Parolacce è il nuovo progetto espositivo di Alek O., curato da Massimiliano Scuderi negli spazi della Fondazione Zimei a Pescara. L’artista, che ha preso parte a numerosi progetti e ha svolto diverse mostre personali e collettive in Italia e all’estero, in questa occasione conferma la sua predilezione per l’aspetto più materico dell’oggetto. La sfida ingaggiata con i mattoncini, il legno e l’atmosfera dilatata della villa che lo ospita, costituisce un percorso estetico di destrutturazione e riassemblaggio di volumi, realizzato in modo più o meno progettuale. Il suo lavoro, di matrice artigianale, si intreccia con il ready-made, recuperando varie tipologie di oggetti di cui sovverte totalmente sia l’apparenza e sia la funzione, rielaborando i loro schemi noti in strutture differenti. Alek O. si interessa alle ‘cose’ che possiedono una dimensione affettiva, simbolica e che, seppur rimodulate, la mantengono dando loro la possibilità di trasformarle partendo da una decostruzione.
Il processo è esattamente inverso rispetto a quello della creazione a cui spesso ci riferiamo, ed esso non ha come scopo solo il produrre qualcosa di nuovo, ma l’evidenziare il suo risvolto nel tempo. L’oggetto viene indagato e ribaltato, e riscopriamo la sua implicazione significante con un’altra valenza, mettendo in luce ciò che esso rappresenta nello scorrere del quotidiano e come ciò viene interpretato. Questa sfera intangibile è strettamente legata all’individuo e al suo modo di concepire gli strumenti che utilizza: ognuno di noi si circonda di cose a cui si affeziona, a cui assegna un valore specifico e personale. Il materiale che Alek O. recupera dal Grand Hotel Adriatico di Pescara è stato depositato nei decenni, e dimenticato lì durante le ristrutturazioni.
Le sculture Minecraft (2022), installate nel salone maggiore, grazie all’equilibrio tra le piastrelle di riserva multicolori compongono blocchi tutti diversi che, come nel videogioco, formano agglomerati tridimensionali. Parallelamente al celebre gioco di costruzioni LEGO, si individua la possibilità di conferire a ogni sagoma un’identità diversa a seconda della posizione dei blocchi, seppur tenendo conto delle metrature ridotte. Le sei sculture luminose che le affiancano sono invece assemblaggi di plafoniere, in parte dismesse ma in alcuni piani dell’hotel ancora in uso, rimesse in funzione per mezzo di lampadine a sfera standard. La luce calda o fredda che è inserita all’interno permette un contrasto cromatico tra le due lampade; tuttavia, il colore esterno è esattamente lo stesso.
Più radicale è il lavoro fatto per realizzare Pubbricità (2022), in cui il filo che traccia il tessuto floreale delle coperte tarantine, tipiche abruzzesi, viene utilizzato per una nuova tessitura di matrice minimale, la quale conserva però l’eco tradizionale dell’oggetto originario. I colori sgargianti dei fili delle coperte caratterizzano gli arazzi ricamati a mano e intelaiati, delineando profili fluidi e lineari. La temporalità artigianale si percepisce anche nel processo di smontaggio e rimontaggio da cui scaturisce Grand Hotel (2022), un corpus di quindici tele sui toni dell’azzurro che emergono dalla parete a mattoncini. La serie deriva dallo smantellamento di alcuni teloni scoloriti presi dall’ultimo piano dell’hotel, i quali sono stati scuciti, tagliati e rimontati dall’artista per ottenere il gruppo finale, assemblando ogni pezzo a seconda delle striature e delle linee prodotte dal sole. Il risultato è dinamico: ciascuna tela attira lo sguardo, che rimbalza da un lato all’altro, cercando di cogliere immagini nascoste tra le ombre dei blu. Il design delle forme create evoca quello di elementi familiari che, tuttavia, ci sorprendono per la presentazione completamente inedita.
In Parolacce l’artista altera una statica comfort-zone mettendoci davanti a una realtà concreta ma riletta in chiave astratta e geometrica, seguendo la sua visione e il concetto ‘classico’ di modulo. L’artista prende dagli oggetti le loro qualità materiche, mettendone in discussione non solo l’elemento fisico bensì anche la componente realizzativa, che implica un tempo da non perdere nella rielaborazione dell’oggetto. La restituzione contiene entrambi, ma ce li mostra come eccezioni, diventando in modo inaspettato qualcosa d’altro, che però riconosciamo.
Cecilia Buccioni
Alek O., Parolacce
9.04.2022 – 9.07.2022
Fondazione Zimei
Via Aspromonte s.n. – 65015 Montesilvano (PE)
fondazionezimei.it
ALEK O., Vista installazione, ©massimocamplone, courtesy Fondazione Zimei
ALEK O., Grand Hotel, 2022 (installazione di 15 lavori) ©massimocamplone, courtesy Fondazione Zimei
ALEK O., Vista installazione, ©massimocamplone, courtesy Fondazione Zimei
Dopo la laurea in Beni Culturali si trasferisce a Milano e termina il suo percorso di studi all’Università IULM, dove si specializza in arte contemporanea e comunicazione. Attualmente vive a Pescara e lavora in un’associazione culturale, collabora con una galleria d’arte ed è contributor per Juliet Art Magazine e Rivista Segno. É in costante esplorazione della contemporaneità artistica e delle sue molteplici letture.
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