Il progetto Arteconomy, nato come provocazione nel 2016 presso la Five Gallery di Lugano, e ideato dal fondatore Igor Rucci, vuole evidenziare lo squilibrio che subentra tra l’arte e l’economia. L’impianto teorico del progetto si basa sulla convinzione che la componente finanziaria abbia ottenuto un’eccessiva rilevanza nel mondo dell’arte.
Attraverso un utilizzo consapevole e provocatorio degli strumenti dell’economia reale, Arteconomy tradisce le regole di questo sistema, fondato su molte ombre e poche certezze e ne inventa di nuove. Rimuove l’artista e lo sostituisce con processi economici che mettono in evidenza il ruolo, ormai dominante, del mercato nel mondo dell’arte.
Il progetto si basa infatti sulla certezza del prezzo dell’opera, determinato sulla base di un criterio puramente matematico. Protagonista è la serie di quadri Continuity, numerata e senza autore, il cui valore aumenta alla vendita di ciascun’opera e che consente al collezionista di partecipare al ritorno economico del progetto. La novità è che a ogni opera viene dato un prezzo di base, seguendo le regole e i valori del mondo dell’economia.
Tutte le opere hanno un valore monetario, legato all’emozione che ogni persona prova nel poter comprare un’opera d’arte. Infatti, ogni emozione è stata trasformata in un equivalente in denaro, seguendo la scala di valori dell’“emozione incrementale”, che lega a ogni opera un prezzo crescente. L’idea ha avuto un grandissimo successo: la quotazione dell’opera n. 1 era pari a 500 Frs, ne sono state vendute 38 e il prezzo dell’opera n. 39 ora in vendita è pari a 4’300 Frs (la n. 40 costerà 4’400 Frs e così via). Inoltre, per rivalutare il ruolo sociale dell’arte, per ogni opera venduta, la galleria devolve 100 Frs in beneficienza a piccole organizzazioni no profit, con obiettivi specifici e concreti.
Il progetto promuove il concetto di condividendo emozionale, che si rifà al mondo dell’economia nell’ottica aziendale. Per tali ragioni il 10% del prezzo di una vendita delle opere della serie Continuity, viene destinato a tutti i collezionisti precedenti, poiché significa che hanno avuto tutti la stessa emozione comprando l’opera ed è giusto che condividano tra di loro il successo di questa operazione. Il prezzo così è trasparente e tutti sanno che chi ha comprato il n. 14 ha pagato 1800 franchi. Perché è una scala e soprattutto c’è nome e cognome del collezionista e del perché ha comprato l’opera.
I collezionisti costituiscono una parte essenziale dell’opera, non solo in quanto acquirenti, ma come community che attivamente partecipa alla realizzazione dell’opera, unico motore che consente l’avanzare della serie e la costante crescita del suo valore. Inoltre, per la prima volta al mondo, i collezionisti ricevono un rendimento certo da un’opera d’arte.
Altro obiettivo del movimento è quello di superare il concetto e il ruolo dell’artista, in modo provocatorio, utilizzando termini e concetti propri del mondo finanziario. Per rendere definitivamente evidente tale squilibrio, Andrea Del Guercio, titolare della Cattedra di Storia dell’Arte Contemporanea all’Accademia di Belle Arti di Brera e direttore artistico di Five Gallery afferma che: «L’attribuzione di valore artistico segue nella stagione moderna e contemporanea processi e variabili non più stabili, come avveniva per il patrimonio antico, ma in costante rinnovamento e tra frequenti contrasti di giudizio. Le trasformazioni del linguaggio, le diverse tecniche e procedure adottate, la contaminazione tra le culture scientifiche, tra cui quella economica, hanno condizionato il fare dell’arte e il giudizio estetico, coinvolgendo nuove figure professionali; nello specifico dello stato del collezionismo e più in generale del mercato dell’arte, assistiamo al coinvolgimento di inediti attori, attivi in contesti e tempi non sempre uniformi. Molti si domandano, preoccupati: chi associa oggi un’opera a un valore? Chi fa le quotazioni, che pendono e incombono sugli artisti e sulla loro produzione? Possiamo riassumere che a condizionare il valore di un’opera sono le case d’asta, gli esperti, i curatori, i mercanti, ma anche le mode e le linee di tendenza dello star system».
«Ma sappiamo anche che a volte – conclude – influisce sul prezzo persino un orologio o una coordinata geografica. Sto parlando, per intenderci, del fenomeno per cui la stessa opera può avere un valore differente se battuta alle 10 del mattino a Londra o alle 22 a New York. Meccanismi diversi e soluzioni spesso discutibili, mentre cifre astronomiche che si rincorrono fanno crescere il business dell’arte. All’interno di un processo della storia dell’arte e del suo stato di fruizione e di distribuzione si colloca ARTƎCONOMY®, il cui impianto teorico si basa sulla certezza del prezzo dell’opera, essendo stato determinato sulla base di un criterio mutuato dal mondo della finanza, da un sistema di regole attive nel quadro dell’economia reale».
Valeria Fortuna
Info:
Andrea Del Guercio, Titolare della Cattedra di Storia dell’Arte Contemporanea all’Accademia di Belle Arti di Brera
Igor Rucci, fondatore del progetto Arteconomy
Opera della serie numerata Continuity
Arteconomy: schema di emozione incrementale
Cover image: Igor Rucci, fondatore di Five Gallery, Lugano
Valeria Fortuna, studentessa in Storia dell’arte e dei beni culturali, si occupa di valorizzare l’arte e avvicinare i giovani ad essa attraverso consigli su mostre da vedere e curiosità sugli artisti. Ama l’arte contemporanea in tutti i suoi aspetti per le emozioni che riesce a trasmettere e per il linguaggio del quale si serve, in continua evoluzione.
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