L’uno americano, l’altro europeo. L’uno espone da oltre vent’anni, l’altro è esordiente. L’uno sceglie il formato medio grande, l’altro piuttosto il microscopico. L’uno passa dalle pin-up a Paperino, l’altro cattura scorci rurali che potrebbero essere abitati da lillipuziani. Se si potesse associare a entrambi una metafora sonora l’uno sarebbe il rumore, l’altro un bisbiglio sottovoce. Sono Ryan Mendoza e Albert Samson, pittori, protagonisti di una doppia personale in mostra alla galleria Minini di Brescia fino al 31 luglio 2020.
Mendoza (New York, 1971), personalità poliedrica e itinerante, attualmente residente tra Berlino e la Sicilia dopo vari vagabondaggi nel vecchio continente e un soggiorno a Napoli durato quindici anni, si ripresenta con questa 9 / NEIN, ispirata alle nove muse e a quel “no” che sua moglie Fabia, tedesca, ha iniziato a ripetergli spesso. E in effetti c’è aria di famiglia, anzitutto nell’allestimento. Accostati a due a due, i quadri sono appesi su sfondi di carte da parati, vagamente vintage, che ricordano le case delle nonne e i pranzi della domenica. Ma ancora di più c’è aria di battibecchi coniugali. Le coppie di dipinti sono coppie di soggetti sui generis, bizzarri, che dialogano tra loro. C’è sempre una figura di donna – la casalinga, la ragazza ammiccante – che si abbina a un animale, partner maschile preso a prestito dai cartoon animati della Disney. Ne deriva un gioco di bozzetti domestici, compiaciuti e divertiti nella loro assurdità, parodie di un’America da fumetto, stereotipata, fatta di consumi, pop-corn, miti hollywoodiani e pubblicità. Si spazia così da Tippete, che guarda perplesso la rispettiva massaia intenta a preparare un arrosto, fino ad arrivare alla signora borghese a cui viene platealmente lanciata una torta in faccia. Irriverenza squillante e infantilismo distopico. Voilà, lo spettacolo è servito.
Di tutt’altro tono sono le sale dedicate al secondo autore. Dall’immaginario stelle e strisce di Mendoza ci si trova improvvisamente in una dimensione compassata, quieta, che riporta ad un’Europa antica, quasi ottocentesca, dove il tempo sembra scorrere lento. Samson (Castellamare di Stabia, 1976) è qui alla sua prima personale. Di origini italiane e olandesi, dipinge da dieci anni e i suoi quadri colpiscono al primo colpo per un motivo preciso: che sono piccolissimi. Come minuscole finestre che si aprono qui e là sulle pareti della galleria, incorniciano campi, cascine, nature morte in stile Morandi e occasionali frammenti metropolitani – tra cui anche uno scorcio milanese del Pirellone. La pennellata è morbida, accogliente, i colori pastosi. Con semplicità sapiente e non banale, l’autore evoca e tranquillizza, portando sulla tela oggetti comuni che hanno al tempo stesso sia la vaghezza che la precisione dei ricordi.
Queste due personali così distanti per stili, contenuti, riferimenti geografici parlano con accenti diversi ma il linguaggio resta il medesimo, la pittura figurativa. Contemporanea, peraltro. Facendosi carico di tutto quello che dipingere e, in generale, fare arte oggi comporta. Aprire orizzonti di senso, contraddire, indicare spazi ora sospesi ora dinamici, seri e giocosi, lontani e vicini, sempre in bilico tra ciò che appare ovvio e ciò che non lo è affatto. Gli antipodi su cui viaggiano Mendoza e Samson sono un ottimo pretesto per apprezzarne la reciproca originalità: non resta che seguirli e augurarci buon viaggio.
Andrea Zaniboni
Info:
Ryan Mendoza. 9 / NEIN
Albert Samson. Dipinti
5 giugno – 31 luglio 2020
Galleria Massimo Minini
Via Apollonio 68, Brescia
Ryan Mendoza, 9 / NEIN, installation View. Photo: Gilberti-Petrò. Courtesy Galleria Massimo Minini, Brescia
Albert Samson, Dipinti, installation view. Photo: Gilberti-Petrò. Courtesy Galleria Massimo Minini, Brescia
Albert Samson, Caselle, 2019, enamel on canvas, 12×16 cm. Courtesy Galleria Massimo Minini, Brescia
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