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Christine Safa. C’era l’acqua, ed io da sola

Christine Safa. C’era l’acqua, ed io da sola

Attualmente in corso presso gli spazi del secondo piano di ICA Milano, “Christine Safa. C’era l’acqua, ed io da sola” rappresenta il solo-show di esordio, nonché prima esposizione in un’istituzione pubblica, della franco-libanese Christine Safa (1994).

L’intero corpus di opere è stato realizzato proprio in occasione della mostra (risalgono tutte al 2021) e mettono in scena un viaggio nell’interiorità e memoria dell’artista di una delicatezza e nettezza spiazzanti. Safa si va letteralmente a “spogliare” dei tanti, importanti tasselli che costituiscono il suo vissuto per sottoporli, senza paura, agli sguardi estranei dell’osservatore. Gli scenari a cui ci si trova di fronte, pittura su tela e dipinti su carta dalle dimensioni più variegate, attingono direttamente dalla memoria dell’artista, influenzata soprattutto dai suoi viaggi in Libano intrapresi con la famiglia sin dall’infanzia. È qui che Safa inizia ad avvicinarsi alla pittura e alla storia di quelle che sono parte integrante delle sue origini riproponendo un immaginario che perde qualsiasi connotato di neutralità e tendenze di assoluta astrazione, per riproporre invece paesaggi, figure e individui che sono rielaborazione pittorica di come l’artista li ha vissuti e fatto esperienza nel corso della vita.

Il tutto si accompagna a un senso di poeticità trasudante dai lavori, testimonianza diretta – assieme alle tonalità di colore e “semplicità” delle scelte figurative – dell’influenza di Etel Adnan, personalità artistica chiave per gli sviluppi della pratica di Safa. Le opere su carta come “La mer, par delà ton épaule” o le tre tele “Visage couché”, “Le soleil se noyant dans le mer” e “Mon visage étreint par le ciel et la mer” ne sono una forte esemplificazione. In generale comunque, da tutte le opere presenti in mostra – la cui potenza espressiva resta la medesima nonostante le dimensioni più disparate e varietà di medium impiegata – si assiste a una continua emersione di frammenti di vissuto. Nello spazio dell’opera si vanno ad accavallare l’uno sull’altro, in un amalgamarsi indistinto di forme e scenari in cui le montagne si fanno volti (“Source II”) o la figura umana si unisce in un tutt’uno indistinguibile con veri e propri luoghi della memoria (“J’accepte d’être ici”).

Come spiega l’artista: “[…] Forse guardiamo alle cose che amiamo con la stessa intensità con cui guardiamo quelle che abbiamo già amato, ci ricordano quello che abbiamo provato in un momento specifico della vita, causando in noi ondate di tenerezza. Guardo il sole che tramonta nel mare come se stessi guardando la persona che amo mentre dorme. […] La luce bagna un lato della montagna come se potesse rivelare ed evocare i contorni di un volto. E così la fronte diventa una montagna. […]”. In questo senso, opere come “Il y avait l’eau, et moi toute seule II” o “La mer, par delà ton épaule” traducono chiaramente un simile approccio. Nonostante il carattere di personalizzazione estrema e dunque apparente inaccessibilità per chiunque sia estraneo ai confini dell’intimità dell’artista, si percepisce un invito all’introspezione dal carattere universale. Come se, di fronte a quelli che si configurano come squarci da cui affacciarsi sui meandri più nascosti del vissuto di Safa si fosse magneticamente portati a fare altrettanto con la propria persona.

Paradossalmente dunque, l’esperienza più intima e fragile si fa per certi aspetti portavoce di un invito esteso alla contemplazione interiore, quasi ad abbattere qualsiasi confine materiale e spirituale tra il proprio “io” e “l’altro”. Un invito che si materializza tramite tutte le opere esposte ma, forse, in modo più accentuato in lavori quali “L’eau entière est sur moi”. Due larghe campiture di colore si stagliano infatti di fronte a chi osserva in un’accezione quasi “rothkiana” nell’intento di definire uno spazio di immersione e annullamento verso dimensioni altre. Christine Safa lavora per strati, sia in termini di tecnica – come spiegato, la base di partenza sono colori creati direttamente da lei su cui poi interviene con pigmenti e polveri di marmo generando dunque strati molteplici di cui si compone il risultato finale – che volontà di portare alla luce componenti del proprio vissuto, liberati da qualsiasi forma di confinamento per essere apprezzati in tutta la loro intrinseca indecifrabilità. Un processo che lascia che emergano sfumature e accezioni differenti, quasi come accade con il tramandamento orale delle storie in cui, ogni volta, si assiste a variazioni più o meno leggere, accentuando parole o passaggi diversi. E proprio tramite questa stratificazione Safa riporta in vita il suo passato – e il modo in cui ne ha fatto esperienza – con una completezza assoluta e su una dimensione che supera ogni genere di segmentazione temporale: ci offre in dono il privilegio di sbirciare gli angoli più reconditi della sua persona, quasi a volerci dire, in modo carezzevole, quanto sia importante fare altrettanto per evitare di dimenticarsi come ogni singolo bagliore di luce, individuo o attimo rappresenti, in realtà, un elemento di autentica essenzialità per la nostra esistenza.

“Nulla è prezioso quanto questo momento nella nostra vita, questa mattina infinitesimale, questo punto impercettibile nel firmamento dell’eternità, questa minuscola primavera che esisterà solo ora e mai più. Il galletto canta e il giorno splende. Svegliati mio amore, è ora. È ora: Hora! In un breve attimo sarà troppo tardi, perché questo momento non dura che un istante; il vento sta bussando ed è ora o mai più. Non perdere la tua unica opportunità in tutta l’eternità, non perdere la tua unica mattina di primavera” (Vladimir Jankelevitch “Le je-ne-sais-quoi et le presque-rien 1”).

Info:

Christine Safa. C’era l’acqua, ed io da sola
A cura di Alberto Salvadori
18/01/2022 – 06/03/2022
ICA Milano
Via Orobia 26 – Milano

Christine Safa. C’era l’acqua ed io da sola, installation view, Fondazione ICA Milano, 2022 Courtesy l’artista e Fondazione ICA Milano Ph. Filippo ArmellinChristine Safa, C’era l’acqua ed io da sola, installation view, Fondazione ICA Milano, 2022. Courtesy l’artista e Fondazione ICA Milano, ph. Filippo Armellin

Christine Safa, La mer, par delà ton épaule, 2021, olio su tela, 150 x 162 cm, courtesy l’artista

Christine Safa, Source II, 2021, olio su tela, 156 x 170 cm, courtesy l’artista

Christine Safa, C’era l’acqua ed io da sola, installation view, Fondazione ICA Milano, 2022. Courtesy l’artista e Fondazione ICA Milano, ph. Filippo Armellin


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