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Alessandro Trapezio e Italo Zuffi: Moraduccio a di...

Alessandro Trapezio e Italo Zuffi: Moraduccio a dieci anni dal primo viaggio

«Era il 29 febbraio, l’anno era bisestile. Quel giorno Italo e io ci incontrammo per andare a Moraduccio» Così inizia il racconto dello splendido viaggio artistico del fotografo Alessandro Trapezio e dell’artista Italo Zuffi, avvenuto dieci anni fa. Alessandro è allegro e felice durante il nostro incontro, visitiamo insieme la mostra e ci perdiamo tra le mura di Alchemilla mentre affiorano gli aneddoti su questo lavoro.

Alessandro Trapezio e Italo Zuffi, “Moraduccio”, 2014-2024, stampa digitale su carta blueback, cm 200 x 140, courtesy degli artisti

Alessandro Trapezio e Italo Zuffi, “Moraduccio”, 2014-2024, stampa digitale su carta blueback, cm 200 x 140, courtesy degli artisti

In febbraio 2014, dunque, Italo e Alessandro cercano l’ispirazione per produrre una serie di ritratti e si perdono a Moraduccio seguendo il corso del fiume Santerno. «Solitamente mi definisco ritrattista» mi spiega il secondo «ma come puoi vedere la natura, in qualche modo, si fa spesso protagonista nelle mie foto e in questa serie più che mai». Durante quel percorso, i due sostano in alcuni punti, Italo si muove all’interno del paesaggio, Alessandro scatta. Le immagini che nascono da questa semplice intenzione, però, trascendono l’individuo che dovrebbe esserne il soggetto e diventano, in maniera imprevista e spontanea, qualcos’altro. «L’obiettivo, più che soffermarsi sull’umano, va sulla sua presenza rada e sospesa, che si dissolve all’interno del paesaggio naturale, che vi si appoggia fino a confondervisi, fino alla rarefazione totale, in favore della roccia, della terra, dell’acqua, della vegetazione. E così, il protagonista vero del progetto non è più soltanto Italo, ma l’intrecciarsi del suo movimento con la vita circostante, il suo uscire dall’inquadratura in favore di altre esistenze, di altri respiri primordiali»

Alessandro Trapezio e Italo Zuffi, “Moraduccio (fotografo + soggetto)”, installation view at Alchemilla, Bologna, ph. Vera Roveda, courtesy Alchemilla

Alessandro Trapezio e Italo Zuffi, “Moraduccio (fotografo + soggetto)”, installation view at Alchemilla, Bologna, ph. Vera Roveda, courtesy Alchemilla

Gli scatti realizzati durante quella giornata sono stati raccolti in un libro d’artista, nel 2020. Ma, sia per l’arrivo del Covid che ne ha limitato la diffusione, sia per tanti altri motivi, tra i due artisti è nata l’esigenza di ricreare qualcosa di nuovo partendo da quelle stesse foto. Così è arrivata la collaborazione con il curatore Antonio Grulli e da questo legame a tre sono nate la voglia e la necessità di ricominciare una selezione di tutte le foto, anche quelle inedite, non incluse nel libro. La mostra presentata da Alchemilla vuole essere un nuovo capitolo di questo progetto, a tutti gli effetti autonomo e indipendente: è una preziosa esposizione di una dimensione laboratoriale e di esperimento tra due artisti che dialogano alla pari, circondati dal paesaggio dell’Appennino Tosco-Romagnolo. Nei grandi spazi espositivi le immagini vengono dilatate e grazie a questo cambio di scala dialogano con lo spettatore sottolineando la componente performativa all’origine degli scatti e l’immersività dell’ambiente in cui sono stati realizzati. Le stampe sono state poi portate al massimo dell’ingrandimento, creando un vero e proprio tutt’uno con le pareti delle stanze antiche del palazzo.

Alessandro Trapezio e Italo Zuffi, “Moraduccio (fotografo + soggetto)”, installation view at Alchemilla, Bologna, ph. Vera Roveda, courtesy Alchemilla

Alessandro Trapezio e Italo Zuffi, “Moraduccio (fotografo + soggetto)”, installation view at Alchemilla, Bologna, ph. Vera Roveda, courtesy Alchemilla

La prima stanza, infatti, ospita una solo foto. Un vero e proprio simbolismo, una macro di una parte del corpo di Italo nella natura. Spesso, infatti, in questa selezione di lavori il soggetto umano sparisce completamente alla mercè di una natura massiva e allegorica, altre volte, invece, si fa portatore di piccoli dettagli naturali, come nel caso della prima foto a inizio percorso. L’illuminazione che riscalda le foto sulle pareti è prettamente laboratoriale, una metafora più che calzante al lavoro progettistico del fotografo. Fatta eccezione per l’ultima stanza, che si completa con un dittico giocato sulla pura tensione degli elementi. Il corpo di Italo si fa incarnazione di un peso forte, quasi insostenibile, di una natura avvolgente e fiabesca. Qui la luce è completamente naturale, cala e arriva dall’alto, dal lucernario originale di Alchemilla. Uno dei progetti più intimi e universali visitati a Bologna in tutto il 2024. Non sarei mai voluta uscire da quelle stanze, intrappolata a Moraduccio, accompagnata dalla voce di Alessandro.

Info:

Alessandro Trapezio e Italo Zuffi. Moraduccio (fotografo + soggetto)
a cura di Antonio Grulli
21/11 – 21/12/2024
Finissage e talk: 21 dicembre 2024, ore 18
Alchemilla, Palazzo Vizzani
Via Santo Stefano 43, Bologna
www.alchemilla43.it


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