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CAPC musée d’art contemporain de Bordeaux

CAPC musée d’art contemporain de Bordeaux

Il CAPC musée d’art contemporain de Bordeaux, un luogo dedicato alla ricerca e alla sperimentazione, nella sua lunga e proficua attività espositiva, ha messo insieme una collezione di oltre mille opere di quasi duecento artisti, con testimonianze di Minimal Art, Conceptual, Arte Povera, Support/Surfaces, senza dimenticare eventi successivi come la Figuration Libre di Combas e Di Rosa (giusto per fare due nomi) e così via. Purtroppo la spazio a disposizione non è mai sufficiente e, per poter compendiare in maniera egregia un’attività espositiva con una di consultazione e archiviazione, di queste opere sono visibili in collocazione permanente e site-specific solo quelle di Christian Boltanski, Keith Haring, Richard Long e Max Neuhaus. Tuttavia, non bisogna dimenticare che il museo vanta nelle sue collezioni opere di autori importanti e molto attuali come Daniel Buren, Paul McCarthy, Maurizio Cattelan, Nan Goldin, Peter Halley, Jenny Holzer, Sol LeWitt, Annette Messager, Richard Serra e Lawrence Weiner. Va inoltre sottolineato che la biblioteca del museo raccoglie ben 40mila volumi specifici, su arte, fotografia, architettura e design, a cui si unisce un vasto archivio multimediale.

Il museo è ospitato in un imponente edificio storico situato nel quartiere Chartrons, vicino alle banchine della Garonna, e dispone di circa 3.500 mq di spazio espositivo.

La data di inizio del CAPC risale al 1973, e fu merito di Jean-Louis Froment organizzare la prima grande collettiva dedicata all’arte contemporanea a Bordeaux: “Regarder ailleurs”, nell’atrio del Palais de la Bourse, con le opere di Claude Viallat, Gina Pane, Jean Oth e Gérard Titus-Carmel. Poi è stato tutto un crescendo, ma va considerato che il tutto dipese anche da una politica di riscatto culturale che la Francia visse con giusto orgoglio e determinazione e che culminò con l’apertura del Centre Pompidou (1977) e di una programmazione culturale che da nazionale divenne anche territoriale (cioè regionale e non centralizzata o verticistica).

Ora, a seguito delle misure adottate nell’ambito della lotta all’epidemia di Covid-19, il CAPC è chiuso al pubblico fino a maggiori informazioni. Per questo motivo l’apertura della mostra Il giro del giorno in ottanta mondi, inizialmente prevista per il 15 dicembre 2020, è posticipata fino alla prossima riapertura del museo.

La mostra rivisita e allestisce, secondo una rinnovata metodologia museale (meno maschilista, meno anglo-europea e in definitiva multiculturale e policentrica), le principali raccolte del CAPC.

E questo a seguito di un decentramento culturale di cui siamo testimoni da decenni, ma di cui non sempre si è saputo misurare l’esatta temperatura.  Il decentramento (dettato anche dalla globalizzazione economica) indica in controluce una voglia di redenzione e di riscatto che non sta né al di sotto né al di sopra delle nostre possibilità: sta al di dentro. Abbiamo bisogno di immagini simboliche, di immagini stendardo, che possano creare una catena di sensi, immagini che attraversino dall’interno il sangue scritto dalla storia, dalle pagine più nere di tutte le nostre storie. Pertanto questa mostra attinge non solo a un dialogo a distanza; in definitiva si collega e approfondisce anche quesiti che non molti anni addietro sono già sono stati avanzati da istituzioni come il Palais de Tokyo (con “Intense Proximity” nel 2012) e il Pompidou (con “Modernités plurelles”, 2015). Per poter dare una configurazione ben strutturata a questo dialogo molto articolato, il CAPC ha ottenuto il sostegno del National Center for Plastic Arts, da cui ha ottenuto consistenti prestiti.

Curatrice del progetto è Sandra Patron (dal 2019 direttrice del CAPC), che si è avvalsa della collaborazione di Anne Cadenet, Valérie Lantignac, Maud Moritz e Milena Páez-Barbat. Una lunga lista di artisti ne svela l’impianto teorico e strutturale: Collettivo Abounaddara, Leonor Antunes, Fayçal Baghriche, Ismaïl Bahri, Olga Balema, Bernd & Hilla Becher, Nina Beier, Cecilia Bengolea, Hicham Berrada, Hemali Bhuta, Jean-Charles Blais, Valérie Blass, Sylvie Blocher, Iñaki Bonillas, Pierre Buraglio, Daniel Buren, Sol Calero, Mariana Castillo Deball, Rosemarie Castoro, Alejandro Cesarco, Cathy De Monchaux, Abigail DeVille, Daniel Dezeuze, Thea Djordjadze, Harun Farocki, Malachi Farrell, Chohreh Feyzdjou, Adriana García Galán, Dominique Ghesquiélix, Liamleomes -Torres, Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh, Simon Hantaï, Jenny Holzer, Rebecca Horn, Koo Jeong-A, Anne-Marie Jugnet, Seydou Keïta, Mike Kelley, Julije Knifer, Sol LeWitt, Richard Long, Benoît Maire, Didier Marcel, Randa Maroufi, Mario Merz, Mehdi Moutashar, Vik Muniz, Adi Nes, Shirin Neshat,Hitoshi Nomura, Dennis Oppenheim, Gabriel Orozco, Bruno Pélassy, Dan Peterman, Pratchaya Phinthong, Jack Pierson, Liliana Porter, Hesam Rahmanian, Younès Rahmoun, Yvonne Rainer, Neda Razavipour, Lili Reynaud Dewar, Jorge Satorre, Richard Sidib Serra, Malaimick , Steinbach, Vivian Suter, Oussama Tabti, Wolfgang Tillmans, Jean-Paul Thibeau, Lee Ufan, Jan Vercruysse, Kelley Walker, Ezra Wube, Chen Zhen, Andrea Zittel.

La mostra è confezionata, e ci auguriamo che possa essere inaugurata quanto prima, ma a vedere il proseguire incontrollato dell’epidemia di certo non prima del prossimo mese di maggio.

Bruno Sain

Info:

CAPC musée d’art contemporain de Bordeaux
7, Rue Ferrère
33000 Bordeaux
capc@mairie-bordeaux.fr

Silvie Blocher, Change the Scenario, 2013, installazione video, dittico, colore, sonoro, 6’ 15”, FNAC 2017-0399, Centre national des arts plastiques. © Adagp, Paris, 2021 / Cnap, courtesy the artistSilvie Blocher, Change the Scenario, 2013, installazione video, dittico, colore, sonoro, 6’ 15”, FNAC 2017-0399, Centre national des arts plastiques. © Adagp, Paris, 2021 / Cnap, courtesy the artist

Maurizio Cattelan, Lullaby, 1994, 85 x 122 x 100 cm (sacchi di macerie ammucchiati su un pallet di legno e provenienti dal PAC di Milano a seguito dell’esplosione di una autobomba piazzata dalla mafia la sera del 27 luglio 1993 e che uccise 5 persone). Ph Frédéric Delpech, opera in collezione CAPC musée d’art contemporain de Bordeaux

Christian Boltanski, Pour Mémoire, 1974, opera site-specific, installata il 4 gen 2005, in esposizione permanente. Ph Frédéric Delpech, collezione CAPC musée d’art contemporain de Bordeaux


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