El arte como herramienta de transformación. E l’arte può esserlo davvero, uno strumento di trasformazione e sensibilizzazione perfettamente radicato nel tempo presente.
Progetti come Central de Muros (Città del Messico) si inseriscono strategicamente e ri-creativamente all’interno del tessuto urbano e sociale contemporaneo, soprattutto nelle aree più vulnerabili e problematiche, rappresentando un’interessante opportunità per trasformare e riattivare spazi concreti e ideali di condivisione e dialogo. Central de muros è appunto il nome di una iniziativa promossa da We Do Things, collettivo culturale fondato da Itze González e Irma Macedo, un progetto di arte pubblica che intende rivalorizzare spazi comuni della città messicana attraverso l’azione artistica e promovendo progetti educativi e di sensibilizzazione collettiva, coinvolgendo artisti, imprese, agenti culturali, cittadini e organi di governo.
Il Messico è una terra dalla tradizione muralista marcata, un’iniziativa di questo tipo rappresenta dunque una maniera costruttiva e inclusiva di relazionarsi alla continuità con la radice storica e alla comunità, utilizzando un linguaggio contemporaneo, urbano, vivo e in evoluzione, in grado di assorbire tendenze, forze, ma anche aspetti negativi del tempo attuale, convertendoli in segni estetici e iniziative culturali che mirano a obiettivi di sostenibilità e sviluppo sociale e culturale.
L’Arte può essere anche questo. Uno strumento che spinge a osservare e conoscere in profondità il contesto territoriale di appartenenza, focalizzandosi su dettagli che non sono stati esplorati prima, e proprio dove non sembra non ci sia nulla da osservare, è l’arte stessa a generare una nuova prospettiva attraverso un rinnovato linguaggio semantico e cromatico. Perciò, l’arte può essere anche questo. L’arte è sempre parte del tempo presente, l’arte è presente al suo tempo. Non importa se non siamo in grado di comprendere le sue espressioni. L’arte è semplicemente lì. Conosce il nostro linguaggio forse prima, forse indipendentemente da noi.
La prima tappa del progetto inizia nell’agosto 2017 e a partire da quel momento sono circa 32 i murales realizzati nel cuore di Città del Messico, ottenendo anche l’appoggio prezioso della ONU. Tra le iniziative promosse dal progetto c´è appunto la seconda tappa, Arte Público en la Central de Abasto, che interviene negli spazi del mercato più grande dell’America Latina con i suoi 327 ettari.
Uno spazio ampio e sociale di interscambio non solo di valori ma anche di esperienze, non è forse questo ciò che significa mercatus? La Central de Abasto rappresenta un microcosmo con i suoi agenti e le sue dinamiche, un universo di azioni, sguardi, incontri, prospettive e odori quotidiani in un’area metropolitana che grazie all’arte contemporanea può paradossalmente ricucire paradossalmente il legame con la tradizione del mercato, in particolar modo nei confronti della componente più esperienziale fatta di spazi e interazioni che rischiano sempre più di cadere nell’oblio. In un mondo sempre più social e meno sociale, questo progetto artistico è una maniera interessante di contattare le radici e il senso di comunità.
Oltre alle fondatrici del progetto, sono coinvolti in questa tappa Julen Ladrón de Guevara, gestore culturale e curatore, e Santiago Espinosa de los Monteros, curatore e museografo.
Tra i nomi degli artisti che hanno aderito al progetto sino ad oggi: Hows, BeoHake, UNEG, Nove Noel, Chula Records, Asero, Hilda Palafox (Poni), Rilke&Guillem, Sofia Castellanos, Francesco Pinzon, Wise Two, Paola Delfín, Madeja jaja, Alba Bla, Edgar Solorzano, Hesner, Adrián Rodrgiuez, Mike Mease, Leo Monzoy, Seba Bastardo, Thoth, It’s a Living, Renda, Silverstre Madera, Los Calladitos, Raúl Zito, CAME, Hielos, Aldo Hernandez, Pogo, Kenta Torii y Gabriel Macotela integrante de Grupo SUMA.
Giuliana Schiavone
“Dios del árbol mágico CEDA” Kenta Torii. Courtesy of We do things.
“la diablera” Chula Records – Jonathan Avilés. Courtesy of We do things.
“Robin Hood” Done Bbc. Courtesy of We do things.
Central de muros, Mexico City. Courtesy of We do things.
Storico dell’arte, critico e curatrice indipendente. Lavora attivamente in progetti dedicati alle arti visive occupandosi in particolare di scrittura critica e comunicazione. Attualmente vive in Messico dove lavora come docente universitario di Gestione delle Arti Visive. Parallelamente al suo percorso di studi in Storia dell’arte, archeologia e curatela di eventi culturali, si é diplomata in canto jazz presso il Conservatorio di Bari N. Piccinni. Al centro dei suoi interessi si incontrano le manifestazioni artistiche connesse alla relazione tra musica, voce e suoi aspetti rituali e iconografici.
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