“Dipingere è come una donna che ti mostrerà il suo corpo solo se le offri la tua anima”.
Considerato uno dei maggiori talenti del panorama artistico contemporaneo, il cubano Carlos Luna nutre profondo rispetto per il processo pittorico che, come una donna, tratta con gentilezza e serietà. Dopo aver fatto il giro di varie istituzioni tra cui il Museum of the Neighborhood a New York, il Museo d’arte della contea di Nassau a Roslyn Harbour, l’American University di Washington e la Collezione Banco de Mexico di Città del Messico, le sue opere saranno esposte dal ventisei febbraio al primo aprile al Delano Hotel di Miami Beach, durante la collettiva “Espinasse 31 for Delano Miami”, organizzata dalla residenza d’artista milanese Espinasse 31.
Il visitatore si troverà di fronte ad una narrazione visiva, dove colori vivaci e forme grafiche danzano su carta, vengono intrecciate in un arazzo o sono scolpite nel bronzo, tutte ben radicate nell’orgoglio nazionale di origine cubana dell’artista. Il legame che unisce Carlos alla cultura isolana è solido ed ottimistico. Il suo punto di vista esprime innovazione , rinnovo ed orgoglio per la dimenticata vita rurale. Le sculture in mostra del “Gallo”, “l’Elefante”, il “War Giro” e il “Floretito” inviteranno lo spettatore a riflettere sul proprio patrimonio culturale per plasmare un unico universo artistico.
Rivisitando questi soggetti rurali come eroi dimenticati, l’artista si interessa a ciò che significa essere un guajiro (contadino) e a svelare i significati popolari che si celano dietro le icone simbolo, come l’immagine del “gallo”. Punto di riferimento della routine quotidiana del guajiro, il gallo ha un ruolo centrale nella tribù cubana degli Yoruba ed è considerato in primis come manifestazione simbolica e fisica della presenza protettiva di Dio e nel “combattimento dei galli”, l’istituzione popolare delle grandi comunità rurali, viene associato sia all’indulgenza della vita rurale che alla fede cristiana nella lotta contro il potere del male e dell’oscurità. Carlos Luna intreccia queste immagini iconiche in una sua personale narrazione visiva, dove il gallo è considerato un po’ un suo alter ego, immagine di uno spirito combattente, che riesce ad affrontare con coraggio e spavalderia la vita. Un altro rituale, simbolo delle sua arte e visibile nelle sue creazioni, è la credenza religiosa della tribù Yoruba e l’allusione alle eredità spirituali condivise in questa comunità.
Cercando di trovare una forma visiva capace di esprimere la complessità delle relazioni tra i concetti di ori (testa interiore o spirituale), edo (sacrificio) e iwapele (buon carattere), elementi alla base di questa filosofia religiosa, Carlos utilizza la tecnica dell’arazzo per offrire al pubblico una comprensione chiara dei concetti religiosi sottostanti. Alternando colori vibranti e cupi e creando un campo profondo di strati intrecciati, l’arazzo si rivela un mezzo ideale per catturare i dettagli e il suo processo di produzione rispecchia perfettamente la funzione dell’occhio umano, che potrà da lontano osservare un’ampia composizione colorata, ma da vicino percepirà l’astrazione infinita dei singoli fili colorati.
Esposte in mostra sono due opere del suo ciclo di arazzi Jacquard Tapestry, “Sometimes” e “Heartbreaker”, realizzati con Magnolia Editions a Oakland, in California. All’interno dei dettagli e degli strati di fibre dell’arazzo, i suoi disegni animano una texture superficiale con i loro effetti jacquard, che avvolgono le immagini familiari per creare nuovi effetti sincretici che non perdono mai di vista le tradizioni del processo produttivo: “Nel mio lavoro, ogni dettaglio, ogni piccolo spazio è la somma di molti dettagli, è come una pelle, più ingrandisci la lente d’ingrandimento, più dettagli troverai di seguito. Il processo di composizione inizia con gli schizzi preliminari per preparare le idee per l’esecuzione nel dipinto. Un disegno a carboncino su una base di rosso indiano costituisce la base strutturale del dipinto. La superficie della tela viene costruita applicando strati di colore in varie fasi di stratificazione umido e secco”.
Amante delle sue origini, Carlos ha sentito comunque l’esigenza di partire dalla sua amata Cuba nel 1991 per ricercare un ambiente, capace di offrirgli una maggiore libertà e opportunità.
Le sue incisioni su lastre di acciaio e le sue produzioni di piatti di ceramica, create nell’antica officina di Talavera a Puebla, in Messico, seconda tappa fondamentale del suo processo artistico, testimoniano una nuova libertà e un inconfondibile carattere di originalità.
I suoi disegni decorativi e i suoi gesti calligrafici evidenziano una pittura istintiva, collettiva, sociale, tipica del muralismo messicano: “ In Messico ho vissuto più di dieci anni e ho segnato la mia carriera e la mia vita. Sono nato a Cuba e ne sono orgoglioso; tuttavia, ho liberamente scelto il Messico come paese, per i suoi costumi, le sue tradizioni, il suo cibo, i suoi modi e soprattutto per l’amore”.
Trasferitosi a Miami nel 2003 per un progetto di residenza, la sua carriera ha continuato ad espandersi e i suoi confini pittori ad evolversi. Influenzato dalla pop art inglese di Peter Blake, probabilmente per i suoi dipinti colorati, energici e simili a collage e da Susan Rothenberg, Jean-Michel Basquiat e Jasper Johns per il loro forte senso di identità e originalità, Carlos ha ampliato le sue vedute, conservando comunque una voce indipendente, distinguibile dagli altri artisti: “Per me l’arte deve avere una voce contemporanea, ma deve fondarsi sui mezzi classici, tradizionali: rispetto la fotografia, le performance, la video arte, ma voglio perseguire la mia carriera come pittore. Mia nonna aveva una collezione di riproduzioni di opere di Matthias Grünewald, Andrea Mantegna, Diego Velázquez – sono state queste le mie prime esperienze con la storia dell’arte”.
Annaida Mari
Carlos Luna, Untitled, 2017
Carlos Luna, Sometimes, 2015
Carlos Luna, Untitled, 2017
Carlos Luna, War Giro, 2019
Appassionata di arte, moda e design, Annaida ha sempre sentito l’esigenza di allontanarsi dal suo borgo natale per conoscere nuove realtà. Decide così di iscriversi e laurearsi alla Facoltà di Beni Culturali a Parma ma il suo carattere e la sua curiosità per l’ignoto la porteranno presto a trasferirsi a Milano, a Londra e in America dove lavorerà come esperta in Economia e Management dei Beni Culturali. La scrittura si inserisce nella sua vita ad inizio del 2014, quando inizia a collaborare come freelance per alcune riviste di moda e arte, tra le quali Juliet.
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