ÀCCENTS, ACCÈNTI, ÀКЦЕНТЫ è il programma del Visiting Director 2019 del Museo fiorentino, Dimitri Ozerkov, responsabile del Dipartimento di Arte Contemporanea del Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo, che ha posto gli Accenti sui diversi punti di forza del Museo Marino Marini, risultato di una vera e propria contaminazione tra luogo e pensiero.
Leggere
Questa è una chiesa, o una casa?
Una volta era una chiesa,
adesso è una casa
dove qualcuno incontra qualcuno.
Bambini, donne, uomini,
e magari cavalli,
e magari Marino,
anzi Marino Marini,
che ha scolpito queste statue
e dipinto questi quadri.
Se c’è Marino, c’è il mare?
Il mare d’acqua no,
ma il mare del pensiero.
Questa è una chiesa e anche una casa,
dove qualcuno incontra qualcuno,
uomo e donna, bambina e bambino,
e ci sono anch’io, Marino,
e i miei cavalli e cavalieri,
nel mare dei vostri pensieri.
(da Figure con parole, R. Piumini e H. Ashizawa)
«Prima sono arrivate le opere, poi è stato costruito il Museo» dice la Presidente del Museo Marino Marini di Firenze Patrizia Asproni, dove, salendo lungo il circuito di scale che si affacciano sulla moderna navata, si nota subito il risultato unico di un legame fortissimo tra architettura e museo.
Le espressive e spesso scarne sculture e figure novecentesche di Marino Marini, così serie e fantastiche, tra cavalieri e pensatori, guerrieri, danzatori e giocolieri, pugili e pomone, bagnanti e nuotatori, si possono in questo modo contemplare da postazioni differenti, stravolgendo totalmente il classico punto d’osservazione frontale. Un uomo a cavallo, osservato dall’alto, è come se facesse percepire prima la strategia del combattimento.
Il Museo Marino di Firenze ha così una sorta di osservatorio dentro di sé, da cui si capisce com’è fatto. Un Museo auto-riflessivo, per giocare un po’ con la psicologia ambientale, in cui la contemplazione non si pratica da un punto esterno ma fa parte del museo stesso.
Questo belvedere infatti, rende protagoniste del racconto non solo le opere ma l’architettura stessa del Museo e con sé tutto il suo trascorso, svelando le stratificazioni di questo luogo, così come la storia le ha posate.
È all’interno di questo museo che si trova la magnifica cappella Rucellai di Leon Battista Alberti, tomba di Giovanni Rucellai, le cui qualità devozionali, ancora oggi evidentemente splendenti, fanno sì che proprio in questi giorni il luogo, rimasto consacrato, parte un tempo della Chiesa di San Pancrazio oggi invece sconsacrata, riprenderà l’attività spirituale con le messe domenicali. San Pancrazio, già testimone di Carlo Magno, fu anche un monastero per monache benedettine. Un luogo dalle radici sacre, letteralmente e per interpretazione, quello su cui il Museo Marino Marini ha voluto intrecciare le sue.
Scrivere
Creatura di Pietro ti amo,
amo il tuo aspetto severo e armonioso,
il maestoso corso della Neva,
il granito delle sue rive,
il ricamo in ghisa delle cancellate,
il pallido crepuscolo e lo splendore illune
delle tue notti malinconiche
quando scrivo nella mia stanza,
leggo senza lampada
e le moli addormentate sono chiare,
le strade deserte, la guglia
dell’Ammiragliato luminosa,
e un’alba dà in fretta il cambio
all’altra, tenendo lontano
dal cielo dorato le tenebre notturne,
lasciando soltanto mezz’ora alla notte.
(da Il Cavaliere di bronzo di A.S. Puškin)
L’atto spirituale continua, segnando quest’anno l’introduzione di una figura nuova e unica, ideata dal Museo fiorentino, quella del Visiting Director, che in una sorta di contaminazione con il luogo dà vita ad un programma artistico annuale. Il Primo Visiting Director nella storia dell’arte contemporanea parte così proprio dal Museo Marino Marini, che ospita Dimitri Ozerkov dell’Ermitage di San Pietroburgo, curatore negli ultimi anni di diversi ed importanti eventi italiani sull’arte contemporanea, dalla Biennale di Venezia al Centennale di Vittorio Veneto fino alla mostra Futuruins appena conclusa a Palazzo Fortuny.
Dimitri Ozerkov, dopo aver visitato e scoperto la grandezza del Museo Marino Marini inventa così un programma artistico fondato su un’intelligente metafora. Come gli accenti consentono una lettura poetica in cui alcune parole assumono maggiore rilievo, gli stessi accenti si possono porre in luoghi speciali consentendo di leggerne immediatamente le peculiarità. Nasce allora Accents, Accenti, Акценты il progetto di eventi che caratterizzerà il Marino Marini per quest’anno. Un progetto esclusivo ed internazionale ché vuole, tra le altre, mettere in relazione Firenze con San Pietroburgo. Una residenza artistica, di tre noti artisti contemporanei russi, una mostra concettuale presso la Cappella Rucellai e una straordinaria notte bianca (#nottebianca24) che ha portato al Museo Marino Marini per una sola notte critici, artisti, poeti, musicisti e performer internazionali.
