenza all’interno di Mimosa House per Italian Council a Londra?
Non si tratta di una residenza ma di una mostra personale. Insieme alla curatrice Ilaria Puri Purini abbiamo partecipato all’ambito 2 dell’Italian Council, quello per una mostra personale in un’istituzione estera. È stata Ilaria a proporre il progetto a Mimosa House e loro hanno accettato.
Come artista quale pensi sia il tuo dovere nei confronti della società?
Non lo chiamerei dovere, più forse funzione funzione. Penso che un artista sia una persona che è costantemente in contatto con la propria vulnerabilità e che non smette mai di interrogare il mondo e il nostro essere umani nel mondo. E queste sono cose che puoi fare solo fino a un certo punto, se sei impegnato in qualsiasi altro mestiere. Ci vuole una notevole disponibilità alla solitudine, ci vuole tempo, ci vuole soprattutto coraggio. Per riassumere direi che un artista è una persona che ha coraggio anche per gli altri.
David Hockney spesso nelle sue interviste ricorda che la pittura non morirà mai, tu cosa ne pensi?
Sono d’accordo con lui.
Info:
Adelaide Cioni. Ab ovo / On Patterns
9/03/2023 – 25/04/ 2023
Mimosa House
47 Theobalds Rd, London, WC1X 8SP
www.mimosahouse.co.uk
Artista e curatore indipendente. Fondatore di No Title Gallery nel 2011. Osservo, studio, faccio domande, mi informo e vivo nell’arte contemporanea, vero e proprio stimolo per le mie ricerche.
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