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Clegg & Guttmann alla Konschthal Esch in Luss...

Clegg & Guttmann alla Konschthal Esch in Lussemburgo

Qualcuno poteva immaginare che un piccolo paese come il Lussemburgo, sebbene sede di innumerevoli istituzioni della UE (Parlamento europeo, Consiglio europeo, Consiglio dell’Unione europea, Commissione europea, Corte di giustizia dell’Unione europea – CGUE, Banca centrale europea – BCE, Corte dei conti europea, Servizio europeo per l’azione esterna – SEAE), potesse diventare un punto di riferimento per l’arte contemporanea? Ebbene la piccola città di Esch-sur-Alzette (con meno di 36mila abitanti), un tempo capitale delle Terres Rouges dove si estraeva il ferro, ha avviato nel 2020 un progetto di restauro e che è già stato concluso. Parlo di un edificio, in origine un negozio di mobili, che dopo due anni di ristrutturazione è diventato il Konschthal Esch, Espace d’art contemporain, con ben 2400 mq si spazio disponibile, suddiviso su quattro livelli. Questo edificio si trova tra il quartiere chiamato Brill e quello di Grenz; il confine francese dista meno di un chilometro (in tedesco Grenze vuol dire limite, confine, frontiera, e in Lussemburgo le tre lingue ufficiali sono il lussemburghese, il francese e il tedesco). I resti dell’industria siderurgica nei pressi dell’edificio del Konschthal, la storia della città e lo stesso intervento di restauro (che ha voluto mantenere traccia della memoria storica dell’architettura precedente, mettendo ben in vista le strutture portanti) lo rendono ben distante dal classico white cube, e carico di una forte carica emotiva, un po’ come il Palais de Tokyo di Parigi.

Al momento, la struttura ospita tre mostre: fino all’11 dicembre: “NEW MINETT” con opere di Cie Eddi van Tsui, Justine Blau, Ezio D’Agostino, Raphaël Patout, Julie Schroell, Bénédicte Vallet, Désirée Wickler; fino al 15 gennaio 2023 “People and Places” di Pasha Rafiy e “Rejected” di Clegg & Guttmann. Ci soffermiamo su quest’ultima, per approfondirne i contenuti.

Michael Clegg e Yair Martin Guttmann sono nati nel 1957, il primo a Dublino e il secondo a Gerusalemme. Si sono conosciuti, a New York, alla School of Visual Arts, nella classe di Joseph Kosuth, e dal 1980 hanno iniziato a lavorare come un duo artistico. Parlare del loro lavoro come una semplice presa di possesso della realtà attraverso l’uso della fotografia è davvero riduttivo, giacché il loro lavoro spazia dal video, alla scultura, all’installazione. Certo, sono più conosciuti per le impeccabili fotografie da loro realizzate, soprattutto nel genere del ritratto, della natura morta e del paesaggio. Peraltro i loro ritratti si dividono in tre gruppi: quelli fittizi, dove la recita viene allestita, perché dei modelli vengono presentati come simulatori dei rapporti di potere all’interno del sistema dell’arte; poi ci sono quelli commissionati, dove il confronto con il committente, con le sue richieste e con la soluzione proposte, corrisponde sempre a una logica relazionale e dialogica; quelli di collaborazione dove ogni decisione è presa in comune accordo tra il soggetto fotografato e i due autori. Per esempio nell’opera fotografica conosciuta come “The Board”, dove alti dirigenti della Deutsche Bank sono immortalati in maniera impeccabile, si vuole simboleggiare il potere del denaro negli anni della finanza globale e computerizzata. Ma va aggiunto un punto non secondario: Clegg & Guttmann non sono dei semplici e silenziosi esecutori, non sottostanno a direttive che calano dall’altro: sono loro che pretendono di stabilire ogni elemento dei fondali scenici oltre che la posa di ogni singola persona, l’illuminazione e perfino i dettagli degli abiti, assicurandosi di poter poi esporre l’opera a loro discrezione, anche nel caso in cui il risultato non piacesse al committente e rifiutasse l’acquisto dell’opera. In qualche modo una prova di forza che dimostra il peso di questa coppia di autori. A questo punto possiamo tranquillamente dire che i ritratti commissionati in realtà si dividono in due sottocategorie, quelli accettati e quelli rifiutati. “Rejected”, la mostra in corso alla Konstschthal Esch, è parte di questa seconda sottocategoria.

Le caratteristiche di queste foto sono facilmente schematizzabili: il riferimento al ritratto storico (pensiamo alle tipologie celebrative della ritrattistica fiamminga, olandese o manierista) ritorna di prepotenza, la forte illuminazione laterale è un’altra cifra stilistica a cui vanno aggiunte le pose (che indicano sprezzatura, superiorità, rango istituzionale o semplicemente odore di denaro e autorità), i gesti e gli accessori che caratterizzano il ruolo dei singoli soggetti. Ve lo ricordate il quadro “Gli ambasciatori” di Hans Holbein il Giovane, alla National Gallery di Londra? A parte il memento mori, sottolineato dal teschio in anamorfosi, le pose delle due figure e gli “articoli” che vi fanno da corollario sono lì per indicare proprio l’autorevolezza dei due personaggi e il loro ruolo. Il tutto in una pittura su tavola di 207 x 210 cm, datata 1533. E questo è anche uno dei motivi per cui le foto di Clegg & Guttmann sono sovradimensionate: il confronto è inevitabile. Non è sufficiente la dimensione per l’album di famiglia, né la dimensione minima di una foto concettuale: qui si parla di prestanza, di possanza, di celebrazione, di consacrazione. E le dimensioni ragguardevoli hanno un peso di non poco conto.

Ci sorge spontanea una domanda: come mai alcuni potenti si sono permessi di non riconoscersi nel lavoro di questi due geniali fotografi e di rifiutare il lavoro eseguito? Una possibile risposta è: non sempre il ritratto celebrativo incensa davvero la persona ritratta, spesso ne può sottolineare dei difetti o far vedere il lato non positivo del “volto”. Meglio vivere nell’ombra, forse…

Fabio Fabris

Info:

Clegg & Guttmann, Rejected
22/10/2022 – 15/01/2023
Konschthal Esch
Espace d’art contemporain
29-33, bd Prince Henri
4280 Esch-sur-Alzette, Lussemburgo
www.konschthal.lu

Clegg & Guttmann, installation view “Falsa Prospettiva, Reflections on Clastrophobia, Paranoia and Conspirancy Theory”, Lia Rumma, Milano, 2001. Ph. Emanuele Biondi, courtesy Galleria Lia Rumma, Milano | Napoli Clegg & Guttmann, installation view “Falsa Prospettiva, Reflections on Clastrophobia, Paranoia and Conspirancy Theory”, Lia Rumma, Milano, 2001. Ph. Emanuele Biondi, courtesy Galleria Lia Rumma, Milano | Napoli

Clegg & Guttmann, installation view “Studiolo Nuovo”, Lia Rumma, Milano, 2008. Courtesy Galleria Lia Rumma, Milano | Napoli

Clegg & Guttmann, installation view “Studiolo Nuovo”, Lia Rumma, Milano, 2008. Courtesy Galleria Lia Rumma, Milano | Napoli

Clegg & Guttmann, installation view “Modernismo Italiano”, Lia Rumma, Milano, 2019. Ph. Roberto Marossi, courtesy Galleria Lia Rumma, Milano | Napoli

Clegg & Guttmann, installation view “Modernismo Italiano”, Lia Rumma, Milano, 2019. Ph. Roberto Marossi, courtesy Galleria Lia Rumma, Milano | Napoli


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