I cavalieri di bronzo non sono più ora soltanto quelli di Marino Marini ma, metaforicamente, i tre artisti russi chiamati da Ozerkov a lavorare a Firenze, Irina Drozd, Andrey Kuzkin e Ivan Plusch, per una messa in scena del processo artistico più che l’esposizione del risultato.
Il Museo, residenza degli artisti per quasi un mese, mostra oggi il frutto dell’intensa relazione che si è creata tra le opere di Marino Marini e lo stesso Museo e i progetti dei tre russi.
Irina Drozd, ripensando alla destinazione di monastero che fu in passato il Museo, lavora così a tre opere grafiche che mettono in luce la questione della violenza e delle molestie sessuali nelle abbazie e nelle chiese, dando loro il nome di Codice del silenzio. Tre figure femminili disegnate su tele appese con mollette da bucato entrano così in relazione con le statue di donne di Marino Marini, in un risultato cromatico che ricorda mestamente il sangue, non per raffigurare la colpa ma per fare luce attraverso il discorso che crea l’arte.
Andrey Kuzkin entra ed esce di continuo dal museo, vede la differenza di intendere la vita tra Italia e Russia. Quest’ultima vive col peso del pensiero che qualsiasi cosa può essere distrutta da un momento all’altro. Nasce così Stando al confine dei dubbi, riflessione opera e performance dell’artista sulla morte, che preferisce essere un vegetale e si pianta con la testa sottoterra, lungo una riva dell’Arno. Trascrive poi sul pavimento del museo e sulla sua pelle tutte le malattie per cui il corpo può perire. E ancora la sindone di se stesso, in una gigantografia specchiata dove Kuzkin si fa trapassare dal pubblico. E in ultima le sensazionali statue di pane, poste in eloquente confronto con quelle di Marini. Il pane cristiano e simbolo della sopravvivenza dà vita un’altra volta a questa serie di corpi inermi, in cui si scorgono semi e speranze, quelle dei carcerati russi che creavano col pane oggetti proibiti come perle e dadi.
Ivan Plusch prosegue a Firenze il viaggio dantesco con un’opera cui dà il titolo di Nove cerchi di vita, facendo passare lungo gli spazi del museo un lungo tappeto rosso che non si sa dove cominci e non si capisce dove finisca. Una metafora, anche qui, dell’esistenza e della sua precarietà, che lascia spazio soltanto all’azione del presente, al passaggio. Insieme al corridoio rosso, compaiono casualmente infantili palle rosse, un DNA spaccato da ricomporre, che crea all’interno del museo nuovi punti di riferimento, come le tre tele dell’artista stesso, dove i dipinti di Marino Marini sono reinterpretati attraverso una tecnica che insiste sulla possibilità delle opere di creare nuove modalità percettive, distolte da una figura o da un volto riconoscibili.
Accanto ai lavori dei tre artisti contemporanei, Dimitri Ozerkov crea nella Cappella Rucellai, un tempo parte anch’essa del complesso monastico, una mostra concettuale dedicata al tema delle donne. Qui le donne rappresentate in tre originali incisioni settecentesche ispirate a note opere della storia dell’arte, sono tre figure bibliche ricordate come salvatrici anziché per un atto comunemente violento, eroine della stessa storia umana: Giaele, Giuditta e Dalila.
Le tre donne sono però anche un riferimento più moderno, quello delle Tre donne del grande scrittore austriaco Robert Musil. Tre racconti che dipingono indimenticabili ritratti di donne colte nel magma interiore dei loro sentimenti o, per dirla con Musil stesso, nella «logica scivolosa dell’anima», quella stessa logica che portò le tre donne bibliche ad agire per amore del popolo ebraico.
Info:
Accents, Accenti, Акценты a cura di Dimitri Ozerkov, Visiting Director del Museo Marino Marini quest’anno, chiamato da Patrizia Asproni Presidente del Museo; opere di Irina Drozd (Il codice del silenzio), Andrey Kuzkin (Stando al confine dei dubbi), Ivan Plusch (Nove cerchi di vita); nella Cappella Rucellai la mostra Tre donne a cura di Dimitri Ozerkov.
4 maggio – 1 luglio 2019
Museo Marino Marini
Piazza San Pancrazio, Firenze
Villaggio Globale International ha curato l’organizzazione generale insieme al Museo.
Museo Marino Marini, Firenze
Marino Marini, Gentiluomo a cavallo, 1937
Tomba di Giovanni Rucellai, Cappella Rucellai
Dimitri Ozerkov
Irina Drozd, Codice del silenzio
Andrey Kuzkin, Stando al confine dei dubbi
Ivan Plusch, Nove cerchi di vita
Stampa di Sansone e Dalila di A. van Dyck
Autrice e giornalista di Treviso. Ha pubblicato Girini con cui ha vinto il premio Mazzacurati-Russo (d’if, 2012), Club dei visionari (Di Felice, 2014), Balena (Prufrock spa, 2014), La susina (d’if, 2015) e l’audiolibro Nella notte cosmica (Luca Sossella, 2016).
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