Carie, personale di Stefano Canto, inaugura la nuova sede della galleria Materìa. Aperta al pubblico lo scorso tredici febbraio, la mostra, a cura di Giuliana Benassi, propone l’ultimo ciclo di lavori dell’artista, risultato di una ricerca avviata nel 2009. La titolazione dell’esposizione, già di per sé, pone il visitatore nel mezzo dell’operazione creativa perseguita dall’autore, poiché, sconfinando nella nomenclatura della botanica, si riferisce a quella tipologia di parassiti funginei – chiamati “carie” – che causano la decomposizione dei tessuti vegetali. Difatti, egli, per realizzare questo gruppo di opere, è partito, sia concettualmente e sia concretamente, da parti di tronchi e di cortecce segnati dall’azione delle carie lignee, che ne logorano gli interni, fino alla completa erosione, e ne determinano, una volta consunti, la marcescenza.
Nondimeno, l’intervento di Canto trae origine da questa dialettica biologica, perché va a insistere proprio su quel vuoto conseguente all’attività corrosiva dei microrganismi. Qui, secondo un procedimento inverso ma complementare, egli sopperisce all’assenza, innestando quantità di cemento, che, una volta compattato, si definisce in risposta alle fisionomie naturali delle concavità arboree recuperate e si risolve in corpi dall’aspetto solido e monolitico. L’intervento dell’artista ripristina la massa deturpata dei tronchi utilizzati, ne rinserra la consistenza, ne riabilita i volumi e la presenza, riservando attenzione verso i caratteri differenti dei materiali impiegati. Pertanto, laddove l’ordinario deperimento dell’organico genera mancanza, la pratica scultorea riscatta la materia inerme dal suo stato di inerzia, svincolandola dalle regole dell’immanenza e consegnandola a nuova ragion d’essere, sotto la categoria astratta dell’estetica.
Dall’applicazione di un siffatto modus operandi è scaturita una genealogia di conseguimenti diversificati nelle soluzioni ma estremamente coerenti nella restituzione visiva, grazie alla sensibilità dell’autore nel trattare componenti tanto dissimili, riuscendo a porne in rilievo i livelli di reciproca influenza e corruzione, senza destare attriti eccessivi. Così, le opere articolano un lessico volitivo nei toni espressivi, che rimanda ad alcune esperienze della storia dell’arte contemporanea – banalmente, quelle di Penone e di Uncini – ma indubbiamente autonomo nell’esercizio di un metodo significativo, nell’organizzazione dei propri elementi narrativi, nel coniugarli secondo esiti eterogenei e – come dimostra l’allestimento – nel considerarli in base a rapporti spaziali, fino a far emergere la loro vocazione all’installazione.
Effettivamente, approssimate o disseminate, a terra o alzate, le opere scandiscono gli ambienti della galleria, esternando, a volte, la propria autosufficienza e, in altre, interessanti possibilità di relazione. Come argomenta la curatrice: “lo spazio espositivo sembra trasformarsi in un paesaggio, un paesaggio non idilliaco, ma cadenzato dalla costante parresia dialogica tra natura e architettura, dove l’una prende ispirazione dall’altra e viceversa”.
Carie abiterà la nuova location di Materìa fino al dieci aprile.
Info:
Stefano Canto. Carie
13.02.2021 – 10.04.2021
curated by Giuliana Benassi
For all the images: Installation view Stefano Canto, Carie, 2021. Courtesy of the artist and Matèria, Roma. Photo Roberto Apa
Critico d’arte contemporanea e curatore, ha curato mostre in gallerie, spazi indipendenti e istituzionali. Ha tenuto conferenze in Italia e all’estero. Suoi testi e ricerche sono pubblicati su cataloghi, magazines di settore, edizioni di gallerie e monografie. È curatore di archivi d’artista, contributor di riviste e uffici stampa specializzati. Collabora con fondazioni, musei pubblici, case editrici e università a progetti di ricerca e curatoriali.
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