L’artista Diango Hernández, nato a Sancti Spiritu (Cuba) nel 1970, risiede in Europa sin dal 2000. Le sue opere esplorano la complessa tematica dell’identità attingendo alla poetica del mare, un’influenza che lo ha accompagnato già dai primi anni di vita nel suo Paese di origine. Laureato all’Avana in disegno industriale, all’inizio degli anni Novanta – durante la crisi economica innescata dalla caduta dell’Unione Sovietica – partecipa a diverse iniziative collettive nell’ambito della scena culturale cubana, quando co-fonda, insieme a Francis Acea, Ordo Amoris Cabinet (OAC). Il duo artistico si è poi rapidamente fatto conoscere, esponendo in tutta Europa e in Nord America. All’inizio degli anni Duemila, Hernández si è poi trasferito in Europa, dove ha continuato la sua ricerca influenzato dal lavoro di Joseph Bueys, Marcel Broodthaers e Fluxus. Il 9 novembre 2023, ha inaugurato Cantos de Sirenas presso la Wizard Gallery di Milano, dove espone opere inedite di pittura, disegno e scultura, tramite cui viene rivelata la passione per le diverse forme di espressione e la volontà di combinare le differenti tecniche con l’intento di creare un linguaggio visivo eclettico. Grazie alla sua padronanza dei diversi mezzi, Hernández eccelle infine nella fusione di elementi prettamente classici con altri più contemporanei.
Ana Laura Esposito: Cantos de Sirenas è il titolo della tua prossima personale presso la Wizard Gallery di Milano, cosa ci puoi anticipare a riguardo?
Diango Hernández: La grande novità di questa personale è il mio ritorno al disegno. È una mostra complessa in quanto ci saranno anche opere pittoriche e scultoree. L’insieme dei lavori sarà diviso in tre gruppi: Sirene, Canti e Locos. Tutti sappiamo cosa sono i canti delle sirene, straordinariamente belli e seducenti e allo stesso tempo capaci di farci impazzire da un momento all’altro. Nei preparativi di questa mostra, inoltre, mi ha molto ispirato il sapere che lo spazio della Galleria, in via Vincenzo Monti, è a pochi metri dall’L’ultima cena di Leonardo da Vinci.
Come è nato il tuo interesse per l’arte? Ricordi qualche episodio significativo della tua carriera artistica?
Il mio interesse per le arti visive è nato tardi, da bambino sono stato prima di tutto affascinato dalla danza, solo successivamente dal disegno. Ogni volta che vedevo qualcuno disegnare mi sembrava un qualcosa di magico, di veramente fuori dal comune, e questo mi commuoveva. Avevo un amico alle elementari che era un incredibile disegnatore, nel tempo libero mi mostrava i suoi schizzi e questo mi ha spinto ad avere i miei quaderni e a iniziare a disegnare a mia volta. Lo devo a lui. Ricordo che mi diceva sempre di chiudere gli occhi e di guardare prima dentro me stesso per poi poter disegnare quello che vedevo, cosa che faccio ancora oggi.
Quando hai deciso di dedicarti in maniera esclusiva alla tua arte?
Ho deciso di dedicarmi professionalmente all’arte quando ho terminato gli studi, soprattutto perché era l’unica cosa che mi permetteva di produrre da solo, la solitudine creativa, già negli anni di studio, non solo mi appassionava, ma era una mia vera e propria necessità, e per ottenerla ho sempre lavorato quando gli altri dormivano. Un collezionista tedesco nel 1998 un giorno mi chiese se nel mio studio ci fosse qualcosa che non considerassi arte e io gli mostrai centinaia di disegni, che facevo senza sosta, in ogni momento. Quegli schizzi, che non ho mai considerato arte, erano semplicemente una parte di me, un’estensione del mio tempo e della mia vita. Il collezionista quando li vide mi disse: «Questi disegni sono sicuramente arte e sono anche la tua arte, non smettere mai di disegnare». Anni dopo questo mi ha spinto a trasformare la mia intera pratica in una riflessione sul disegno.
All’inizio del 2000 ti sei trasferito in Germania, come pensi che questa esperienza abbia influenzato il tuo lavoro?
Conoscevo già la Germania, nel 1998 avevo trascorso quattro mesi ad Aquisgrana partecipando a una residenza artistica concessa dalla Fondazione Ludwig di Cuba. Quando sono arrivato a Düsseldorf nel 2006, lavoravo già con una galleria di Colonia e conoscevo molti artisti che vivevano lì in quel periodo. La Germania, e in particolare quella zona della Germania occidentale (North Rhine-Westphalia), era molto interessante per il mio lavoro in quel preciso momento storico. L’incontro con le opere di Joseph Bueys, Marcel Broodthaers e soprattutto Fluxus ha fatto crescere rapidamente il mio lavoro. Già nel 2006 ho rappresentato la Germania alla Biennale di San Paolo, attirando l’attenzione di diverse istituzioni tedesche. In generale, stare in Germania è stata una grande avventura: al di là delle differenze culturali e linguistiche, la sfida è stata poter ininterrottamente stabilire la mia pratica artistica in un Paese che presenta una grande densità di istituzioni, accademie e artisti di altissimo livello.
Ana Laura Esposito
Info:
Diango Hernández, Cantos de Sirenas
09/11/2023 – 31/12/2023
Wizard Gallery
via Vincenzo Monti 32, 20123 Milano
wizardgallery.com
Ana Laura Esposito ha studiato Scienze della Comunicazione all’Università di Buenos Aires e Pratiche Curatoriali all’Accademia di Belle Arti di Milano, dove vive e lavora da oltre dodici anni. Scrive articoli, interviste e saggi sull’arte contemporanea per i media italiani, tra cui Exibart Magazine, HR OnLine, Juliet Art Magazine e la web tv La Mia Finanza. Collabora inoltre con Colección Cisneros (New York), Magenta Magazine (Buenos Aires) e PAC (Madrid).
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