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Be Water, my friend | Galleria Alberta Pane, Venez...

Be Water, my friend | Galleria Alberta Pane, Venezia

Una delle interviste più iconiche dello scorso secolo[1] ha come protagonista Bruce Lee all’apice della sua carriera cinematografica. Non c’è bisogno di ricordare chi sia Lee a quelli della mia generazione, ma per i giovani di oggi vi basta sapere che è il padre di quel genere cinematografico che ha sdoganato le arti marziali a Hollywood, e di conseguenza in tutto l’occidente, ancora prima di Jackie Chan.

Ma Lee non era solo un attore, era anche un maestro di arti marziali e, come tale, aveva una filosofia di vita che spesso attingeva proprio dalla sua disciplina marziale, ovvero il Jeet Kune Do. Ma torniamo a questa intervista dove Lee appunto dice che uno dei più grandi insegnamenti che ha appreso nella vita è “comportarsi come se si fosse acqua”. Spiega al suo interlocutore che l’acqua è calma, ma può essere devastante, può diventare fredda e calda e può rompere qualsiasi tipo di materiale con il tempo. Essere acqua è una forma di resilienza e in quest’ottica il tempo è un vantaggio e non il contrario: chi resiste avrà la meglio, proprio come l’acqua su qualsiasi cosa.

Da questa frase storica di Lee nasce la mostra Be Water, my friend, che fino al 23 dicembre 2022 potrete visitare presso la sede veneziana della Galleria Alberta Pane. In mostra opere di sei artisti internazionali: Luciana Lamothe, Jojo Gronostay, Eva L’Hoest, David Horvitz, Nicola Pecoraro ed Enrique Ramírez che raccontano, ognuno a suo modo, l’idea di fluidità.

Nell’opera Plan di Luciana Lamothe è la dinamica delle fibre di legno di un’impalcatura inusualmente appesa a parete, flesse sotto l’azione della forza di gravità, a farsi sensibile nel momento in cui ci pieghiamo a nostra volta nel tentativo di decifrare un progetto (plan) già sempre indeterminato, che non cela altro che un potenziale. Sospese attraverso lo spazio come gocce d’acqua, ampolle di vetro di duchampiana memoria, realizzate da David Horvitz, hanno sorvolato l’oceano per arrivare sino a Venezia e portarvi l’aria di Los Angeles (Air de L.A.), in cui particelle nere stanno in sospensione come un inframince, un “infrasottile” tra il legno e il fuoco dell’incendio che le ha immesse nell’aria. Nel film Pareidolia di Eva L’Hoest, lo sguardo della macchina da presa si espande e contrae su una soglia mobile, tesa tra l’acqua e il paesaggio roccioso, minerale e inorganico di un’isola deserta composta di materiale vulcanico e granito rosa. Figure appaiono come immagini senza esserlo, e un senso si crea contingentemente, senza nulla che lo preceda.

Un’ambiguità della materia e del peso caratterizza le sculture di Nicola Pecoraro, la cui sostanza pare un metallo sconosciuto venuto da uno spazio lontano, un pianeta o il suo rovescio, in cui ogni materia è più densa, senza nome. È un’ambivalenza visiva e semantica a caratterizzare la cosmicità poetica e politica de La Gravedad di Enrique Ramírez, in cui entità fluttuano come corpi gettati e idee vaganti, che avanzano e recedono non diversamente dalle immagini delle litografie di Blanchiment, nel gioco tra l’immagine, la pietra, l’acqua e la sabbia. Le sculture di Jojo Gronostay (Kreaturen. V Forest), create a partire da bottiglie di profumo, abitano un tale cosmo come shifters o creature di mezzo — come una fluttuazione di senso tra la rappresentazione dell’alterità e una forma appena inventata.

Tensioni relazionali, le opere esposte sono come l’acqua, che è senza forma sino a che non comprende e diventa la relazione verso cui tende. Siate acqua amici miei, siate acqua.

[1] https://www.youtube.com/watch

Info:

AA. VV., Be Water, my friend
Galleria Alberta Pane
08/10/2022 – 23/12/2022
Martedì-sabato 10.30-18.30
Galleria Alberta Pane
Dorsoduro 2403 H
Calle di Guardiani, Venezia

For all the images: Be Water, My Friend, exhibition view, 2022, curated by Chiara Vecchiarelli, photo Irene Fanizza, courtesy Galleria Alberta Pane, Venice.


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