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Ciò che la terra ci narra: Dineo Seshee Bopape a Pirelli HangarBicocca

Quando il passato è ancora estremamente gravoso è giusto che l’arte contemporanea se ne occupi, soprattutto se la narrazione (spesso parziale e non corrispondente al vero) di ciò che è stato si riverbera sul nostro presente. Per questo motivo, è ammirevole l’attenzione con cui Pirelli HangarBicocca continua a dar voce ad artisti estranei al dominio della visione occidentale. La nuova mostra dell’istituzione milanese, intitolata Born in the first light of the morning [moswara’marapo], è infatti una personale dell’artista sudafricana Dineo Seshee Bopape, visitabile fino al 29 gennaio 2023.

Nata a Polokwane (Sudafrica) nel 1981, Bopape si interroga sulle implicazioni socio-politiche delle tragedie che hanno segnato la storia africana. La sua pratica artistica multidisciplinare (che include installazione, video, disegno a parete e sound-art) trae origine dalla rielaborazione di immagini ed elementi archetipici, posti in dialogo con la tecnologia. Il visitatore, immerso nella penombra della dimensione creativa dell’artista, si trova a esplorare un mondo che assume le caratteristiche della memoria e della riflessione. In un ambiente profondamente sensoriale, in cui l’udito e l’olfatto sono coinvolti al pari della vista, Bopape crea un percorso che interseca le vie della decolonizzazione, dell’identità e della storia.

La semplicità degli elementi con cui l’artista lavora – in primis terra, acqua e argilla – è profondamente eloquente: non servono fronzoli, né soprattutto edulcorazioni, per raccontare la verità di un paese, di un popolo, di una condizione. Il linguaggio di Bopape è altamente poetico, estremamente funzionale e quasi mai esplicito. A parlare non è lei, ma l’elemento, il simbolo. La terra, ad esempio, appare da un lato nella sua qualità architettonica, in opere come and- in. the light of this._ _ _ _ _ _ (2017/2022) e Mothabeng (2022), le cui strutture a cupola richiamano le tradizionali costruzioni abitative del Sudafrica e del Lesotho; dall’altro, assume anche il gravoso compito di rappresentare sé stessa, in tutta la sua (apparente) semplicità. È il caso di Mabu,mubu,mmu, sa_ _ke lerole, (sa lerole ke_ _), del 2022, un’installazione composta di cinque blocchi di terra realizzati in situ: cinque diversi paesaggi che solo a un occhio superficiale appaiono come “mero” terreno, in realtà, l’artista ha voluto esplicitare la profonda ricchezza della terra, cospargendo la superficie di ciascun brano con cenere, foglia d’oro, erbe, cristalli. La terra, dunque, si presenta come un elemento fertile e primordiale, il cui sfruttamento costituisce una problematica che in Africa si associa alla sopravvivenza di attività di matrice colonialista.

La terra come emblema di appartenenza e di identità è protagonista anche dell’opera Lerole: footnotes (The struggle of memory against forgetting), del 2017, senza dubbio la più toccante della mostra. Centinaia di mattoni in terra cruda fanno da supporto alla rappresentazione simbolica della libertà, che appare in due forme principali: in primo luogo nel suono, diffuso tramite diversi giradischi, delle acque di oceani, fiumi e laghi africani e del canto del Quetzal, uccello sacro per le popolazioni mesoamericane; in secondo luogo, nella scultura. L’installazione è infatti disseminata di pugni di argilla solidificati, a rappresentare il potente gesto di Robert Sobukwe, dissidente sudafricano incarcerato durante gli anni dell’Apartheid: ogni volta che un nuovo gruppo di prigionieri giungeva a Robben Island, raccoglieva del terreno nel suo pugno, lo alzava e piano lo lasciava cadere. Bopape cristallizza con le fiamme tutti i pugni di Sobukwe, fermandoli nel tempo come testimonianza storica della lotta per la rivendicazione del suolo e per la sovranità del popolo sudafricano. L’opera, accompagnata da testi che narrano la taciuta resistenza africana durante le conquiste europee, vuole restituire alle popolazioni oppresse il diritto di scrivere la loro storia.

Pirelli HangarBicocca, ancora una volta, prende una posizione importante nel contesto istituzionale europeo: la mostra di Bopape, infatti, si rivolge sì al pubblico sudafricano (e più in generale alle popolazioni oppresse dal colonialismo di ieri e di oggi), ma soprattutto cerca il contatto con il pubblico occidentale. L’artista ci invita a un comportamento che faremmo bene ad assumere come dovere morale: approfondire il nostro passato, fare i conti con le ombre che hanno permesso la situazione privilegiata in cui ci troviamo e aprire gli occhi, le orecchie e il cuore nei confronti di chi è vittima del nostro benessere. Si tratta di una responsabilità che esula le pratiche colonialiste e l’arte contemporanea, per abbracciare il quotidiano nella forma del rispetto per l’altro e dell’autocritica.

Alberto Villa

Info:

Dineo Seshee Bopape, Born in the first light of the morning [moswara’marapo]
a cura di Lucia Aspesi e Fiammetta Griccioli
06/10/2022 – 29/01/2023
Pirelli HangarBicocca
via Chiese 2, 20126 Milano
pirellihangarbicocca.org

Dineo Seshee Bopape, Born in the first light of the morning [moswara’marapo], exhibition view, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2022. Ph. Agostino Osio, courtesy Pirelli HangarBicocca e l’artista

Dineo Seshee Bopape, Born in the first light of the morning [moswara’marapo], exhibition view, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2022. Ph. Agostino Osio, courtesy Pirelli HangarBicocca e l’artista

Dineo Seshee Bopape, Lerole: footnotes (The struggle of memory against forgetting), 2017 (dettaglio). Installation view, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2022. Ph. Agostino Osio, courtesy Sfeir-Semler Gallery, Pirelli HangarBicocca e l’artista

Dineo Seshee Bopape, Mabu,mubu,mmu, sa_ _ke lerole, (sa lerole ke_ _), 2022 (dettaglio). Installation view, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2022. Ph. Agostino Osio, courtesy Pirelli HangarBicocca e l’artista


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