La mostra personale “Beautiful Lies” di Ali Banisadr (1976, Teheran) a Firenze si inserisce all’interno del progetto Museo Novecento OFF, creando una nuova occasione per l’istituzione di uscita dai propri ambienti consueti, presentando un’eccellente proposta in merito all’arte contemporanea internazionale. L’esposizione, visitabile fino al 29 agosto 2021, è dislocata fra due luoghi storicamente noti come Palazzo Vecchio e il Museo Stefano Bardini, ed è curata dal direttore Sergio Risaliti con l’organizzazione di MUS.E.
Le opere di Banisadr vengono per la prima volta incluse in un museo pubblico italiano e soprattutto a Firenze, confrontandosi e dialogando con l’arte e la storia di questa città. Al Bardini, che custodisce la collezione di marmi, pitture medievali e rinascimentali, armi e tappeti persiani, sapientemente creata dall’omonimo fondatore, l’artista sviluppa un percorso composto da 20 pitture con similitudini e contrasti rispetto a questi elementi e all’iconico “blu” che ne rende unica l’architettura. La Sala dei Gigli in Palazzo Vecchio accoglie invece una trilogia di dipinti ispirati all’Inferno della Divina Commedia di Dante Alighieri, un evento speciale contestualizzato nell’anno delle celebrazioni per i 700 anni dalla morte del Sommo Poeta.
La pratica artistica e la storia personale di Ali Banisadr si intrecciano da sempre; dopo aver lasciato adolescente la patria d’origine, raggiunge con la famiglia la Turchia e successivamente gli Stati Uniti. Qui si stabilirà e formerà a New York, dove tutt’oggi risiede e lavora. L’arte lo accompagna fin dall’infanzia, dai racconti della madre risale al ricordo dei suoi disegni nati dall’esperienza vissuta della guerra fra Iran e Iraq: i bombardamenti, i loro suoni e conseguenze, riaffioreranno nella memoria e sulle tele informando una poetica basata sull’inconscio e la sinestesia.
Il risultato di questo percorso di vita interiore radicato nell’esperienza collettiva, è rappresentato da veri e propri mondi laddove figurazione e astrazione svolgono un gioco di bilanciamenti, producendo un’energia di ritmi di suoni e colori. La creazione di movimento e metamorfosi perpetua porta all’impossibilità di identificare un punto focale e una gerarchia nelle sue composizioni, che divengono complesse a livello strutturale e formate da una molteplicità di figure e suggestioni che si mescolano e collidono, fino al raggiungimento di un’armonia tipica delle orchestre.
Il processo che lo conduce al lavoro finito è di tipo viscerale, senza schizzi preparatori o idee precostituite, l’artista si lascia guidare dal dipinto, sia nel contesto dello studio e sia al di fuori, con un percorso a più riprese. La prima fase è più gestuale e astratta: ampie pennellate e movimenti sferzano la tela come in una performance per costituire la base della composizione. La seconda tappa è un approccio da miniaturista, concentrandosi sul dettaglio. Lo spostamento fra gli ambiti del micro e del macro è quindi consueto in Banisadr, sia ad un livello tecnico e sia tematico.
Il titolo della personale, letteralmente “La bella menzogna” si riferisce a una delle opere esposte a Palazzo Vecchio di fronte alla Giuditta e Oloferne di Donatello ed è tratto da un’espressione usata proprio dall’Alighieri per parlare dei sui scritti e dei poemi allegorici in generale, ben adattabile al lavoro dell’artista contemporaneo. Le sue “pandemoniche” rappresentazioni rimandano esattamente alla struttura allegorica della Divina Commedia dantesca, che dà voce a miriadi di personaggi, eventi e immagini tutte afferenti a diversi livelli di significati.
Le profonde conoscenze enciclopediche di Ali Banisadr riguardo la storia dell’arte, la letteratura, la poesia e la filosofia, costituiscono in lui una ricca fonte di ispirazione e ricerca, per giungere a esiti strettamente connessi con la realtà contemporanea. L’avida lettura di poemi epici iraniani come quelli classici omerici; l’interesse per le miniature, l’arte rinascimentale e i pittori come Bosch e Bruegel; assieme a una consapevole presenza nell’oggi, con le sue contraddizioni sociali, politiche e antropologiche, unite ulteriormente da un ruolo preponderante del sogno e della meditazione, portano alla costituzione del linguaggio “polifonico” di un artista fondamentale per il nostro tempo.
La mostra “Beautiful Lies “affonda le radici in una tradizione millenaria, riportandola all’attualità di un mondo diviso fra analogico e digitale. Il visitatore si trova in queste sale, così imbevute di antichità e storia, ad isolarsi rispetto a tale scenario attraverso l’immersione in un’arte capace di rappresentarlo, a un livello allo stesso tempo individuale che come attore inserito in un contesto sociale e comunitario.
Caterina Fondelli
Info:
Ali Banisadr. Beautiful Lies
30 Aprile – 29 Agosto 2021
Museo Stefano Bardini, via dei Renai 37 (Ponte alle Grazie) Orari: Lunedì, Venerdì, Sabato e Domenica, 11 – 17
Museo di Palazzo Vecchio, Sala dei Gigli, Piazza della Signoria
Orari: Lunedì, Martedì, Mercoledì, Venerdì, Sabato e Domenica, 9 – 19; Giovedì 9 – 14
e.mail: info@muse.comune.fi.it | segreteria.museonovecento@muse.comune.fi.it www.museonovecento.it
Ali Banisadr, Beautiful Lies, installation view al Museo Stefano Bardini, ph. Serge Domingie,
Courtesy Museo Stefano Bardini e Museo di Palazzo Vecchio, Firenze
Ali Banisadr, Beautiful Lies, installation view al Museo Stefano Bardini, ph. Serge Domingie,
Courtesy Museo Stefano Bardini e Museo di Palazzo Vecchio, Firenze
Ali Banisadr, Beautiful Lies, installation view a Palazzo Vecchio (Sala dei Gigli), ph. Serge Domingie,
Courtesy Museo Stefano Bardini e Museo di Palazzo Vecchio, Firenze
Dopo la laurea in Lingue, letterature e culture artistiche europee, si dedica alla mediazione culturale in istituzioni di prestigio a Londra. Tornata in Italia, ottiene un master in Contemporary Art Markets presso NABA, Milano, collaborando prima da assistente e poi come organizzatrice di mostre per gallerie d’arte contemporanea. Scrive per alcune pubblicazioni del settore e recentemente ha iniziato a dedicarsi alla curatela indipendente, a seguito di un corso in pratiche curatoriali presso la School for Curatorial Studies di Venezia.
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