Chiedetevi qual è il valore dell’arte contemporanea nel periodo fortemente drammatico che stiamo vivendo, a livello globale. Non serve una risposta assoluta, ma ponete attenzione sul fatto che l’arte tutta ci ricorda che siamo umani, fragili e precari. L’arte contemporanea attraverso installazioni scultoree, sonore, video e con performances, talvolta in modo cruento, rievoca in noi il senso della fragilità dell’esistere e il peso della morte.
Proprio l’arte contemporanea, nelle sue molteplici sfaccettature, si occupa particolarmente della fragilità dell’esistenza e della morte con tutte le implicazioni che essa comporta come il dolore, il senso di vuoto e di abbandono. Certamente offre anche visioni di bellezza e poesia. L’arte nella sua organicità si occupa di infinito e anche del finito: quindi del limite dell’esistenza terrena.
Rispetto al concetto di mortalità, in piena crisi globale da COVID-19, mi sono tornate in mente alcune opere di Anish Kapoor, artista anglo-asiatico con madre ebreo-irachena e padre indiano, protagoniste nel 2017 di una sua personale al MACRO. Così ho recuperato e attualizzato la testimonianza della lacerazione, della ferita, dell’angoscia, attraverso queste opere di grandi dimensioni realizzate in silicone, pigmento, tela e tessuto nel 2012.
Vi propongo così un’idea di morte straziante che preme, scuote e lacera la materia proprio in piena pandemia da COVID-19. In queste opere c’è la denuncia di un mondo malato, nell’intreccio tra disumanità e violenza. Il risultato non è solo una distruzione, ma un supplizio che porta alla lacerazione delle membra del mondo. Spero che non turbi troppo l’idea della morte, ma parlare di arte contemporanea vuol dire anche questo e un popolo poco avvezzo all’idea della morte è sinonimo di un popolo sedato. Vi mostro solo alcune opere che raccontano e condensano anfratti, corpi, budella di un’umanità sanguinante nei suoi organi vitali interni come se fossero lacerati da un virus.
Voglio consegnarvi così l’immagine simbolica di ciò che resta dell’umanità secondo Kapoor e lo faccio proprio con un artista che lavora soprattutto sulle forme perfette. Ma da oggi e per lungo periodo la nostra necessità è un’altra e Kapoor l’aveva già raccontata, a modo suo. Come si fa nel mondo dell’arte. A noi non resta che intercettare le grida di denuncia di queste opere per essere testimoni vigili e consapevoli nei confronti dell’arte e, soprattutto, del mondo.
Nilla Zaira D’Urso
Info:
Anish Kapoor. Exhibition view at MACRO, Roma 2017
Anish Kapoor, Dissection, 2012. Silicone on canvas, 223×305×20 cm
Attraverso l’arte sente l’esigenza di accostarsi sempre di più alla natura, decidendo di creare una residenza artistica sull’Etna come un “rifugio per l’arte contemporanea” per artisti e studiosi. Nasce così Nake residenza artistica. Vince il Premio Etna Responsabile 2015. Nel 2017, è invitata nella Sala Zuccari, Senato della Repubblica, come critico d’arte. Scrive per artisti italiani e stranieri. Curatrice del primo Museo d’Arte Contemporanea dell’Etna e del progetto “Etna Contemporanea”.
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