Lo scorso fine settimana ha ufficialmente inaugurato la 58esima edizione della Biennale di Venezia, la più prestigiosa mostra d’arte contemporanea mondiale, che quest’anno vede la partecipazione di 79 artisti invitati e di 90 Paesi ospiti. Come promesso dal titolo “May You Live in Interesting Times”, un invito a vivere con interesse ed entusiasmo la complessità dell’epoca in cui viviamo, la sfida del curatore Ralph Rugoff, direttore della Hayward Gallery a Londra, è proporre un percorso sorprendente che colpisca al cuore per arrivare alla testa. Partendo dal presupposto che l’arte è più di una mera documentazione del periodo storico in cui viene realizzata e che quindi deve essere aderente alle istanze più urgenti del presente per offrire uno sguardo alternativo che sappia suscitare domande e scardinare attitudini consolidate, la parola chiave di quest’edizione è stata coinvolgimento. In dialogo con la mostra internazionale, anche la maggior parte dei Padiglioni nazionali ha accolto il suggerimento curatoriale di presentare allestimenti intriganti e di lettura immediata, talvolta sconfinando nella meraviglia fine a sé stessa e nella ricerca dell’effetto facile.
Vi proponiamo qui di seguito un itinerario tra le proposte che a nostro avviso sono risultate più convincenti per la sinergia tra efficacia comunicativa, coerenza estetica e profondità di messaggio.
Partiamo dal Padiglione Francese che ospita il progetto monografico Deep See Blue Surrounding you di Laure Provost, accessibile durante i giorni della preview solo dopo una lunga attesa all’esterno dell’edificio. Fin dall’ingresso la visita si configura come viaggio iniziatico, in cui il visitatore attraversa un antro buio che simula un cantiere in rovina per accedere a una stanza surreale dove il pavimento simula un paesaggio marino residuale in cui luccicanti detriti di contemporaneità si mescolano a creature animali vive e artificiali. Il cuore della mostra è il video omonimo, in cui l’artista racconta l’epopea di un gruppo eterogeneo di personaggi dalla periferia parigina fino al Nord della Francia per approdare a Venezia. L’elemento liquido viene qui interpretato come connessione magica e amniotica tra l’uomo, il suo inconscio e le differenti forme di vita che popolano la Terra in un emozionante rimescolamento di prospettive e piani di realtà. In questo mondo fluido e globalizzato, le migrazioni, l’inquinamento, le barriere culturali e generazionali si fondono in un coacervo viscerale, un inno all’esperienza da vivere senza filtri e da sentire sulla pelle.
Nel Padiglione Israeliano, riadattato a ospedale da campo da Aya Ben Ron, il visitatore si trasforma in paziente, prende un numero e attende il proprio turno in una sala d’aspetto, inquietantemente simile a una reale casa di cura dove assiste al programma televisivo FHX che fornisce informazioni sulla deontologia delle cure che riceverà. L’attesa enfatizza la condizione di impotenza e tensione di chi deve affidare ad altri la propria salute mentale e fisica. Quando viene chiamato, sceglie un Braccialetto di Rischio al Banco di Accoglienza e viene guidato in una camera-bunker foderata e insonorizzata in cui una voce registrata lo guida nella prima fase della terapia: un urlo liberatorio, una rinnovata connessione con il potere della propria voce di opporsi all’inerzia e suscitare il cambiamento. La seconda fase consiste nella visione di un video, selezionato da performer-infermieri in base alla tipologia di braccialetto scelto, da guardare singolarmente su una poltrona che richiama quelle dei dentisti o dei ginecologi in una sala condivisa con altri visitatori-pazienti. L’installazione indaga in modo intelligente l’essenza dell’etica medica come relazione tra chi cura e colui che riceve la cura, individuando nell’ascolto reciproco e nella fiducia i fondamenti della solidarietà umana e sociale che potrebbero contribuire a curare in modo determinante i traumi che affliggono il mondo.
Angelica Mesiti trasforma il Padiglione Australiano in un’architettura del potere in cui si riconoscono le camere del Senato di Italia e Australia. I visitatori sono invitati ad accomodarsi in un anfiteatro circolare (nel quale diventano quindi comunità e assemblea) per assistere alla proiezione di un film frammentato su tre schermi monumentali. Il video mostra la riscrittura di un poema dello scrittore australiano David Malouf con la macchina stenografica Michela (utilizzata nelle aule parlamentari per redigere i verbali delle sedute) e la sua successiva trasposizione in musica ed esecuzione con differenti strumenti da parte di una serie di musicisti. In un momento storico estremamente critico per la democrazia, l’artista esplora il potere trasformativo dei mezzi di comunicazione e i significati impliciti nei linguaggi non verbali. Attraversando fasi di silenzio, polifonia, dissonanza e cacofonia che culminano in un momento di armonia provvisoria, i suoni e i gesti mettono in scena le infinite possibilità di rimodellamento di un corpo sociale fluido, suggerendo al tempo stesso come nessun linguaggio codificato riesca ad arginare la continua produzione di differenza generata dall’attrito tra individualità e collettività.
Il Padiglione della Romania riunisce i lavori di tre artisti caratterizzati da un approccio post-concettuale che mettono in campo un’estetica del sublime interpretata come strumento poeticamente critico verso il neoliberismo, nazionalismo e populismo in aperta opposizione all’abuso di simboli del potere nella cultura visiva contemporanea. Le opere di Belu Simion Făinaru, Dan Mihălțianu e Miklós Onucsán instaurano Conversazioni aperte sul peso dell’assenza che enfatizzano le qualità dialogiche dell’arte e la sua capacità di rilevare falle e aporie nella nostra abituale percezione della realtà. Un avatar filosofo e poeta, una libreria stipata di volumi dalle pagine completamente bianche, una lavatrice-alcova fiancheggiata da una pianta parlante e un lago nero già ricettacolo di monetine scaramantiche creano un paesaggio mentale sospetto e anti-monumentale in cui anche gli elementi apparentemente più ordinari nascondono insidie e trappole mentali.
