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Anne Imhof a Parigi, al Palais de Tokyo

Anne Imhof a Parigi, al Palais de Tokyo

L’edificio che ospita il Palais de Tokyo fu costruito per l’Esposizione Universale di Parigi del 1937. Dal punto di vista architettonico l’edificio è davvero imponente, di proporzioni smisurate, con alti colonnati, e una certa severità nell’insieme, ma con un affascinante brutalismo scenico derivato da un restauro degli spazi interni volutamente non concluso e che lo rendono molto attuale e vicino allo spirito dei nostri tempi. Il centro d’arte contemporanea è stato fondato nel 2000 da Nicolas Bourriaud e Jérome Sans (con incarico concluso nel 2006), ma va pure aggiunto che, sotto le direzioni diverse che via via sono seguite, l’attività è sempre proseguita a livelli di grandissima qualità ed espressività.

Ora, fino al 24 ottobre il Palais de Tokyo ospita, nell’immensità di tutti i suoi spazi, “Carte blanche à Anne Imhof, Natures Mortes”, che per questa occasione ha composto un’opera d’arte totale e polifonica, riunendo spazio e corpi, musica e pittura, e mischiando le sue opere in un flusso che accoglie quelle di una trentina di artisti ospiti (infatti, accanto alle opere di Anne Imhof, troviamo a far da contraltare quelle di Alvin Baltrop, Mohamed Bourouissa, Eugène Delacroix, Trisha Donnelly, Eliza Douglas, Cyprien Gaillard, Théodore Géricault, David Hammons, Eva Hesse, Mike Kelley, Jutta Koether, Klara Lidén, Joan Mitchell, Oscar Murillo, Eadweard Muybridge, Cady Noland, Precious Okoyomon, Francis Picabia, Giovanni Battista Piranesi, Sigmar Polke, Paul B. Preciado, Bunny Rogers, Sturtevant, Yung Tatu, Paul Thek, Wolfgang Tillmans, Rosemarie Trockel, Cy Twombly, Adrián Villar Rojas). La musica è scritta da Eliza Douglas, mentre l’installazione sonora è a quattro mani: Eliza Douglas, e Anne Imhof. Il progetto curatoriale è firmato da Emma Lavigne e Vittoria Matarrese.

Se non suonasse pericoloso si dovrebbe parlare di un’istanza wagneriana che sgorga improvvisa e potente, tuttavia questa istanza vediamola in positivo e non per quegli aspetti deleteri che vi si sono stati appiccicati a sproposito a causa dei disastri politici di un Novecento esaltato e guerrafondaio. Pensiamo perciò alla coralità della proposta, alla pluralità degli intrecci, alla magniloquenza, alla tessitura contrappuntistica, al ricco cromatismo, alle armonie, alla sintesi delle arti poetiche e recitative e visuali. E pensiamo a tutto ciò come ai valori di una spettacolarizzazione che non ha eguali.

Il percorso espositivo al Palais de Tokyo invita, quindi, a percorrere l’intervallo tra il vivente e il non vivente, tra l’ombra e la luce, tra il passato e il presente, tra l’immobilità e l’azione, tra l’intensità e il disincanto, e a inventare una nuova prospettiva dello spazio occupato. In definitiva si tratta di un canto ininterrotto, quello che parla con l’arcano e genera le fragranze nascoste: senza voler essere irriguardosi mi vien da parlare di equivalenza e di corrispondenza, cioè di forme in allineamento, un po’ come i pianeti nell’armonia delle loro orbite o come il cane acciambellato che unisce la testa alla coda.

Anne Imhof (nata nel 1978 a Giessen, in Germania, vive tra Berlino e Francoforte) vanta un curriculum di tutto rispetto: ne ripercorriamo le tappe salienti. La sua prima personale è datata 2013: “Parade” al Portikus di Francoforte; poi approda al MoMA PS1 (New York, 2015); nel 2016 espone alla Kunsthalle Basel e all’Hamburger Banhof (Berlino, 2016); nel 2019 alla Tate Modern (Londra). L’autrice ha rappresentato la Germania alla 57° Biennale di Venezia nel 2017 e in quell’occasione ha vinto il Leone d’Oro per la migliore partecipazione nazionale con la sua performance/installazione “Faust” e in quell’occasione la rivista “Juliet” gli dedicò al copertina (n 183, giugno 2017). Questa tappa parigina è, quindi, per l’autrice una ulteriore vetta raggiunta.

A seguire, dopo la conclusione di questo complesso progetto di Imhof, il Palais de Tokyo spezzetterà i suoi spazi per ospitare un insieme di mostre che possiamo riferire a un altrove lontano e misterioso del tipo “hic sunt leones”, secondo antiche definizioni cartografiche; ecco l’elenco: “Ubuntu, un rêve lucide” a firma di Marie-Ann Yemsi; “Sarah Maldoror, Tricontinentale” a cura di Cédric Fauq & François Piron, con la collaborazione di Clément Raveu; “Maxwell Alexandre, Résident SAM 2020”, a cura di Hugo Vitrani; “Aïda Bruyère”, curata da Adélaïde Blanc; “Jonathan Jones, sans titre (territoire originel)”, organizzata da Daria de Beauvais, Alexie Glass-Kantor, Michelle Newton; “Réclamer la terre” (con autori come: Abbas Akhavan, asinnajaq, Huma Bhabha, Sebastián Calfuqueo Aliste, Megan Cope, Dale Harding, Karrabing Film Collective, Kate Newby, Solange Pessoa, Tabita Rezaire, Thu Van Tran, Judy Watson…), curata da Daria de Beauvais con il supporto scientifico di Léuli Eshrāghi e Ariel Salleh. Insomma, le sorprese e le novità, non mancheranno di certo.

Bruno Sain

Info:

Anne Imhof, Carte blanche à Anne Imhof, Natures Mortes
22.05 – 24.10.2021
Palais de Tokyo
13, ave. du Président Wilson, Paris
reservation@palaisdetokyo.com

Anne Imhof, Untitled (Natures Mortes), 2021, aluminium, acrylic; three panels, 210 × 275 cm (each). Photo credit Aurélien Mole, courtesy of the artist, Galerie Buchholz and Sprüth Magers

View of the exhibition Carte blanche à Anne Imhof, Natures Mortes, Palais de Tokyo, (22.05.2021 – 24.10.2021). Eléments of Angst opera presented in 2016 at the Kunsthalle of Bâle, at the Hamburger Bahnof of Berlin and in the Biennale de Montréal. Courtesy of the artist and Galerie Buchholz. Anne Imhof, Dive Board (III), 2021, galvanised steel. Courtesy of the artist, Galerie Buchholz and Sprüth Magers. Eliza Douglas, Anne Imhof, Bell, 2021, two-way active speaker, chain. Photo credit  Aurélien Mole, courtesy of the artist, Galerie Buchholz and Sprüth Magers

Anne Imhof, Untitled, 2020, pencil and felt-tip pen on paper, 42 × 29,7 cm. Photo credit  Aurélien Mole, courtesy of the artist and Galerie Buchholz

Anne Imhof, Untitled, 2017, oil on canvas, 300 × 190 cm (each). Coll. Pinault Collection (Paris, Venice); photo credit Aurélien Mole, courtesy of the artist and Galerie BuchholzAnne Imhof, Untitled, 2017, oil on canvas,  300 × 190 cm (each). Coll. Pinault Collection (Paris, Venice); photo credit Aurélien Mole, courtesy of the artist and Galerie Buchholz


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