Il 21 aprile, in perfetto orario, mi metto in fila per entrare alla Biennale. Decido di iniziare dall’Arsenale e ho un’ottima ragione per farlo. Ci sono, infatti, diversi malumori per il Padiglione Italia di quest’anno, curato da Eugenio Viola e che ospita un gigantesco percorso/installazione di Gian Maria Tosatti. Quest’ultimo è qui presente in veste di artista, ma è conosciuto soprattutto per essere il direttore della Quadriennale di Roma, e a breve avrà una personale al Pirelli HangarBicocca di Milano. Insomma, Tosatti è un po’ ovunque in questo periodo, e voglio capire come mai le voci sulla sua figura siano così contrastanti. Detto questo, devo essere sincero: prima di entrare per iniziare il mio percorso tra un padiglione e un altro mi sono ripromesso di non ascoltare i vari commenti e pettegolezzi, cercando di immergermi in questa Biennale per guardarla con gli occhi di un bambino.
Mi ritrovo davanti al Padiglione Italia. Una fila dantesca ci divide. Quando arriva il mio turno per entrare, ormai ho uno stato di hype così alto che chiedo agli addetti alla sicurezza che cosa ne pensino loro del Padiglione Italia. La loro risposta è stata: “Non abbiamo mai visto qualcosa del genere, ti prende dentro”. Si accede al Padiglione uno alla volta e il lasso di tempo tra un accesso e l’altro è voluto: è necessario «vivere» questi spazi e, se volete un consiglio, evitate di andarci in gruppo e state lontani anche da chi incontrerete dentro.
Il Padiglione è come un atto in due parti: una storia riguarda noi come genere umano e l’altra riguarda la natura. Il suo titolo è: Storia della Notte e Destino delle Comete. Da fuori, esso ricorda i magazzini anni Sessanta/Settanta dell’Italia recentemente industrializzata, un incipit per quello che ci aspetta all’interno. Mi ritrovo immerso proprio in quegli anni, perfino l’aria ha il medesimo odore e, girovagando tra un macchinario e l’altro, sono così immerso dentro questa scenografia che ho la sensazione di dover timbrare il cartellino per iniziare il mio turno di lavoro. Tutto, ma davvero tutto, è collocato perfettamente e, se non fosse per una scala che accompagna il visitatore nella parte superiore dello spazio, la percezione che quel posto sia reale è davvero prepotente, tanto è riprodotto bene.
Un altro consiglio: girando attorno ai macchinari troverete diversi oggetti che vi racconteranno un periodo storico significativo del nostro Paese, ma soprattutto troverete un giradischi sul quale potrete spostare la puntina, quindi lasciatevi accompagnare dalla musica del disco inserito.
Al primo piano troviamo una stanza con un letto senza il materasso, un crocifisso sul muro, delle finestre che danno sul piano della «fabbrica tessile». La seconda porta invece conduce al piano terra, dove ci sono le postazioni delle macchine da cucire industriali, le stesse che furono usate dagli operai e dalle operaie negli anni del grande boom economico. Se deciderete di rimanere al piano superiore per qualche minuto, vi consiglio di appoggiare alle pareti il vostro orecchio e ascoltare.
Proseguendo, si finisce in una sorta di porticciolo in cui il mare in tempesta ricorda l’episodio biblico del diluvio universale, accompagnato da bagliori di luce in lontananza.
Tutto il Padiglione Italia propone una visione dello stato attuale dell’umanità e delle sue prospettive future. L’opera nel suo complesso si configura come un dispositivo intermediale che contiene e fonde una pluralità di linguaggi che vanno dai riferimenti letterari alle arti visive, dal teatro, alla musica e alla performance, secondo il metodo abituale di Gian Maria Tosatti. Una particolare e complessa macchina narrativa ed esperienziale che conduce il pubblico lungo un percorso a tratti familiare, a tratti spiazzante, ma con l’obiettivo di offrire una consapevolezza nuova e di generare riflessioni concrete sul possibile destino della civiltà umana, spesso in bilico tra i sogni e gli errori del passato e le promesse di un futuro che è in parte ancora da scrivere. Quest’esperienza è un vero e proprio viaggio, tanto che, quando esco dal Padiglione e la luce del sole mi accarezza, ho la sensazione fisica e perfino psicologica di sentirmi come quando fuori piove e si è senza ombrello. Si prova un’impressione piacevole, ma al contempo nostalgica e triste.
Sono uscito dal Padiglione Italia, che ritengo uno dei migliori degli ultimi quindici anni, proprio con questa percezione: una sensazione di leggerezza e di voglia di costruire un futuro diverso da quello che è stato il passato. Probabilmente il duo Viola/Tosatti ha sferrato un colpo da biliardo di quelli impossibili, ma reale, tangibile. Per certi versi, è il Padiglione più interessante di questa edizione della Biennale d’Arte, un’occasione mancata per la vincita del Leone d’oro della kermesse lagunare.
Info:
Storia della Notte e Destino delle Comete
Eugenio Viola – Gian Maria Tosatti
23 aprile – 27 novembre 2022
Biennale Arte 2022
Gian Maria Tosatti, “Storia della Notte e Destino delle Comete”, Padiglione Italia, Biennale Arte 2022, a cura di Eugenio Viola, Commissario del Padiglione Italia Onofrio Cutaia. Courtesy DGCC – MiC
Gian Maria Tosatti, “Storia della Notte e Destino delle Comete”, Padiglione Italia, Biennale Arte 2022, a cura di Eugenio Viola, Commissario del Padiglione Italia Onofrio Cutaia. Courtesy DGCC – MiC
Gian Maria Tosatti, “Storia della Notte e Destino delle Comete”, Padiglione Italia, Biennale Arte 2022, a cura di Eugenio Viola, Commissario del Padiglione Italia Onofrio Cutaia. Courtesy DGCC – MiC
Gian Maria Tosatti, “Storia della Notte e Destino delle Comete”, Padiglione Italia, Biennale Arte 2022, a cura di Eugenio Viola, Commissario del Padiglione Italia Onofrio Cutaia. Courtesy DGCC – MiC
Artista e curatore indipendente. Fondatore di No Title Gallery nel 2011. Osservo, studio, faccio domande, mi informo e vivo nell’arte contemporanea, vero e proprio stimolo per le mie ricerche.
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