Il Padiglione dei Paesi Nordici con la mostra Weather Report: Forecasting Future riflette sul complesso rapporto tra umano e non umano in un’epoca in cui il cambiamento climatico e l’estinzione di massa minacciano il futuro della vita sulla Terra. I lavori del duo finlandese nabbteeri, della norvegese Ane Graff e della svedese Ingela Ihrman, accomunati da processi creativi multidisciplinari che combinano arte, studi umanistici e scienze naturali, creano un’ambientazione ibrida dove reali esperimenti biologici e botanici trapassano nella realtà virtuale e in installazioni scultoree concepite come assemblaggi multispecie. Complici la bellissima luce del Padiglione, progettato dall’architetto norvegese Sverre Fehn e completato nel 1962, e la presenza al suo interno dei grandi alberi che lo rendono unico, i richiami tra le opere costruiscono un ambiente immersivo in cui il visitatore è invitato a sperimentare nuove forme di empatia con altre manifestazioni di vita reali o immaginarie. E quando l’incanto abbassa le sue difese razionali, emerge spontaneamente la consapevolezza della necessità etica, quantomai attuale, di rinegoziare le relazioni tra le specie all’insegna della reciproca sostenibilità.
Il Padiglione Lituania (Fondamenta Case Nuove 2738c) realizzato dalle artiste Lina Lapelyte, Vaiva Grainyte e Rugile Barzdziukaite e premiato con il Leone d’Oro per la miglior Partecipazione Nazionale, ha trasformato gli interni della Marina Militare in una spiaggia senza mare illuminata artificialmente con tanto di bagnanti sdraiati su asciugamani colorati. L’opera-tableau vivant Sun & Sea (Marina), in cui lo spettatore osserva la scena dall’alto come se fosse il sole che acceca l’eterogeneo gruppo di vacanzieri inermi nella loro semi-nudità è, come recitano le motivazioni della giuria alla consegna del premio, “una critica del tempo libero e della contemporaneità, cantata dalle voci di un gruppo di performer e volontari”. Nel corso della performance la tranquilla giornata estiva costellata di occupazioni futili o annoiate si trasforma in poesia, con una successione di monodie che poi si riuniscono in canto corale in cui ogni personaggio intona le proprie preoccupazioni. Si dissolve l’apparente leggerezza della spiaggia affollata, che lascia il posto a un lamento universale di memoria brechtiana in cui problemi di scala planetaria si fondono con la costitutiva fragilità dell’essere umano.
Menzioniamo per concludere il Padiglione Ghana all’Arsenale, uno dei quattro Paesi esordienti in questa edizione della Biennale assieme a Madagascar, Malaysia e Pakistan. L’esposizione, intitolata Ghana Freedom, è altamente esemplificativa delle tendenze artistiche di intonazione “black” che negli ultimi anni stanno conquistando collezionisti e istituzioni occidentali con la potenza di un linguaggio espressivo diretto e dirompente che rifugge sofisticate concettualizzazioni. In mostra troviamo installazioni su larga scala di El Anatsui e Ibrahim Mahama, ritratti della fotografa Felicia Abban e della pittrice Lynette Yiadom-Boakye, una proiezione cinematografica a tre canali di John Akomfrah e una video scultura di Selasi Awusi Sosu. Come suggerisce il titolo le opere esplorano eredità e traiettorie della libertà, che la nazione ha conquistato solo nel 1957 quando venne sancita la sua indipendenza dal Regno Unito, attraverso tre generazioni di artisti accomunati da un forte sentimento di panafricanismo e dall’orgoglio per le loro origini.
Info:
Pavilion of FRANCE. Deep see blue surrounding you / Vois ce bleu profond te fonder
58th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia, MayYou Live In Interesting Times Photo by: Francesco Galli
Pavilion of ISRAEL, Field Hospital X
58th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia, MayYou Live In Interesting Times Photo by: Francesco Galli
Pavilion of AUSTRALIA, Assembly
58th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia, MayYou Live In Interesting Times Photo by: Francesco Galli
Pavilion of ROMANIA, Unfinished Conversations on the Weight of Absence
58th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia, MayYou Live In Interesting Times Photo by: Francesco Galli
Pavilion of NORDIC COUNTRIES (FINLAND-NORWAY-SWEDEN), Weather Report : Forecasting Future
58th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia, MayYou Live In Interesting Times Photo by: Francesco Galli
Pavilion of LITHUANIA, Sun & Sea (Marina)
58th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia, MayYou Live In Interesting Times Photo by: Andrea Avezzù
Pavilion of GHANA, Ghana Freedom
58th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia, MayYou Live In Interesting Times Photo by: Italo Rondinella
For all images: courtesy La Biennale di Venezia
Laureata in storia dell’arte al DAMS di Bologna, città dove ha continuato a vivere e lavorare, si specializza a Siena con Enrico Crispolti. Curiosa e attenta al divenire della contemporaneità, crede nel potere dell’arte di rendere più interessante la vita e ama esplorarne le ultime tendenze attraverso il dialogo con artisti, curatori e galleristi. Considera la scrittura una forma di ragionamento e analisi che ricostruisce il collegamento tra il percorso creativo dell’artista e il contesto che lo circonda.
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