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Berggruen Arts & Culture debutta a Venezia con la mostra collettiva “Janus”

Nella prestigiosa cornice settecentesca di Palazzo Diedo, l’istituto Berggruen Arts & Culture, fondato dal collezionista e filantropo Nicolas Berggruen, fa il suo debutto in laguna presentando la mostra Janus, curata da Mario Codognato, direttore artistico, con la collaborazione di Adriana Rispoli. Con la missione di approfondire il legame tra l’arte contemporanea e il passato tra Oriente e Occidente, la mostra inaugurale instaura un dialogo tra eredità storica e contemporaneo, omaggiando la tradizione dell’arte vetraria, tessile, pittorica e del design veneziano, e suggerendo un dialogo tra l’architettura neoclassica di Andrea Tirali e il nuovo scenario pensato dall’architetto Silvio Fassi attraverso pratiche site-specific.

“Janus”, Palazzo Diedo, photo Massimo Pistore, courtesy Palazzo Diedo / Berggruen Arts & Culture

Evocazioni mitologiche e antiche sono presenti già nel titolo della mostra, che rivisita il culto di Giano (Janus), divinità del pantheon latino che, secondo l’iconografia classica, si rappresenta come un essere bifronte con una faccia rivolta in avanti e l’altra all’indietro quale simbolo di (dis)continuità storica tra passato e presente, traducendosi in una fantasmagoria allegorica. In risposta a tale figura mitologica, le sculture di Liu Wei Throw a Dice (2024) e Speculation n.2 (2024) si insinuano nello spazio come grottesche moderne e suggeriscono nuove morfologie compositive ispirate alla lezione minimalista per articolare un sofisticato studio sui materiali mettendo in atto una metamorfosi postumana. L’artista Sterling Ruby pone un accento specifico in relazione al contesto con l’opera Lantern (3) (2024) per poi suggerire una sublime riflessione pittorica con gli arazzi Window of Declinism ½ (2024) le cui trame stratificate ribaltano e fondono i piani del vedutismo.

Hiroshi Sugimoto, “Enlightning”, 2024, printed fabric. Photo by Massimo Pistore. Courtesy of the Artist, Lisson Gallery, Sugimoto Studio and Palazzo Diedo / Berggruen Arts & Culture

Rigorose e al contempo sublimi sono le opere minimaliste di Mariko Mori, Peace Crystal (2016-2024) opere site-specific diversamente collocate in ambienti ecologici unici in ciascuno dei continenti abitabili del mondo, poesie scultoree e metafore dei processi di vita, morte e rinascita che riflettono sul tempo, sul suo rifrangersi e ricomporsi in una perfetta armonia attraverso la cifra della trasparenza. Esse si affiancano al passaggio naturale ideato da Carsten Höller per Venice Inclined Oval Staircase, per raggiungere le opere di Hiroshi Sugimoto, noto per la sua impeccabile estetica fotografica, che in questa cornice esplicita una personale poetica dell’illuminazione in veste monocromatica e astratta, fondendo elementi tratti dalla fotologia di Isaac Newton nelle opere Lightning Fields e Opticks, oltre a studi di scomposizione del prisma per la luce bianca e lo spettro cromatico, culminando poeticamente nel murale Enlightning (2024). Il dialogo sembra continuare con le opere di Lee Ufan, la cui ricerca spaziale va oltre la superfice pittorica per divenire scultura, come avviene in Response (3) (2023/24) e Relatum – The location (2024), opere connotate da una ricerca meditativa nei confronti del vuoto, da un rigore espressionista pacato e dalla poesia cosmica evocata dal complesso scultoreo Beyond Venice, al fine di suggerire un contrasto tanto geometrico quanto sublime.

Jim Shaw, “The Split Fountain”, acrylic paint, fibreglass, aquaresin, EPS foam, epoxy, wood and steel. Photo by Massimo Pistore. Courtesy of the Artist Jim Shaw Studio, Gagosian and Berggruen Arts & Culture / Palazzo Diedo

Si susseguono una serie di citazioni stilistiche culminanti nelle opere di Jim Shaw che si ispira alla mitologia classica nell’affresco The Alexander Romances (2024) e che poi declina la sua ricerca nelle sculture e nelle stampe che costituiscono la serie Split Fountain (2024): una fantasmagoria moderna tra forze titaniche, animali e antropomorfe, immaginando scenari tanto apocalittici quanto surreali. Una simile visione illusionista si ritrova nelle opere di Urs Fischer, che in Good Luck Peanuts (2024) dipinge un moderno trompe l’oeil superando il limite di ogni rappresentazione possibile, ulteriormente incalzato dalle suggestioni nell’installazione Omen (2024), opera tanto atmosferica quanto poetica. Un accento realista presto idealizzato connota infine le opere di Ibrahim Mahama: in Three Little Birds (2023) l’artista ricalca i segni di tradizioni ghanesi lontane nel tempo, dimostrando la sua maestria nei confronti delle arti plastiche e del decoro. Decorativo è anche l’approccio di Piero Golia, che in Concrete cube with glass chandelier (2024) congiunge la grande tradizione settecentesca italiana con una raffinata ricerca scultorea che affronta nuove forme e poetiche della trasparenza con un linguaggio minimalista.

Ibrahim Mahama, “Three Little Birds”, 2023, relief mural, fibreglass. Courtesy of the Artist, APALAZZOGALLERY and Palazzo Diedo / Berggruen Arts & Culture

La mostra Janus non si limita a queste scelte e posizionamenti e presto si rende esplicito l’obiettivo che Berggruen Arts & Culture intende suggerire in termini di interdisciplinarità nei confronti del contemporaneo. Lo testimonia la collaborazione con l’istituzione newyorkese, The Kitchen che, sempre a Palazzo Diedo, presenta la personale di Rhea Dillon, artista intenta a suggerire un’idea di cura e di guarigione attraverso una personale ricerca scultorea e assemblativa. Si affianca la collaborazione con la Polaroid Foundation che, nel ricalcare la sperimentazione condotta dai grandi maestri con questo medium, si avvale della professionalità ed esperienza di John Reuter per invitare gli artisti presenti a realizzare nuove opere pensate in sito utilizzando la fotocamera istantanea, Polaroid 20×24.

Info:

Janus: Urs Fischer, Piero Golia, Carsten Höller, Ibrahim Mahama, Mariko Mori, Sterling Ruby, Jim Shaw, Hiroshi Sugimoto, Aya Takano, Lee Ufan e Liu Wei
A cura di Mario Codognato e Adriana Rispoli in collaborazione rispettivamente con The Kitchen (New York) e Polaroid Foundation
20/04 – 24/11/2024
Palazzo Diedo | Cannareggio 2386 | 30121 Venezia
Istituto Berggruen | Fondamenta Zitelle, 43 | 30133 Venezia


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