Il Museo MARCA di Catanzaro propone un’esposizione che riflette sulla dimensione estetica della materia, sul complesso concetto di metamorfosi e sulla fissità cangiante delle opere. Questi due termini si pongono in conflitto, ma è proprio su questo scontro che si fonda il lavoro di Beatrice Gallori: l’immobilità e la dinamicità, la fluidità e il vigore, l’estrema lucentezza e l’asperità. L’artista che, espandendo la propria ricerca al di là della pittura e della tela, cerca di far emergere il lato nascosto della materia, che in molti casi si trasforma anche in forme tridimensionali.
Sotto la curatela di Luca Beatrice, la personale di Gallori, CODEX, si configura come un susseguirsi di forme e colori che, tuttavia, convivono armoniosamente ed esplicano, senza intermediazioni, lo stile dell’artista. Colore, materia e texture: queste sono le principali linee di ricerca su cui Gallori investe.
I colori, spesso monocromi, si combinano con i diversi materiali e supporti che, a loro volta, formano la pelle e il corpo dell’opera. E così, una visione apparentemente aniconica si sofferma sulla mutazione delle cellule e sulla loro anatomia. Le coloratissime opere, quasi tutte inedite, padroneggiano le bianche sale del museo e consentono un rapporto assolto da qualsiasi percorso, quindi esclusivo per ogni fruitore. Questa volta Gallori ha deciso di lavorare con nuovi supporti, come l’acciaio, pensiamo ad esempio all’istallazione BIO_sphere: un complesso gioco di pieni e vuoti, forme leggere che sembrano fluttuare nell’aria. L’interessantissima capacità dell’artista di saper mostrare cosa sussiste dietro e dentro la materia, utilizzando i diversi media come mezzo d’indagine della vita stessa, attrae e stupisce a ogni sguardo, costringendo prepotentemente a osservare più e più volte, e talmente vicino alle opere da poterne sentire l’odore e percepirne le nuove scanalature e forme, particolari mutevoli e forse irripetibili. Una visione ravvicinata di una dimensione microscopica (le cellule appunto) che ha qui la capacità di diventare macroscopica. Gallori traduce un mondo così ricco e complesso in forme essenziali che però esplodono in una forza espressiva palese e incontenibile. L’artista cattura l’immateriale dinamicità traducendola in un visibile accordo tra le diverse superfici, che sembrano accavallarsi e rincorrersi, obbligandoci a staccarci dall’idea di fisicità dell’opera e spingendoci verso la consapevolezza che l’arte è essenzialmente esperienza immateriale.
In alcune delle opere in mostra, come ad esempio Meta, la materia straborda dai limiti del supporto ed esplode visibilmente nello spazio. In altre ancora, come Versus, l’eleganza più contenuta della materia, non dissimilmente, comunica tutta la propria potenza. Ecco che lo spazio assume un ruolo preponderante nella costruzione e nella percezione dell’opera stessa: non si configura solo come un sottile equilibrio implicito in essa, ma anche come elemento inscindibile dalla fruizione. I lavori sono nello spazio e lo acquisiscono diventano dimensione altra all’interno dello stesso.
Ora, perché un’artista indirizza la propria ricerca verso le forme cellulari, quindi nei riguardi di un aspetto scientifico? Non sono in grado di rispondere a questa domanda, ma mi chiedo: le cellule non sono forse il principio, o il “codex”, dunque la vita stessa e tutto quello che la compone?
Claudia Pansera
Info:
Beatrice Gallori, CODEX
a cura di Luca Beatrice
04/06/2022 – 31/08/2022
Museo MARCA
via Alessandro Turco 63, 88100 Catanzaro
Beatrice Gallori, Meta, 2022, ø 160 cm, tecnica mista su polimero. Ph. Cecè Carnuccio
Beatrice Gallori, Versus, 2022, 100 x 250 cm, tecnica mista su polimero. Ph. Cecè Carnuccio
Beatrice Gallori, Trans, 2022, ø 80 cm, altezza variabile, tecnica mista su polimero e plexiglas. Ph. Cecè Carnuccio
Nata a Reggio Calabria nel 1998. A Roma consegue la laurea in Studi-Storico artistici con una tesi sperimentale sull’artista Nik Spatari. Ha scritto per alcuni magazine ed è attualmente studentessa del corso di laurea magistrale in Storia dell’Arte. Apprezza l’arte in ogni declinazione e ama raccontarla.
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