C’è un termine da non utilizzare più per parlare di Maurizio Cattelan e della sua retrospettiva site specific in corso a Milano fino al prossimo 20 Febbraio 2022, ed è la parola “provocatorio”. Da dimenticare e disperdere questo significato continuamente associato all’artista. Da sospendere anzi appendere su una qualsiasi parete con lo scotch e lasciarlo lì appeso perché in questo spazio milanese non c’è niente di provocatorio, anzi Cattelan presenta riflessioni intense e drammatiche sul nostro tempo e sul ciclo della vita con un senso di profonda perdita.
Lo spazio espositivo, già architettonicamente diviso in tre ambienti, è stato lasciato così valorizzando l’edificio stesso come un grande spazio scenico con diversi elementi – e significati annessi – per dare forma a “un’opera in tre atti, congelati nel tempo dove regna il silenzio” così come ha dichiarato uno dei curatori, Vicente Todolì. Intanto, va detto che lo spazio Pirelli HangarBicocca è talmente ampio che, nonostante le pareti, ha più a che vedere con la dispersione e l’indefinito piuttosto che con il finito ed è considerato tra le location più importanti per esposizioni di arte contemporanea in tutta Europa.
Nonostante Cattelan non ami le retrospettive, questa volta ha scelto di consegnare al percorso di osservazione dello spettatore tre opere visionarie in modo solenne e minimale con una illuminazione suggestiva sapientemente realizzata dal light designer Pasquale Mari. La prima visione intima è Breath, installazione formata da due oggetti scenici nella cosiddetta “piazza” dello spazio di ingresso espositivo: la figura di un uomo, sdraiato quasi in una posizione fetale, davanti a un cane, simbolo caro alla ricerca di Cattelan, a sua volta sdraiato specularmente. Sembrano dormire. Si può anche immaginare un dialogo silente tra loro, ma poco importa. Intorno non c’è nulla. E questo nulla è testimonianza che arriva dritto alla percezione dello spettatore.
Sembra che Cattelan sia stato mosso anche dalla necessità di mostrare una sorta di nascita onirica nella perdita di significati utopici e ormai inesistenti nel mondo reale. Non esiste nessuna unità ideologica, utopica, poetica nel nostro mondo. Gli dei sono caduti e manca un’originaria forma di appartenenza a una visione unitaria e archetipica. Infatti, non c’è alcuna unità, ma una dualità personificata dall’uomo e dal cane. Una dualità dove è rimasto qualcosa di sacro, ma destinato anch’esso a diventare un lontano respiro dei tempi.
Cattelan pone davanti agli occhi del pubblico una scissione, una divisione che, nella storia del pensiero sul mondo, inizia già con Cartesio con la contrapposizione mente-corpo. E poi nei secoli successivi: anima-materia, virtuale-reale, pace-guerra, vita-morte o amore-morte. Così, nella sua opera in tre atti, la figura di un cane che resta sdraiato è un’alterità rispetto alla figura umana: entrambi nel vuoto, nella perdita, nell’assenza che è il centro propulsore di questo percorso espositivo.
Più avanti, nello spazio scandito da Pirelli HangarBicocca, la narrazione visionaria di Cattelan prosegue verso le “navate” con Ghosts, seconda suggestione visionaria. Apparentemente non c’è nulla nei soffitti alti quasi venti metri, in realtà come sostiene Roberta Tenconi, curatrice della mostra insieme a Todolì, «addentrandosi si scopre quanto questo luogo sia abitato e colonizzato da innumerevoli uccelli: piccioni con occhi che ci scrutano».
Ritornano i piccioni, elementi costanti nelle visioni dell’artista, se si pensa a Tourist esposta nel 1997 a Venezia e anche a Others per la Biennale del 2011. Invece qui una disseminata moltitudine di piccioni in tassidermia, camaleonticamente camuffati, che osservano, vedono e restano appesi, sospesi anche loro in una dimensione di sconfinamento tra presenza e assenza. Ancora una volta un significato di dualità arriva allo spettatore che si sentirà scrutato o meglio avrà la consapevolezza di esserlo davanti a questi “fantasmi” che gli consegnano altri significati associati a una certa duplicità: apparenza-realtà, virtuale-reale, memoria-perdita, vero-falso. Sembrano uccelli veri e invece sono falsi e si propongono al pubblico come qualcosa di silenziosamente sacro e profano allo stesso tempo.
Continuando lungo il percorso si arriva a Blind, un memoriale per Cattelan: un monumento dettato dalla sua necessità di segnare e fermare nel tempo un dolore collettivo e personale: gli attentati dell’11 settembre 2001. Lui, quel giorno, si stava imbarcando in un volo ed è stato fatto scendere per poi rientrare a casa dopo ore di camminata in una New York drammaticamente scioccata, emblema di un mondo che iniziava a perdere pezzi in modo orribile.
Si presenta come un solenne totem totalmente nero dai rimandi megalitici, da cui spuntano le ali di un aereo stilizzato, che fuoriesce dalle pareti di questo monumento. Oltre a essere un’icona dolorosa della perdita di ogni certezza nella storia del mondo Occidentale, l’opera ha un altro significato duale: il peso della struttura megalitica del monumento con una forza che va verso il basso e il senso di volo che va in direzione contraria alla terra, data dalle ali, che si spera non disperderanno mai una parte di questa memoria nell’etere del mondo. Sorvolato da piccioni che come fantasmi ricordano al pubblico che il mondo stesso è sospeso e attraversato da una continua dualità di perdita e memoria.
Nilla Zaira D’Urso
Info:
Maurizio Cattelan, Breath, 2021, installation view, Pirelli HangarBicocca, Milan, 2021. Carrara marble Human figure: 40 x 78 x 131 cm; Dog: 30 x 65 x 40 cm. Courtesy the artist, Marian Goodman Gallery and Pirelli HangarBicocca, Milan. Photo: Agostino Osio
Maurizio Cattelan, Ghosts, 202, installation view, Pirelli HangarBicocca, Milan, 2021. Taxidermied pigeons, environmental dimensions. Courtesy the artist and Pirelli HangarBicocca, Milan. Photo: Agostino Osio
Maurizio Cattelan, Ghosts, 202, installation view, Pirelli HangarBicocca, Milan, 2021. Taxidermied pigeons, environmental dimensions. Courtesy the artist and Pirelli HangarBicocca, Milan. Photo: Agostino Osio
Maurizio Cattelan, Blind, 2021, installation view, Pirelli HangarBicocca, Milan, 2021. Resin, wood, steel, aluminum, polystyrene, paint 1,695 x 1,300 x 1,195 cm, produced by Marian Goodman Gallery and Pirelli HangarBicocca, Milan. Courtesy the artist, Marian Goodman Gallery and Pirelli HangarBicocca, Milan. Photo: Agostino Osio
Attraverso l’arte sente l’esigenza di accostarsi sempre di più alla natura, decidendo di creare una residenza artistica sull’Etna come un “rifugio per l’arte contemporanea” per artisti e studiosi. Nasce così Nake residenza artistica. Vince il Premio Etna Responsabile 2015. Nel 2017, è invitata nella Sala Zuccari, Senato della Repubblica, come critico d’arte. Scrive per artisti italiani e stranieri. Curatrice del primo Museo d’Arte Contemporanea dell’Etna e del progetto “Etna Contemporanea”.
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