Riflettendo sul concetto di rovina come forma che si presta a una pluralità di sguardi talvolta divergenti, mai immobile, come indica l’etimologia della parola (ruĕre, rovesciare, precipitare) che segnala la natura “in divenire” della stessa, caratterizzata da quel suo essere in decadimento ma anche “opera aperta”, pronta ad accogliere nuove significazioni, l’artista greco Andreas Angelidakis (Atene, 1968) costruisce il suo nuovo progetto presso la sede di Palazzo Bentivoglio, a Bologna. Un palazzo la cui storia si intreccia con quello della nobile dimora della famiglia bolognese che fu rasa al suolo durante la nota sommossa popolare avvenuta nella primavera del 1507, come testimonia l’adiacente collinetta di via Del Guasto ancora piena di macerie di quella che fu la Domus Magna, in una zona in cui oggi si sviluppa un giardino pubblico.
Angelidakis architetto, artista eclettico, blogger, curatore, si serve del mezzo artistico per condurre un’indagine sullo spazio che ci circonda, per ricodificarlo e per esaminare, anche a livello storico e sociale, in quale misura le nuove tecnologie abbiano il potere di condizionare l’architettura e il modo di vivere di ciascuno di noi.
Evidenti in lui sono l’influenza di quel fenomeno architettonico sorto negli anni ’60 e noto come “Architettura radicale”, alcuni tratti derivati dal gruppo Memphis di Milano, la fascinazione per Giovanni Battista Piranesi e le sue fantasiose architetture che reinterpretavano, decostruendola, la storia (e le sue rovine) sempre citata e rivisitata con un atteggiamento, in un certo senso, precursore del Postmoderno, per creare una nuova categoria di spazio e bellezza.
L’opera che dà il titolo alla mostra (selezionata tra i nove Main project curatoriali di Art City 2022 pensati in relazione ai luoghi che li ospitano), in dialogo con altri lavori eterogenei a essa correlati, è la grande installazione POST-RUIN Bentivoglio (2020). Questa “rovina costruttiva” che percorre i cinquecenteschi sotterranei dell’edificio si compone di “soft ruin”, ovvero soffici rovine in cui l’aggettivo soft fa riferimento alla sofficità del materiale e al contempo al software (in fondo anche uno spazio fisico è un dispositivo programmabile che adattiamo alle nostre necessità): si tratta di elementi modulari in schiuma, con rivestimenti in vinile stampati a getto d’inchiostro, dalle fogge di archi e blocchi simulanti superfici marmoree che possono essere spostati, riassemblati e vissuti a piacimento dal fruitore che può così reinventare gli spazi in maniera costruttiva e giocosa, approcciandosi al contempo sia all’antichità e sia al luogo espositivo-museale con un atteggiamento democratico, paritario e meno reverenziale.
POST-RUIN Bentivoglio si riallaccia a serie precedenti quali DEMOS (Sandstone, esposta in occasione di Documenta 14), a rimarcare l’interesse che l’artista nutre per un’architettura non convenzionale costruita dal popolo per il popolo, in sintonia anche con quei progetti di rigenerazione urbana per cui Angelidakis si è speso al fine di creare spazi vitali a livello strutturale e umano. In questi sotterranei che diventano antri esperienziali dove il passato si mescola col presente, imponenti wallpaper dal sapore di antiche incisioni di vedute realizzate dai viaggiatori dell’Ottocento, presentano lunghi piani sequenza di paesaggi malinconici e romantici raffiguranti resti archeologici con inserimenti in digitale di elementi architettonici classici, contemporanei o citanti direttamente l’installazione POST-RUIN: ancora una volta si evidenzia quella che è una costante del modus operandi dell’artista, ovvero far sì che il design, l’oggetto d’uso comune e funzionale si commistioni con l’oggetto artistico, scompaginando i piani, in una sorta di citazione che è anche un omaggio al Bauhaus.
Adagiate su bianchi piedistalli, alcune piccole e preziose sculture a stampa in 3D in cui frammenti architettonici appartenenti al mondo della classicità si fondono con elementi giocosi pop, danno vita a eccentrici e ironici ibridi creativi; si tratta di materializzazioni di progetti digitali visionari, “capricci” in cui il contrasto dato dalle miniature di manufatti in rovina dal sapore archeologico amalgamate con le nuove tecnologie, aprono a inediti paradigmi estetici.
All’interno del percorso espositivo, una serie di video con animazioni digitali si interrogano sul nostro modo di abitare, di occupare lo spazio (sia esso fisico o virtuale: Internet in qualche modo, è la nostra nuova casa in cui viviamo e in cui accumuliamo tutte le cose che facciamo online), di desiderare, collezionare, acquistare in relazione al passato e ai new media.
“Spesso nelle opere dell’artista la classicità greca, anche nella sua condizione di rovina e monumento, riemerge come metafora ancora utilizzabile per comprendere e definire il presente” scrive il curatore Antonio Grulli nel testo che accompagna la mostra. E così in queste produzioni video, il filosofo cinico Diogene diviene l’esempio paradigmatico e quanto mai attuale di chi oggi naviga chiuso nel proprio universo, critico nei confronti di ciò che succede all’esterno mentre la ceramica greca dipinta, utilizzata nell’antichità per divulgare immagini, appare come un’antesignana dei nostri social network.
A conclusione di questo progetto che condensa in sé una sintesi di quelli che sono i molteplici linguaggi impiegati dall’artista all’interno del suo universo creativo, Screenwalkers, proiezione video immersiva a tre canali realizzata con miniature di edifici stampate in 3D, sviluppa una narrazione in loop in cui idee e frasi avvolgono lo spettatore disorientandolo, in quanto ciò che digitale e ciò che è fisico finiscono per fondersi e confondersi.
È un lavoro di scavo quello di Angelidakis, che, come un archeologo, si serve della rovina e del frammento per far luce sul passato e illuminare il presente, reimpiegandolo in modo inedito. Nella rovina è insito in fondo, come osserva Marc Augé nel suo saggio Rovine e macerie, “un tempo puro, non databile (…) un tempo perduto che l’arte talvolta riesce a ritrovare” e a ridisegnare.
Tristana Chinni
Info:
Andreas Angelidakis, POST- RUIN Bentivoglio
28/04/2022 – 12/06/2022
Palazzo Bentivoglio
Via del Borgo di San Pietro 1, Bologna
palazzobentivoglio.org
For all the images: Andreas Angelidakis, Post-Ruin Bentivoglio, Palazzo Bentivoglio, Bologna, 2022, ph. Andrea Rossetti, courtesy Palazzo Bentivoglio, Bologna
Dopo studi classici, si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Bologna, laureandosi in Storia del Cinema presso il DAMS Spettacolo e successivamente in Storia dell’Arte. Ha conseguito un Master in Comunicazione per le imprese culturali. Giornalista e critica, collabora con varie riviste cartacee e online specializzate nel settore artistico e culturale, tra cui Finestre sull’Arte, Segno, Exibart, Zeta-Rivista internazionale di poesie e ricerche, Punto e Linea Magazine, Gagarin Orbite Culturali. Ama l’arte in tutte le sue forme, prediligendo quella moderna, contemporanea e di ricerca.
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