Nel Complesso dell’Ospedaletto, in Barbaria de le Tole 6691, a Venezia, ci si inoltra in una foresta con strani alberi-arbusti sui quali stanno, come frutti, piatti dipinti con figure mostruose, stravolte, disarticolate. Dialoghi tra animali e umani irriconoscibili, luoghi disastrati, scritture incomprensibili, mostruosità varie, queste le immagini presenti, come di consueto per questo gruppo di artisti. È la mostra Alluvium, un progetto site-specific di OGR Torino che presenta i lavori di Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh e Hesam Rahmanian. Gli artisti in questione rifiutano il concetto artista-genio, preferendo riconoscere il coinvolgimento di tutti i facenti parte del processo di realizzazione del lavoro – da altri artisti, a falegnami, tecnici o light designer – come parte del processo di sviluppo di un ambiente condiviso e collaborativo determinante nella creazione di qualcosa di nuovo. La loro pratica collaborativa rappresenta una radicale ridefinizione del collettivo, per incorporare amici, scrittori, artisti e musicisti. Il loro lavoro comprende performance, installazione, pittura e scultura.
Recentemente si è inaugurata, il 1° marzo, e visitabile fino al 12 giugno 2022, presso la NYU Abu Dhabi (NYUAD) Art Gallery, la mostra intitolata Parthenogenesis di Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh, Hesam Rahmanian. Maya Allison, direttore esecutivo della galleria d’arte sopra citata e curatrice capo dell’Università, ha affermato: «La parola “partenogenesi”deriva dalla biologia e descrive un inizio che non ha causa. Tuttavia, l’arte non vive nel vuoto: modella, ed è plasmata da molteplici forze, così come si svolge in questa mostra. Parthenogenesi è una testimonianza dei tredici anni trascorsi dagli artisti a Dubai, i quali hanno vissuto e lavorato insieme, creando un paesaggio e un arazzo di idee in continua evoluzione e dialoghi con collaboratori, artisti e visitatori della loro casa, offrendo una visione più profonda della propria pratica radicata nelle idee di trasformazione, collaborazione e gioco». Oltre alla mostra primaverile, Allison sta curando il Padiglione Nazionale UAE alla Biennale Arte 2022 di Venezia.
Con OGR – Officine Grandi Riparazioni, istituzione torinese, nel settembre 2018 il trio ha presentato Forgive me, distant wars, for bringing flowers home – verso tratto dalla poesia Under One Small Star di Wislawa Szymborska. Un percorso espositivo che cercava di dare una chiave di lettura alla pratica artistica di Ramin, Rokni ed Hesam, concentrandosi sulle loro metodologie di lavoro e sul processo di realizzazione e di comunicazione delle opere.
In concomitanza con la Biennale d’arte di Venezia 2022 il trio presenta Alluvium,una mostra composta da una serie di strutture che gli artisti hanno realizzato in collaborazione con un fabbro che lavora a Dubai, Mohammed Rahis Mollah. Le sculture, in ferro, reggono una serie di piatti in terracotta, prodotti da artigiani locali, secondo la tradizione mediorientale. I piatti accolgono i dipinti degli artisti creando composizioni e costellazioni in delicato equilibrio. I dipinti sui piatti sono frutto di una riscrittura delle immagini provenienti dalle news: al flusso di immagini a cui siamo esposti e che va a comporre una narrazione ufficiale, si contrappone una riscrittura che traccia una registrazione alternativa dei nostri tempi, creando un nuovo immaginario di queste rappresentazioni; sovrapponendosi alle immagini per modificarle, replicandole e ridisegnandole secondo nuovi assi geometrici, come nelle ceramiche islamiche, astraendole con fondi piatti come nelle miniature persiane, tracciano un ritratto inedito del presente.
Gli artisti hanno invitato Kiori Kawai a coreografare le descrizioni delle recenti sculture saldate. A loro volta, il trio produceinedite sculture in maniera autonoma, mettendo in scena e replicando le coreografie di Kawai per Mohammed Rahis Mollah, che le imita con una forma metallica. Il triangolo di comprensione che si crea tra saldatore, artisti e danzatore si basa sul movimento del corpo, sulla danza: origine mimetica e, infine, nella chiamata e risposta tra opera e visitatore della mostra, qualunque forma possa assumere.
È stato detto che la casa condivisa da questi tre autori con i loro collaboratori è uno spettro di spazi pubblici e privati, ed è anche il perfetto esempio di come la loro pratica si sviluppi in un continuum, nel quale i luoghi di vita e lavoro vengono utilizzati per testare continuamente nuove idee, in relazione tra loro e con il mondo esterno.
Emanuele Magri
Info:
AA.VV, Alluvium
a cura di Samuele Piazza
in collaborazione con OGR Torino
20/04/2022 – 27/11/22
Complesso dell’Ospedaletto
Barbaria de le Tole 6691, Venezia
Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh, Hesam Rahmanian, Alluvium. 01. Ferro e piatti in terracotta. Courtesy gli artisti
Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh, Hesam Rahmanian, Alluvium. 02. Ferro e piatti in terracotta. Courtesy gli artisti
Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh, Hesam Rahmanian, Alluvium. 03. Ferro e piatti in terracotta. Courtesy gli artisti
Emanuele Magri insegna Storia dell’Arte a Milano. Dal 2007 scrive dall’estero per Juliet art Magazine. Dagli anni settanta si occupa di scrittura e arti visive. Ha creato mondi tassonomicamente definiti, nei quali sperimenta l’autoreferenzialità del linguaggio, come “La Setta delle S’arte” nella quale i vestiti rituali sono fatti partendo da parole con più significati, il “Trattato di artologia genetica” in cui si configura una serie di piante ottenute da innesti di organi umani, di occhi, mani, bocche, ecc, e il progetto “Fandonia” una città in cui tutto è doppio e ibrido.
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