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Al MAXXI L’Aquila nuove connessioni e forze tra ar...

Al MAXXI L’Aquila nuove connessioni e forze tra architettura ed equilibri luminosi

Con la mostra PUNTO DI EQUILIBRIO. Pensiero spazio luce da Toyo Ito a Ettore Spalletti è stato inaugurato il MAXXI L’Aquila all’interno di Palazzo Ardinghelli. Dopo i danni subìti in seguito al drammatico sisma del 2009, l’edificio settecentesco è stato sottoposto a interventi di consolidamento e di restauro conservativo, grazie al sostegno del MiBACT e del governo russo. Il 30 maggio 2021 il nuovo polo del museo viene aperto al pubblico, con un’esposizione dedicata a Ettore Spalletti, a cura di Bartolomeo Pietromarchi e Margherita Guccione. L’allestimento del museo ruota intorno alla sintesi che l’artista ha realizzato nella cappella al primo piano con l’installazione permanente Colonna nel vuoto, L’Aquila (2019). Il cilindro, chiarissimo e slanciato, è perfettamente in armonia con il piccolo ambiente, creando un prolungamento dello sguardo verso la lanterna della cupola.
A partire dalla sua riflessione sull’equilibrio, attraverso l’incontro fra le nove produzioni site specific e la collezione del MAXXI, la mostra cerca di rispondere all’esigenza di stabilità che in questo periodo ha assunto il carattere di vera e propria urgenza.

Il clima sospeso di tensione ideale progettato da Spalletti è alla base di tutto il percorso che inizia già al piano terra, dove l’opera di Nunzio (Sospeso, 2019-2020) guida il visitatore a scorrere all’interno delle sale. La città sale di Elisabetta Benassi (2020) vuole elevare nuovamente una città, che al pari degli individui deve sempre fare i conti con l’instabilità, ma può rialzarsi ripartendo dalla fermezza della sua memoria. È un’azione energica e di resistenza condivisa, che dialoga con Mother di Maurizio Cattelan (1999-2000), e anticipa il concetto di relazione presente in Senza titolo di Maria Lai (1989), che racconta l’importanza delle sue tradizioni, utilizzando il connubio tra linguaggio e tecnica della tessitura.

I lavori fotografici di Giovanni Chiaramonte (Senza titolo, 2002) e di Gabriele Basilico (Calabria; Stretto di Messina, 2002) guardano a un ambiente e alle sue trasformazioni, che per entrambi è l’area costiera vicina allo stretto di Messina. Il paesaggio come entità autonoma e complessa è centrale nella loro ricerca, che attraverso l’accostamento di vedute ristrette esplora il rapporto tra naturale e artificiale, evidenziando un contrasto tra l’edilizia aggressiva e la bellezza dei luoghi ritratti.

L’estetica del dettaglio è anche presente nelle immagini di Paolo Pellegrin, che in L’Aquila (2018) manifesta con 140 scatti la sua attenzione documentaristica, alla scoperta di un’alternanza tra luci e ombre, per catturare quel conflitto fra bianco e nero che non esplode mai. In quest’ottica metaforica in cui l’incontro/scontro cromatico allude a sentimenti universali, i due notturni rendono Rocca Calascio un luogo misterioso ed enfatico, che esce dal resto dell’ambientazione.

Il focus architettonico prosegue nell’ambiguità ludica del progetto Aquila di Stefano Cerio (2019), in cui l’artista rappresenta l’assenza e, con la comparsa di edifici gonfiabili su uno sfondo appenninico, ci sottopone un inquietante parco giochi sospeso e precario. Immaterialità e leggerezza sono tipici delle sperimentazioni che Toyo Ito realizza nel 2005, con il Relaxation Park di Alicante e il Grin Grin Park di Island City in Giappone, simboli dell’integrazione e armonia, percorribili progettando in empatia con il paesaggio.

Al contrario Salvatore Arancio in The Circular Crest Of A Submerged Crater (2006) parte da contesti esistenti ed estrapolati da fonti diverse per approdare allo scenario impossibile di un’Etna teatrale. La combinazione di riferimenti multipli, che incrocia realtà e finzione, stimola un’aura magnetica, come per le forme in divenire che Daniela De Lorenzo produce nella scultura Come se (2019), in cui alla stratificazione della carta corrisponde il movimento del suo corpo nello spazio. Ciascun punto di vista ci restituisce un volume dai confini differenti, che ogni volta ricalcola il rapporto tra individuo e spazio circostante. Uno sdoppiamento che in Studio per “Eco nel vuoto” di Giulio Paolini (2017), racchiude l’analisi di alcuni elementi fondativi del linguaggio artistico, in questo caso la duplicazione tra autore e spettatore.

Il punto di equilibrio tra questi e gli altri lavori che compongono il dinamico percorso espositivo è la possibilità di un’osmosi tra astrazione e concretezza, in una connessione silenziosa tra virtuale e reale. Il tempo e la sua natura impalpabile diventano tangibili nel dialogo stabilito con l’architettura e le sue forze interne ed esterne, che si annullano reciprocamente mantenendo una tensione luminosa, alla base di ogni nuovo inizio che guarda al futuro.

Info:

Punto di equilibrio. Pensiero spazio luce da Toyo Ito a Ettore Spalletti
mostra permanente
MAXXI L’Aquila, Palazzo Ardinghelli, Piazza Santa Maria Paganica 15, L’Aquila
maxxilaquila.art

Stefano Cerio, Aquila 7, 2020 (2), Stampa Fine Art su carta cotone montata su dibond, cm 110 X 140Stefano Cerio, Aquila 7, 2020, stampa Fine Art su carta cotone montata su dibond, cm 110 X 140, courtesy Fondazione MAXXI

Palazzo Ardinghelli, allestimento Punto di equilibrio. Cappella, Ettore Spalletti, Colonna nel vuoto, L’Aquila, 2019, foto Agostino Osio – AltoPiano, courtesy Fondazione MAXXIPalazzo Ardinghelli, allestimento Punto di equilibrio. Cappella, Ettore Spalletti, Colonna nel vuoto, L’Aquila, 2019, foto Agostino Osio – AltoPiano, courtesy Fondazione MAXXI

Palazzo Ardinghelli, allestimento Punto di equilibrio, Elisabetta Benassi – La città sale 2020. Foto Agostino Osio – AltoPiano, courtesy Fondazione MAXXI


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