C’è una linea sottile che lega il visibile all’invisibile, il tempo alla memoria, lo sguardo alla visione con una ricerca artistica costante e continua, morbida e leggera, visionaria e straniante. Di questi significati è impressa la mostra “All in One” dell’artista Mariella Bettineschi, a cura di Paola Ugolini con la supervisione di Damiano Gullì – visitabile fino al prossimo 24 Marzo 2024 – presso Triennale Milano / Palazzo dell’Arte, che punta alla promozione e alla valorizzazione dell’arte italiana. Considerata un’artista dal molteplice ingegno, Mariella Bettineschi, classe 1948, ha partecipato a mostre collettive e personali in istituzioni pubbliche e private internazionali, tra cui la XLIII Biennale di Venezia (1988), su invito di Achille Bonito Oliva; ha esposto al Museum of New Art di Detroit e all’Istituto Italiano di Cultura di New York (2002); presente nel 2019 alla Fondazione Volume; è stata anche ideatrice di un’installazione per la collezione Dior prêt-à-porter Autunno-Inverno 2022-2023 presso i Giardini delle Tuileries a Parigi.
Una donna che si è sempre distinta, nel panorama artistico internazionale, per la sua eclettica capacità di trasformare e interpretare i segni del mondo, capovolgendo anche nell’osservatore la maniera di guardare ma restando radicata in una ricerca dinamica verso la materia dell’opera: imbottita di bambagia e piume come la serie esposta, Morbidi e Piumari, con parole di oro colato e trapunte di ciniglia, metallo, perline e filo di nylon. Fanno parte della mostra anche i suoi Tesori, ovvero carte da lucido che diventano materiche dopo strati di colature di pigmenti dorati a caldo, lavorate e trattate con catramina e acquaragia; infine la serie L’era successiva, un lavoro del 2008, in cui l’artista inizia la sua ricerca sulla percezione della dimensione visiva sdoppiata e su come rendere straniante e diversamente riconoscibili i volti iconici dell’arte, ritratti da Raffaello, Leonardo, Tiziano, Veronese e Bronzino, sperimentando lo sdoppiamento fotografico. In questo modo, l’artista è riuscita a ottenere un effetto finale articolato, complesso, con una manipolazione digitale che attraversa il passato, muove il tempo e sospende l’immagine a una dimensione di “apparenza nuda”, per dirla alla Ottavio Paz.
Sono volti in bianco e nero, stampati direttamente sul plexiglas e divisi in due con una parte della fotografia lasciata bianca, blank, in linguaggio tecnico, come fosse un’assenza ma anche uno spazio di visione per il futuro, per L’era successiva. A tal proposito, ha dichiarato: «Mi ispiro, per la loro forza di penetrazione e per la loro assoluta bellezza e integrità, a ritratti femminili della nostra cultura, Fornarina, Maria dei Medici, Giuditta, Cecilia Gallerani […] Attraverso la tecnica del digital painting dipingo i dettagli scelti, li porto in bianco e nero, li innalzo su una base bianca e con un gesto radicale, femminista, taglio i loro occhi e li raddoppio. […] Sono occhi reali che lo guardano, lo interrogano, sono gli occhi di donne che da oggetto sono diventate soggetto. Loro ci dicono che ambiente, animali, vegetali, minerali, donne e uomini sono tutti collegati in un equilibrio molto fragile. Comprendere e rispettare questo equilibrio è entrare nell’Era successiva». Successiva al liberalismo sfrenato, alle crisi economiche, alle immagini pixellate, alle guerre che si ripetono, al mondo dei media per dare spazio a quella linea del tempo che ingloba l’arte nei vari processi di trasformazione sociale, politica ed economica.
Pertanto, si avverte forte l’intento di voler testimoniare i cambiamenti artistici, quasi “genetici”, non immuni agli eventi storici. Non è un caso se la ricerca di Bettineschi non può essere associabile o contestualizzabile dentro una dicitura o una corrente specifica della storia dell’arte, perché questo toglierebbe respiro e valore alla sua dimensione aperta, visionaria, sconfinata dove semmai l’unica costante sembrerebbe quella linea simbolica del tempo che allunga, restringe, sospende, rende morbida, colora, intreccia, attraversa le sue opere e le fa traghettare verso l’Era successiva.
Con loro anche lo sguardo dell’osservatore: incantato, quasi ipnotizzato, dalla vista di più “occhi medusei” che lo attraggono e lo disturbano «Come la rasoiata di Un chien andalou di Savator Dalì e Louis Bunuel» secondo l’artista Bettineschi. Parole che amplificano l’identità di una donna poliedrica, capace di orchestrare composizione visionarie, forme, parole, materiali diversi che segnano la sua “libertà di significare” – in una società completamente desacralizzata – e ricorda a tutti noi il valore “sacro” del tempo, mostrando la sua cosmogonia artistica attraverso un divenire simbolico che rimanda al nastro di Moebius – figura matematica dell’infinito – in una simmetria speculare tra materia e antimateria, visibile e invisibile.
Nilla Zaira D’Urso
Info:
Mariella Bettineschi, All in One
a cura di Paola Ugolini
28/02/2024 – 24/03/2024
Triennale Milano
Palazzo dell’Arte
viale Alemagna 6, 20121 Milano
triennale.org
Attraverso l’arte sente l’esigenza di accostarsi sempre di più alla natura, decidendo di creare una residenza artistica sull’Etna come un “rifugio per l’arte contemporanea” per artisti e studiosi. Nasce così Nake residenza artistica. Vince il Premio Etna Responsabile 2015. Nel 2017, è invitata nella Sala Zuccari, Senato della Repubblica, come critico d’arte. Scrive per artisti italiani e stranieri. Curatrice del primo Museo d’Arte Contemporanea dell’Etna e del progetto “Etna Contemporanea”.
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