Il giovane pittore canadese Owen Rival, classe 1999, presenta alla galleria MONTI8 di Latina una selezione di dipinti di medio e grande formato che ritraggono l’artista e sua moglie in scene di vita quotidiana. Questi momenti intimi e scanditi da azioni banali finalizzate a mantenere l’ordine nella routine quotidiana individuano un’ambigua comfort zone sul punto di esplodere in una dimensione quasi patologica, segno di un equilibrio mentale precario. Il titolo della mostra – in italiano Manutenzione cronica – allude a un abitudinario protocollo di comportamenti apparentemente “neutri” attraverso i quali i protagonisti, come tutti noi nel nostro quotidiano, cercano di arginare le loro persistenti ansie esistenziali e di mantenere il controllo della situazione. Per approfondire l’argomento, abbiamo avuto il piacere di rivolgere qualche domanda all’artista.
Camilla Pappagallo: Dopo un periodo di parziale eclissi della pittura figurativa, sempre più giovani oggi scelgono di esprimersi con questo linguaggio. Quali pensi siano le specificità di questa nuova e diffusa corrente realistica che anche tu hai abbracciato?
Owen Rival: Personalmente, l’arte figurativa mi ha sempre attratto. Come spettatore, è il tipo di arte a cui mi sono connesso all’istante perché potevo vedere le storie e le narrazioni specifiche attraverso i personaggi. Come artista, essere in grado di rappresentare la realtà è sempre stato un mio obiettivo e ho lavorato su quest’obiettivo fino a quando sono riuscito non solo rappresentare la realtà, ma a rappresentare la mia realtà. L’aspetto accessibile e narrativo dell’arte figurativa è, secondo me, la sua più grande forza, ma forse anche il motivo per cui ha perso popolarità. I dipinti figurativi sono in circolazione da così tanto tempo che posso capire come gli artisti si sentissero incapaci di dire qualcosa di originale usando il linguaggio figurativo. Tuttavia, dopo una lunga assenza e il conseguente vuoto di rappresentazione del recente passato, penso sia naturale che oggi l’arte figurativa abbia di nuovo molte storie da raccontare.
I dipinti in mostra a MONTI8 ritraggono te e tua moglie in momenti quotidiani in cui chiunque si può immedesimare. Da quali intuizioni nasce l’idea di interpretare la quotidianità come rituale?
Questi dipinti nascono dall’abitudine di vedere la mia vita da una prospettiva esterna, oltre al fatto di essere una persona abitudinaria in generale. Dopo essermi sposato ed essermi trasferito a Houston, ho stabilito nuove routine e ho iniziato a notare l’importanza delle mie piccole attività quotidiane. Volevo condividere l’apprezzamento che avevo coltivato per la mia routine quotidiana isolando e amplificando questi momenti.
Alcune sottili deformazioni degli oggetti rappresentati e i viraggi localizzati del colore verso tonalità sulfuree o ardenti fanno trapelare uno stato mentale quasi allucinatorio che costituisce il sottofondo emotivo di tutte le scene. Quali sono le ansie esistenziali che vengono esorcizzate dalla pittura?
Questa è una domanda davvero perspicace. Ho avuto problemi con la mia salute mentale nei primi mesi di creazione di questa mostra, specialmente quando stavo creando il pezzo “Sleep”. Sono sempre stata una persona che si addormenta subito quando va a letto, ma nelle settimane che hanno preceduto la realizzazione di “Sleep”, restavo sveglio la notte perché mi sentivo molto ansioso. La mia ansia non era legata a un argomento in particolare, ma era invece una costante sensazione di rodere che saltava e si aggrappava a qualsiasi cosa nella mia vita che sembrava fuori dal mio controllo. Stava influenzando così tanto la mia vita che sentivo di non dipingere nient’altro. Mentre stavo realizzando “Sleep”, la mancanza di sonno ha iniziato a peggiorare ulteriormente la mia ansia e mi sono sentito bloccato in una condizione da incubo stranamente silenziosa. Il mio unico sollievo è stato dipingere perché richiedeva tutta la mia attenzione, quindi sento davvero che il dipinto ha assorbito la sensazione di quei momenti. Negli ultimi giorni di lavoro per “Sleep” ho iniziato a prendere antidepressivi e, una volta terminato il dipinto, sono finalmente riuscito a dormire di nuovo. Il contrasto che ho sentito è stato così sorprendente che in seguito ho creato il dipinto “Meds”, sia come “ringraziamento” alle medicine e sia ai dipinti per avermi offerto conforto.
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Pensi che la “cura” rituale evocata possa trasformarsi in una malattia altrettanto cronica del disagio che prova ad arginare?
Tutto deve essere preso con moderazione ed è importante rivolgersi alla fonte giusta per risolvere i nostri problemi. Ad esempio, mentre sento che la pittura mi ha aiutato con la mia ansia quando non riuscivo a dormire, la “cura” per me erano i farmaci poiché la fonte della mia ansia era uno squilibrio chimico. So che se avessi solamente dipinto tutto il giorno e la notte per evitare le mie ansie, avrei distrutto il mio rapporto con l’arte cercando di abusarne come “cura” per i miei disagi. Per altri, la fonte del disagio è probabilmente diversa, quindi anche la risposta è diversa. Se la loro fonte di disagio è un cestino pieno di biancheria sporca, allora la sana routine di fare il bucato è sicuramente una buona cosa. Ma se la fonte del disagio non è qualcosa che viene risolto direttamente dalla routine, allora quella routine può trasformarsi in una distrazione malsana e ben distante dal trovare una vera risposta al problema.
Ci racconteresti qualcosa in più sul tuo metodo creativo e sul suo eventuale rapporto, in termini processuali o estetici, con la fotografia istantanea?
Il mio processo creativo inizia con uno schizzo e da lì io e mia moglie partiamo per scattare le foto di riferimento. C’è uno studio nel creare la foto, ma come pittore, le uso più come suggerimento di un percorso che potrei intraprendere per creare il dipinto invece che come modelli diretti. La pittura come processo è simile alla fotografia istantanea in quanto entrambe convertono la realtà in una superficie bidimensionale permanente, ma i loro punti di forza e di debolezza differiscono. La pittura consente una libertà illimitata, ma le possibilità illimitate possono anche essere una debolezza. La fotografia è vincolata dalla realtà, che di per sé è un confine che non mi piace, ma insieme alla pittura è una forza incredibile. I due mezzi bilanciano le debolezze reciproche, quindi mentre io sono, ovviamente, orientato verso la pittura, la fotografia è uno strumento potente che mi aiuta a creare il mio lavoro.
Info:
Owen Rival. Chronic Maintenance
29/04/2023 – 13/05/2023
MONTI8
via V. Monti 8, Latina
www.monti8.com
Laureata in arte contemporanea, collabora con varie gallerie d’arte contemporanea, fondazioni private, centri d’arte in Italia e all’estero.
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