Il Boijmans Van Beuningen è il museo principale di Rotterdam, nei Paesi Bassi. Le sue collezioni spaziano dall’arte medievale europea all’arte moderna. La fondazione dell’istituzione ebbe inizio quando il collezionista Frans Jacob Otto Boymans donò la sua collezione alla città di Rotterdam nel 1841.
Nel nostro immaginario questo museo è entrato nella gloria del tempo che scorre sotto i nostri occhi grazie al beffardo intervento site specific realizzato qualche anno fa da Maurizio Cattelan: un pupazzo con i tratti fisionomici dell’autore che sbucava dal pavimento di una sala espositiva, a mo’ di un minatore che esce dal pozzo di scavo o di una talpa che guarda stupita al mondo che gli si presenta davanti agli occhi quando affiora dal buio del sottosuolo.
Inoltre, un po’ per rispondere allo spirito dei tempi che vede la forza nella collaborazione tra più persone e un po’ a causa della chiusura per ristrutturazione, il museo ha iniziato a relazionarsi con altre istituzioni olandesi, facendo sì che la sua sterminata collezione possa essere vista anche in circuiti diversificati proprio nel momento in cui i suoi spazi sono chiusi al pubblico.
Attualmente, assieme al lento trasferimento di ca 150mila opere in un nuovo deposito, è da segnalare una iniziativa che, grazie alla sua collocazione in un nodo pubblico di grande transito, parla alla nostra mente e al nostro cuore nei giorni in cui i postumi dell’epidemia di Covid-19 non hanno ancora compensato le numerose chiusure, rimodulazione e annullamenti di così tanti progetti espositivi che in più di dodici mesi abbiamo contato (a livello mondiale) come cadaveri che fluivano con la corrente del fiume.
L’iniziativa, all’interno del programma “Boijmans in the city”, vede il Museum Boijmans Van Beuningen (in collaborazione con CBK Rotterdam e Murals Inc.) in veste di committente di sei tele monumentali (eseguite a mo’ di murales e di misura quattro per otto metri) a tema pandemia e che vanno a collocarsi nel sito vaccinale GGD nei pressi della Van Nelle Factory. Le tele saranno visibili, in sequenza e a tappe, fino al 31 luglio. Quindi, in definitiva, si parla di sei tele eseguite da sei artisti invitati a questo progetto segnato da un titolo che instilla il dubbio assieme alla speranza: “Are We Safe Now?”
L’avvio è stato dato con l’opera di Willehad Eilers (1981, Peine, Germania) conosciuto anche con lo pseudonimo Wayne Horse. L’autore ha iniziato la sua carriera da graffitista in Germania, per approdare poi ad Amsterdam, dove si è laureato alla Gerrit Rietveld Academie, fino a ottenere una residenza alla RijksAkademie. Il suo lavoro è caratterizzato dai tratti tipici della denuncia e della satira sociale, tanto che, al di là degli aspetti più precipui del linguaggio espressivo, il confronto che viene immediato è quello con l’opera di George Grosz. Il suo intervento eseguito per questo progetto, in perfetta bicromia, di grande impatto visivo, di perfetta strutturazione fumettistica (ma poteva mai mancare il linguaggio semplificato del fumetto in un’opera di questo tipo?) nel discorso del contorno marcato e delle stesure piatte della tinta, conduce a un groviglio di corpi e situazioni (o saturazioni) tanto che (ci perdoni il sommo pittore) ci pare obbligatorio citare anche quel capolavoro di grido e denuncia che fu “Guernica” di Picasso.
Il primo luglio verrà poi conclusa l’opera di Niels Shoe Meulman (Amsterdam, 1967), autore che, negli anni Ottanta, ha avuto relazioni di lavoro e di scambi culturali con Rammellzee e Keith Haring. La sua pittura molto gestuale e di profonda revisione della parola scritta (tanto da annoverarlo tra i padri del movimento “Calligraffiti”, una sorta di neogotico formalizzato) tocca anche aspetti collaterali, come quelli della poesia e dell’installazione concettuale.
Seguiranno gli interventi di Eveline Schram (1989), Naomi King (1984), Anan Striker (1988) e Lars Breuer (1974).
Annemartine van Kesteren , curatrice del Museo Boijmans Van Beuningen, così parla di questo progetto: “L’organizzazione di questa mostra in situ è importante perché il museo ha anche un programma esterno che si relaziona con la città e i temi sociali, e con Are We Safe Now? si desidera suggerire la possibilità di poter trovare la via d’uscita verso una nuova normalità dal momento in cui tutti saremo vaccinati”.
Si potrà dire che l’idea della pittura murale trasposta su tela sia la risposta più immediata e più facile da pensare, ma indubbiamente si tratta di un coinvolgimento corale che non lascia spazio a dubbi di alcun tipo, e oltretutto non ci sono notizie che altri istituzioni abbiano ritenuto di rendere meno tristi i punti vaccinali che sono stati allestiti con una certa fretta un po’ in tutto il mondo, e che si spera possano concludere la loro ragion d’essere quanto prima possibile. Come dire: onore al Museum Boijmans Van Beuningen che qualcosa ha voluto fare e ha fatto.
Info:
Are We Safe Now?
Willehad Eilers, dal 22 giugno
Niels Shoe Meulman, dal 1 luglio
Naomi King, dal 5 luglio
Eveline Schram, dal 10 luglio
Anan Striker, dal 15 luglio
Lars Breuer, dal 20 luglio
Museum Boijmans Van Beuningen
info@boijmans.nl
Willehead Eilers / Wayne Horse, fasi di realizzazione e opera conclusa per il progetto Are we safe now? Foto Murals Inc, courtesy Museum Boijmans Van Beuningen, Rotterdam
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