Partendo da un assunto, si potrebbe dire che il tratto distintivo maggioritario della ricerca artistica contemporanea è l’interdisciplinarità. Con ciò si indica non solo la compresenza in una medesima opera di più mezzi espressivi, ma anche la pluralità di direzioni verso cui è attualmente orientata la sperimentazione nel campo delle arti visive, indocile a qualunque statuto.
Comprendere le ragioni dietro a tanta diversità è indubbiamente uno dei compiti più urgenti della critica e momenti espositivi come quello costituito dalla collettiva Codex-Frammenti di narrazioni visive, possono rappresentare un’occasione di confronto valido per risolvere alcuni dei paradigmi proposti dal presente. L’evento, a cura di Lorenzo Fiorucci e ospitato negli ambienti di CasermArcheologica, si configura, con tali accenti e grazie al lavoro degli artisti Gian Luca Bianco, Giorgio Centovalli, Daniele de Lorenzo, Massimo Luccioli, Gianni Moretti, Antonio Ottomanelli, Alice Pedroletti, al pari di una summa di posizioni estetiche diversificate che caratterizzano la mostra di un significativo indice di eterogeneità, rispecchiando in quest’ultimo aspetto la composizione miscellanea degli antichi codici medioevali.
Difatti, le opere presentate ben riflettono tale attitudine, spaziando, tecnicamente, dalla fotografia all’installazione, dalla pittura alla scultura, il tutto accompagnato da una riconoscibile attenzione nei confronti dei materiali e degli strumenti linguistici utilizzati. L’evidente e voluta varietà, qui raggiunta mediante la selezione di esiti emblematici e utili ad argomentare la narrazione posta in essere dalla mostra, si esprime, nella singola opera, mostrando l’autonomia di ciascun autore mentre, nella filologia complessiva del percorso espositivo, lasciando intravedere un sottotesto operativo condiviso che, assecondando modalità differenti, si riscontra nel lavoro di ogni interprete funzionando, così, da comune denominatore.
Si tratta dell’estetica del frammento individuabile, nella dissezione dell’immagine fotografica, nell’intervento di Gian Luca Bianco, in termini di disarticolazione e riformulazione di un apparato testuale, nell’opera di Giorgio Centovalli mentre, nelle forme disgregate di una texture discontinua, nel lavoro di Daniele de Lorenzo. Massimo Luccioli ne fornisce una parafrasi legata al materiale e carica di rispondenze metaforiche, Gianni Moretti dissemina le componenti della sua installazione nello spazio ospitante offrendone una visione d’insieme parcellizzata, Antonio Ottomanelli scandisce i tempi di lettura di una serie di fotografie appressandole a mo’ di quadreria sottolineandone il senso di unità e divisione mentre, nell’accezione più astratta, analogica e sintetica del termine, il frammento si ritrova nella scultura di Alice Pedroletti.
La sovrapposizione di stili – seppur ragionata – messa in atto da Codex-frammenti di narrazioni visive, trova degno luogo proprio presso CasermaArcheologica di Sansepolcro, sede già di per sé molto connotata e perciò distante dal canonico “white cube” a cui tanta contemporaneità ci ha abituati, per il suo essere esempio del rapporto osmotico fra passato e presente. La mostra, inaugurata lo scorso 18 maggio e inserita fra le iniziative previste dal Comune di Sansepolcro per il cinquecentenario dalla morte di Leonardo da Vinci, sarà aperta al pubblico fino al 13 settembre; buona visita.
Info:
Codex-Frammenti di narrazioni visive
a cura di Lorenzo Fiorucci
18 maggio – 13 settembre 2019
CasermArcheologica
Via Aggiunti 55, Sansepolcro
Alice Pedroletti, Frigido (astrazioni), 2012-2019
Daniele De Lorenzo 1, 4, 9, 16
Critico d’arte contemporanea e curatore, ha curato mostre in gallerie, spazi indipendenti e istituzionali. Ha tenuto conferenze in Italia e all’estero. Suoi testi e ricerche sono pubblicati su cataloghi, magazines di settore, edizioni di gallerie e monografie. È curatore di archivi d’artista, contributor di riviste e uffici stampa specializzati. Collabora con fondazioni, musei pubblici, case editrici e università a progetti di ricerca e curatoriali.
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