Belgrado è una città che porta ancora, su alcuni edifici simbolo, le cicatrici dei bombardamenti subiti dalle forze Nato durante la guerra dei Balcani, mentre il Museo di Arte Contemporanea (costruito nel 1958, nell’area di Novi Beograd) è stato riaperto da poche settimane e il Museo Nazionale, in perenne restauro e non visitabile, dichiara online che è aperto da martedì a domenica.
Eppure la città è in perenne rinnovamento (per esempio la frontline del fiume Sava), i giovani guardano al futuro e c’è tutto un pullulare di attività di proposta. Degni di nota, tra gli altri, sono: il Salon of the Museum of Contemporary Art, lo Student Culture Centre (dove Marina Abramović, negli anni Settanta, tenne le sue prime performance prima di approdare alla Galleria Diagramma di Milano e allo Studio Morra di Napoli) e il KCB.
Sugli aspetti più nuovi di questa gran bella città, abbiamo raccolto la testimonianza di Ivona Fregl, curatrice e storica dell’arte.
“Risulta molto difficile dare un quadro della scena dell’arte contemporanea a Belgrado in maniera breve e concisa. Come capitale della Serbia, Belgrado è una grande città con molti artisti dal background eterogeneo. Tra gli artisti residenti a Belgrado, alcuni vi sono nati, mentre altri vi si sono trasferiti, per crearsi una fama in questa città, rendendo quindi Belgrado un grande contesto glocal. Perciò invece di indicare una serie di artisti raggruppati in base alle loro personali scelte stilistiche (il che è sempre opinabile e non molto significativo) mi è sembrato preferibile citare i web links di alcune gallerie che rappresentano la maggioranza degli artisti locali più degni di nota.”
Lucida gallery http://en.galerijalucida.rs/artists/rappresenta gli artisti affacciatisi sulla scena artistica durante gli anni Ottanta. Il punto di partenza di questa generazione è legato al meraviglioso sostegno economico, istituzionale e sociale da parte dello stato, il cui culmine si è avuto durante gli anni Settanta e Ottanta. Poi la guerra dei Balcani e la crisi successiva non ha fermato il loro lavoro, un lavoro che continua durante il periodo di transizione e oltre gli anni Duemila. È molto interessante seguire il loro percorso e osservare come la creatività di questi artisti ha saputo, trarre il meglio dalle circostanze culturali e sociali che la loro generazione ha dovuto affrontare durante i lunghi anni della loro carriera.
Remont Independent Artistic Association https://www.remont.net/arhiva.html rappresenta principalmente la generazione di mezzo (artisti dai trenta ai cinquant’anni). La galleria Remont è diventata un simbolo della scena artistica indipendente a Belgrado, ponendo in relazione artisti del luogo con autori internazionali, coltivando così uno spirito libero, innovativo, e non accomodante.
U10 Art Space http://u10.rs/artists-and-curators/ offre ai giovani artisti la possibilità di esprimersi pubblicamente per la prima volta. Questa istituzione, gestita da giovani artisti, è un punto nodale di riferimento, un porto sicuro e soprattutto produttivo per gli emergenti. Naturalmente ci sono innumerevoli altri autori che non sono citati in questi web links così come ci sono molte altre gallerie (ricordo ad esempio: O3one, Zvono, Magacin, Laufer || Eugster). In generale, la scena contemporanea a Belgrado è un misto di orientamenti e di media espressivi, dalla pittura e scultura tradizionale ai new media, dalla memoria celebrativa, all’umanità umile e alle scene di vita quotidiana. In netto contrasto con la qualità dell’offerta artistica va riscontrato il fin troppo limitato numero degli spazi espositivi e una persistente carenza di finanziamento privato e pubblico per l’arte cittadina. All’interno della scena artistica belgradese, siamo tutti consapevoli del fatto che, quando la crisi bussa alla porta, la cultura è la prima a subirne le conseguenze e tra le ultime ad avvertire una ripresa. In questo caso dopo più di due decenni la ripresa non ha ancora completato il suo corso, al punto in cui molte figure istituzionali considerano l’attuale situazione dell’arte e della cultura normale, situazione che di fatto è tutto meno che tale anche rispetto al potenzialità e all’energia creativa disponili in loco.
Roberto Vidali
Mrđan Bajić, Working Class Goes to Heaven, 2011, sculptotecture, (560 x 240 x 400 cm), photographed in front of Contemporary Art Museum in Zagreb, Croatia, 2015, courtesy of the author, Rima Gallery, Kragujevac and MSU Zagreb
Ivana Ivković, Lines, Rows, Columns (Dormitory), 2016, Time-based, environmental installation, Production 56th October Salon, Belgrade 2016, courtesy of the author and October Salon
Slobodanka Stupar, Witness, 2000, digital print on canvas, steel, sound installation, 5 x (180 x 65 x 40 cm), courtesy of the author
È direttore editoriale di Juliet art magazine.
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