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Albarrán Cabrera. L’indistruttibile

Albarrán Cabrera. L’indistruttibile

Per Albarrán Cabrera, alias Anna Cabrera (Siviglia, 1969) e Angel Albarrán (Barcellona, 1969), duo artistico spagnolo attualmente in mostra alla Galleria de’ Foscherari di Bologna, la fotografia è come un taccuino sul quale lasciar decantare la realtà sensibile per depurarla dall’inessenziale e scattare significa fissare per sempre l’emozione di un istante che traducendosi in immagine diventa icastico. I loro lavori riflettono su tematiche universali, come i concetti di tempo, esistenza, identità ed empatia, avvalendosi della capacità euristica della fotografia, un medium in grado di suscitare nello spettatore un coinvolgimento istintivo e diretto eludendo la mediazione dei codici simbolici su cui si fonda il linguaggio verbale. Una buona foto secondo gli artisti mostra a chi la guarda qualcosa di sé che ancora non sa o che ha paura di scoprire ed è la consapevolezza lampante di un pensiero che s’incarna in una rappresentazione tangibile.

Lo scatto fotografico è infatti solo la prima fase di un lungo processo creativo basato su una raffinata combinazione di tecniche e materiali, come platino, palladio, gelatina d’argento, pigmenti, carta giapponese e foglia oro, che si stratificano al di sotto e al di sopra della carta su cui è impressionata l’immagine per trasformarla in un oggetto prezioso e irripetibile. La consistenza, il colore, le finiture, i toni, la texture e persino il bordo di una stampa conferiscono alla fotografia sofisticati suggerimenti materici e bagliori cangianti che invitano l’osservatore ad avvicinarsi per cogliere i dettagli e perdersi nell’infinita risonanza di un istante perfetto. A questo modo gli artisti si contrappongono alla costitutiva fugacità delle immagini digitali veicolate dal web e ripropongono un modello di fruizione lento in cui la realtà fotografata viene sublimata per apparire nella sua essenza più profonda e si offre come inespugnabile rifugio del pensiero in cui la bellezza è al riparo dall’imprevedibilità delle contingenze.

Proprio a questa durevolezza allude L’indistruttibile, il titolo della mostra bolognese con cui il curatore Federico Ferrari sottolinea la vocazione esistenziale degli scatti dei due artisti e la purezza dei materiali che li rendono resistenti alla corruzione del tempo. Le opere esposte, selezionate tra i progetti più recenti del duo con l’aggiunta di alcuni inediti, compongono un variegato ma coerente catalogo di luoghi paradigmatici fotografati da Albarrán Cabrera nel corso dei suoi numerosi viaggi in patria e all’estero, in cui ogni paesaggio o dettaglio ambientale viene trasfigurato dall’enigmatica luce sprigionata dalla foglia d’oro utilizzata come sfondo. Sia nelle foto a colori che in quelle in bianco e nero (quest’ultime spesso stampate in negativo), il mondo appare uniformato da un identico riverbero metallico che conferisce all’immagine una connotazione astratta proiettando la visione in un tempo lontano e indefinibile, l’eterno presente della creazione appena plasmata dalle mani del suo demiurgo.

In ogni frammento dell’universo c’è un universo intero: Amleto vide uno spazio sconfinato in un guscio di noce, William Blake un mondo in un granello di sabbia, il cielo in un fiore selvaggio e l’eternità in un’ora e il segreto della nascita e della morte è racchiuso in tutti gli atomi del pianeta in cui viviamo.  Abbracciando queste suggestioni gli artisti hanno trovato forti corrispondenze tra il loro approccio e la cultura visiva e letteraria giapponese, in particolare con la tradizione degli haiku, micro-poesie di appena tre versi nelle quali i poeti riuscivano a concentrare descrizioni della natura e stati d’animo di grande finezza e complessità. In questo genere di composizioni, che Barthes definiva “una poetica di vuoti e di silenzi, una fragile essenza d’apparizione», aveva grande importanza il riferimento stagionale, concepito come repertorio di emozioni suscitate dai periodici mutamenti della natura. Spesso la stagione era definita da una metonimia, come la descrizione di una pianta, delle variabili atmosferiche o di un fenomeno naturale come la fioritura dei ciliegi. Allo stesso modo le fotografie di Albarrán Cabrera si fondano su un delicato equilibrio tra pieni e vuoti e sovente isolano un particolare che invita lo spettatore a ricostruire con l’immaginazione ciò che non è rappresentato. Anche qui la natura fa da tramite tra la soggettività dello spettatore, inscritta nei suoi ricordi e nelle sue emozioni, e l’esistenza universale di cui anch’egli è parte e in cui si riconosce quando si accorge di riuscire a decifrarne il racconto come per un’improvvisa agnizione.

Un altro aspetto della cultura giapponese che affascina i due artisti è la connessione tra il linguaggio scritto e la calligrafia, intesa come espressione grafica di un’emozione che non ammette ripensamenti e richiede un’assoluta consapevolezza da parte dell’autore nel momento in cui l’inchiostro si deposita sulla carta. Anche per Albarrán Cabrera scattare significa instaurare una totale connessione con ciò che hanno davanti all’obiettivo per guardare dentro sé stessi in cerca della verità dell’attimo che andranno ad immortalare. Il processo di elaborazione a cui sottopongono le loro opere, inoltre, fa acquisire alle fotografie uno spiccato carattere pittorico, che emerge sia nella calligrafica nitidezza dei profili e delle linee che strutturano la visione, sia nell’intensa gamma cromatica che richiama i colori e le atmosfere della grande pittura spagnola.

Giocando con la diffusa convinzione che la fotografia abbia valore di testimonianza (pur sapendo che nell’era digitale vengono costantemente manipolate) e con il divario tra ciò che è reale e ciò che percepiamo come tale, gli artisti collocano le loro immagini al confine tra il vero e il falso per aiutarci a “vedere” quello che si nasconde dietro le apparenze. La sincerità di un’immagine va quindi cercata nella spontanea risonanza interiore che riesce a suscitare quando inspiegabilmente racchiude ciò che ci sta più a cuore, nella sua capacità di condensare in un dettaglio la storia del mondo e il suo misterioso equilibrio, nel potere di neutralizzare il disordine per farci percepire la naturale armonia dell’universo.

Info:

Albarrán Cabrera. L’indistruttibile
a cura di Federico Ferrari
6 ottobre 2018
Galleria de’ Foscherari
Via Castiglione 2b Bologna


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