Anna Boghiguian (armena, nata al Cairo nel 1946) è originaria di quei luoghi misteriosi che la cultura occidentale ha chiamato Oriente; vuoi che questo sia vicino o lontano, non cambia nulla: quelle terre ci parlano di culture altre e che nei tempi passati pur avendo interagito con il mondo classico, in seguito dell’Egira hanno preso tutt’altra direzione, imbevendosi di altri riferimenti, di altri valori e di altre ossessioni.
Anna Boghiguian, che ha iniziato la sua carriera artistica fin dai prim anni Settanta, incarna perfettamente questo prototipo di mistero ed esotismo, di diversità e di interscambio, di mediazione e di decorativismo, sviluppando allo stesso tempo una pratica linguistica che è perfettamente in linea con la tradizione dell’artista nomade e capace di rivolgersi alle quattro direzioni del pianeta: essere in viaggio la ispira e rafforza il suo impegno. La rende consapevole della mutevolezza del mondo e della natura specifica delle circostanze.
Pensatrice estremamente colta e di spirito libero, con grande interesse indaga su come i flussi di idee, beni, persone e capitali prendono forma, si muovono, fino a condurre al radicamento delle più inique disuguaglianze. Ovviamente di fondo non manca una venatura socialista che funge da critica scientifica al mondo che stiamo vivendo. L’autrice propone ed estrinseca queste sue idee nelle forme più varie: disegni, collage, libri, figure ritagliate e installazioni complesse, il tutto tratto da esperienze dirette, letteratura colta o notizie della quotidianità.
Dipinge a encausto, tecnica antica dove il pigmento viene fissato con la cera d’api, che dona luce e trasparenza alla materia sottostante. Le sue opere sono decisamente coinvolgenti ed espressive, ma possono anche essere lette come storie sequenziate oppure come frammenti per affrontare questioni globali che sebbene siano interpretati in modo personale, possono tornare utili alle esperienze delle singole persone, in particolare di quelle che sono vittime dell’oppressione.
Nella sua mostra per S.M.A.K., Anna Boghiguian ripercorre la storia del commercio mondiale del cotone. Il cotone era già coltivato nell’antichità e divenne uno dei primi beni di consumo di massa. Gent ha avuto un rapporto speciale con questa materia prima. Dal XVIII secolo la città importò cotone dalle Indie e successivamente anche dagli Stati Uniti. Con la meccanizzazione della sua produzione tessile, ha avviato la rivoluzione industriale del 19° secolo sul continente europeo. Il cotone arricchì la città e i suoi magnati tessili, ma portò anche allo sfruttamento sociale dei lavoratori tessili, allo sfruttamento della terra e al lavoro forzato nelle piantagioni di cotone in Congo.
Il lavoro di Boghiguian si è posto all’attenzione internazionale nel 2012, grazie a dOCUMENTA 13. Successivamente è stata invitata da numerosi musei e istituti d’arte internazionali, esponendo il suo lavoro alle biennali di Sharjah (2011), Istanbul (2015), Venezia (2015), Santa Fe (2016), Sydney (2019) e Manifesta 13 a Marsiglia (2020). Negli ultimi cinque anni, Anna Boghiguian ha realizzato mostre personali per Carré d’Art, Nîmes (2016), Castello di Rivoli, Torino (2017), New Museum, New York (2017), Museum der Moderne, Salisburgo (2018) e Tate St. Ives (2019).
Questa mostra al S.M.A.K. (che fa parte del festival NO (W) WORRIES) al momento non è visitabile, visto che il museo è chiuso a causa dell’epidemia di Covid-19. Si spera che riapra i battenti quanto prima e che la mostra sia prorogata.
Info:
Anna Boghiguian. “A Short Long History”
31 ott 2020 – 21 feb 2021
S.M.A.K.
Jan Hoetplein 1
Ghent
info@smak.be
For all the images: Anna Boghiguian, A Short Long History, installation view, S.M.A.K. 2020, ph Dirk Pauwels, courtesy S.M.A.K.
is a contemporary art magazine since 1980
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