Dopo due anni di sospensione per il periodo pandemico, Arte Fiera, la madre delle rassegne fieristiche sul territorio nazionale, sotto la firma di Simone Menegoi come direttore per il terzo anno consecutivo, ha riaperto i cancelli lo scorso 13 maggio, tentando la via della stagione primaverile e il connubio con l’ArtCity. Già dalle prime interviste, Menegoi ha mostrato la sua risolutezza nel voler difendere l’arte contemporanea italiana, da quella più storicizzata a quella emergente, troppo spesso offuscata dalla smania del paragone con la produzione artistica internazionale, ugualmente presente nel territorio ma non vittima di un eccessivo e spasmodico desiderio di essere ostentata.
Nonostante la forte motivazione portata avanti, non sono mancate le opinioni discordanti da parte di molti galleristi, scontenti per la poca affluenza iniziale e per la scelta di posticipare l’evento fieristico a una data da calendario non tradizionale come il mese di maggio, malgrado ritenessero la direzione artistica e la curatela ineccepibile.
Certamente l’obiettivo di una fiera, la vendita, è quello che agli occhi di un gallerista genera malcontento, qualora dovesse venire a mancare. Se si osserva il quadro generale con una diversa ottica, però, il tentativo di Menegoi appare un desiderio di donare all’evento fieristico una nuova organicità, che valorizza l’idea di progetto espositivo attraverso l’opera, imponendo agli stessi galleristi di curare adeguatamente il loro stand con un numero limitato di artisti (massimo sei), non trascurando la sfera concettuale dell’intero progetto.
Di particolare rilevanza è stato lo stand della galleria Vistamare, la quale è riuscita a creare un equilibrio impeccabile tra estetica visiva e contenuto. La scelta vincente è stata anche la disposizione di solo due pareti espositive ad angolo, dando all’osservatore una centralità visiva, una rinuncia apparente, ma non forzata, di spazio utile, che inevitabilmente è stata premiata. Non di meno, portando in fiera la triade Mario Airò, Mimmo Jodice ed Ettore Spalletti, Vistamare ha creato armonia e ritmo visivo fra le opere, un connubio di verticalismi e tonalità pure, concepito dallo stesso Airò, il quale ha collocato le sue sculture fra le altre opere, come dei diapason pronti a scandire il ritmo della sinfonia. La visione di insieme di Vistamare in sinergia con il tocco di Airò ha permesso alla galleria di aggiudicarsi così il premio JACOBACCI&PARTNERS per il miglior progetto culturale in fiera.
Senza togliere meriti ad altri, attenta è stata anche la curatela di Marco Meneguzzo e di Davide Ferri, rispettivamente responsabili delle sezioni Focus e Pittura XXI: il primo ha scelto di dedicare la sua attenzione all’Arte Esatta, mentre il secondo ha, come di consueto, offerto una selezione di gallerie rappresentative di pittori emergenti, tra i quali spicca sicuramente il monzese Andrea Barzaghi (1988). Presentato dalla Galleria Lunetta 11 di Claudia Zunino e Francesco Pistoi, Barzaghi si è aggiudicato, “per la capacità di portare avanti una coerente indagine e riflessione sulla pittura e la sua storia” e per l’abilità nel “saperla adattare alle problematiche della contemporaneità”, la prima edizione del Premio OSVALDO LICINI BY FAINPLAST, promosso e finanziato dall’Associazione Arte Contemporanea Colli Ascoli Picena.
Non trascurabile e degna di essere segnalata, per la sezione Fotografia e Immagine in movimento curata da Fantom, è anche la Traffic Gallery di Bergamo, che oltre a Virginia Zanetti – finalista del Collectors Chain Prize di Art Defender – ha esposto opere di Jacopo Valentini e di Mustafa Sabbagh, autore di un’installazione video dove i filmati di un rave party e di una traversata mediterranea, accostati l’uno accanto all’altro, trovano il loro denominatore comune nel desiderio di evasione e nella ricerca di un cambiamento della propria condizione esistenziale.
Per non cadere in un continuo ripetersi, è chiaro che chiunque ha percepito un cambiamento, quasi una discesa dallo storico podio che Arte Fiera conquistava regolarmente negli ultimi 30 anni. Bisogna però anche ammettere che molti galleristi hanno avuto paura di osare e di affidarsi a questo cambio di rotta, oltre che di gestione, riproponendo stand che erano già presenti lo scorso inverno a Torino o a Roma. Probabilmente ha pesato, sull’esito finale, l’assenza delle grandi gallerie (Massimo De Carlo, Continua o Lia Rumma) che avrebbero aperto gli orizzonti italiani verso confini esteri, ma la domanda sorge spontanea: è corretto giudicare fallimentare un evento fieristico per la poca affluenza, per il cambio stagionale? Si possono attribuire le colpe solamente alle scelte organizzative, o, piuttosto, è stata anche la riproposizione di artisti e opere già viste ad aver disincentivato il collezionismo?
Giulia Pontoriero
Info:
Arte Fiera, 2022, Mario Airò, Mimmo Jodice, Ettore Spalletti, Galleria Vistamare, installation view, ph. Roberto Sala, courtesy Vistamare | Milano, Pescara
Arte Fiera, 2022, Andrea Berzaghi, Galleria Lunetta11, installation view, courtesy l’artista and Galleria Lunetta11
Arte Fiera, 2022, Mustafa Sabbagh, Virginia Zanetti and Jacopo Valentini, Traffic Gallery, installation view, ph. Irene Fanizza, courtesy Traffic Gallery
Arte Fiera 2022, Jacopo Benassi, Unisex, 2022, courtesy l’artista
Cover image: Arte Fiera, 2022, Gioberto Noro, Galleria Peola Simondi, installation view, courtesy Galleria Peola Simondi
Laureata in Scienze dell’Architettura alla Sapienza di Roma, con diploma di master in Arte contemporanea e Management presso la Luiss Business School, attualmente lavora come stagista e project manager presso Untitled Association. Diplomata in Fotografia e Critica d’Arte a Bologna, attualmente porta avanti i suoi progetti personali ed è parte del team del progetto culturale Forme Uniche.
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