Il project space co_atto creato all’interno della stazione di Porta Garibaldi di Milano ha inaugurato l’8 settembre 2021 la prima edizione del festival co_atto un_fair #1 – Ricominciare dal silenzio. Le 18 vetrine nel piano mezzanino del passante sono state affidate a 16 diversi spazi indipendenti e studi di design o architettura, provenienti da tutta Italia, che hanno curato gli interventi site specific con il coordinamento del team di co_atto, formato da Stefano Bertolini, Ludovico Da Prato e Marta Orsola Sironi.
Collettivi, artisti, designer e architetti si confrontano nella lunga navata, focalizzandosi sul concetto di silenzio come sede di incontro. Dando la loro interpretazione rispetto alla contingenza, permettono al visitatore che transita di avere l’opportunità di cogliere gli input creati all’interno di un luogo-non luogo.
The city of feelings è il progetto realizzato da ECÒL, in cui gli effetti della pandemia si evidenziano nella mappa tribale: essa descrive una dimensione in cui sensazioni e gesti degli individui si connettono in un disegno molto più grande. In questo caso però i contatti visibili sono limitati e i segni ripetitivi, sintomo di una fase in cui il luogo di riferimento è silenzioso e quasi immobile, in una mancanza di relazioni.
Più rumoroso è L O U D, il lavoro svolto in collaborazione da Studio GISTO, Alessio D’Ellena e Aeiou, che attraverso quattro caratteri autoportanti hanno creato non un semplice lettering bensì un’installazione effimera d’impatto, che colpisce lo sguardo del passante con la sua presenza. Questo riempimento si contrappone all’assenza visiva nella vetrina di Giardino Project, spazio nato durante il lockdown, presentata da Veronica Bisesti, che associa al silenzio la possibilità di un isolamento e raccoglimento personale, come avviene nello studiolo umanista. L’artista fotografa il suo studio ma lo fa abitare da Christine de Pizan, poetessa e storica trecentesca che in Francia promuove un dibattito protofemminista. L’assemblaggio dello scatto allude al movimento di libertà ed emancipazione che attiva l’ambiente statico e chiuso.
Dissolvente e sfumato è invece l’intervento di sottrazione del Collettivo Damp, che in Ediacara riproduce l’omonimo periodo Precambriano e la natura degli organismi che lo popolarono. La loro ipotesi di destino del pianeta è quella in cui l’uomo va verso un “divenire nulla”, riducendo gradualmente il suo impatto sulla realtà, come le lettere disposte sulla terra rossa si rimpiccioliscono. Un’interpretazione differente viene da ReA! Art Fair, che presenta Without Direction, una videoinstallazione di Fabrizio Narcisi in cui l’artista immagina un mondo del futuro, dominato dalle macchine dopo l’estinzione di tutte le specie, e riflette sugli effetti della pandemia e in generale sull’influenza dell’uomo sulla natura. In questo scenario apocalittico un calcolatore degli anni ‘80 è l’unico a sopravvivere, grazie alla sua capacità di poter lavorare senza il bisogno di aggiornamenti, al contrario dei computer più moderni, determinando una supremazia dell’analogico sul digitale.
È sempre attiva la vetrina dell’Archivio, che in questa occasione ospita l’omonimo magazine, mentre quella del fumetto è invasa dal pungente spirito di Cinicodesign.
Primordiale è l’approccio di Hermann Bergamelli per Spazio Volta, che con Funes (2021) dà vita a un manifesto della sua poetica in accordo con l’idea di base del festival. Attraverso un accumulo plastico di tessuto dai confini non delimitati, la vetrina sembra dilatarsi e riempirsi, in un moto lento e indefinito: una calma circonda il nostro sguardo, che entra dentro questa nuova dimensione tattile. Lo studio ANDS propone un’indagine sul silenzio e le sue valenze, tra cui attivo/passivo e artificiale/naturale, e dalla ricerca sui materiali e le origini dell’uomo emerge l’importanza della pietra, un oggetto di azione dinamica ma totalmente muto. Le rocce reali vengono presentate sia sotto forma di scansione 3D, sia come stratificazione in plexiglas divisa a metà, manifestando una forza energica, che da un evento di rottura trova la propulsione per ricominciare la sua attività.
Ricominciare dal silenzio si affianca indubbiamente alla linea seguita quest’anno sia dalla DesignWeek e sia dal Miart, confermando l’esigenza di concentrarsi sul presente e ripartire da un nuovo punto fermo. Attraverso il processo di cambiamento che si sviluppa all’interno di uno spazio ibrido e indipendente, co_atto diventa generatore di incontri dopo una pausa nella comunicazione.
Cecilia Buccioni
Info:
co_atto un_fair #1
08/09/2021 – 22/10/2021
www.coattoproject.com
co_atto un_fair #1 “Ricominciare dal silenzio”, vetrina di Spazio Volta, artista Hermann Bergamelli, Funes, 2021, Tappezzeria cucita e tinta con elementi naturali e chimici, ph. Matteo De Nando – Crates design. Courtesy the artist, Spazio Volta & co_atto
co_atto un_fair #1 “Ricominciare dal silenzio”, ARCHIVIO, magazine semestrale pubblicato da Promemoria Group, installazione site-specific per archivio co_atto. ph. Matteo De Nando – Crates design. Courtesy the artist, Promemoria Group & co_atto
co_atto un_fair #1 “Ricominciare dal silenzio”, ReA! Art Fair: Fabrizio Narcisi, Without Direction, 5’43’’, Video installation, 2021. Ph. credit Matteo De Nando, Crates. Detail. Courtesy the artist, ReA! Art Fair & co_atto
co_atto un_fair #1 “Ricominciare dal silenzio”, vetrina di Lineare, autori Diego Ballini e Gianluca Ferriero, “Linea_150”, Marker su quattro stampe, 100 x 140 cm, Milano, 2021, ph. Matteo De Nando – Crates design. Courtesy the artist, Lineare & co_atto
Dopo la laurea in Beni Culturali si trasferisce a Milano e termina il suo percorso di studi all’Università IULM, dove si specializza in arte contemporanea e comunicazione. Attualmente vive a Pescara e lavora in un’associazione culturale, collabora con una galleria d’arte ed è contributor per Juliet Art Magazine e Rivista Segno. É in costante esplorazione della contemporaneità artistica e delle sue molteplici letture.
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