In quanti modi si può declinare il corpo? Quando diventa pubblico e quando riesce a rimanere privato? Quanto sono stati necessari i corpi intesi in veste politica per il progresso dell’idee e della società? “Cortona On The Move” è un progetto fotografico ambizioso e pienamente riuscito, grazie all’impegno dell’Associazione Culturale ON THE MOVE che ormai da quattordici anni organizza a Cortona questo fondamentale appuntamento per immergersi nel contemporaneo dell’ottava arte. Se la fotografia è una forma di indagine che necessita di occhi capaci di investigare il visibile e l’invisibile, la cittadina aretina si connota come una base imprescindibile per orientarsi nel caotico mondo delle immagini e diventare una delle capitali della sensibilità individuale e collettiva del nostro tempo.
Spalmata su sei stazioni, “Cortona On The Move” può contare su un nutrito gruppo di importanti sponsor, diversi patrocini, sempre maggiori e significativi partenariati e collaborazioni. La foto cover fa parte di un progetto tematico dell’artista libanese Myriam Boulos che ha interrogato le fantasie sessuali delle sue connazionali. Il messaggio di Sexual Fantasies è molto identitario: sono le donne, detentrici del proprio corpo, a parlarne e non a essere oggetto di considerazioni altrui. Siamo nella Fortezza del Girifalco, la rocca militare medicea che ospita una sezione storica e politica del festival. Se è pop la rappresentazione di Gesù che il fotografo polacco Paweł Jaszczuk ci rimanda perché pop può essere l’uso e il consumo del grande evangelizzatore (progetto intitolato in modo provocatorio ¥€$U$), la collaborazione con il prestigioso e ricchissimo patrimonio fotografico della fiorentina Fondazione Alinari per la Fotografia ci propone un percorso emotivamente destabilizzante curato da Nicola Lagioia e Chiara Tagliaferri. Corpi celesti è il progetto caratterizzato da uno sguardo non convenzionale dei curatori e centrato su un trittico in bianco e nero potente e suggestivo, introdotto da una fotografia di grandi dimensioni di una neonata morta. Incredibilmente contemporanea, se si pensa ad alcune polemiche estive in contesto olimpico, è la serie riguardante i ragazzini siciliani ritratti nella loro nudità da Wilhelm von Gloeden, impreziosita da un ritratto di ermafrodita sensuale e fragoroso. Ancora più potenti sono le immagini di fine ‘800 di Mario Nunes Vais che ritrae nudi femminili sfregiati dalla vergogna famigliare del suo tempo e il sincretismo tra rito religioso e magia inspiegabile nelle figure umane sospese di Antonio Trombetta.
E se, appunto, la prima stanza ci mostra la fotografia della morte reale, il progetto storico e collettivo This is the End, curato da Paolo Woods & Irene Opezzo, esplora l’esposizione plateale della morte, a volte iconica e universale come nel caso di Che Guevara e di Lenin, a volte grottesca come nelle forme kitsch delle bare scelte in alcune aree del Ghana, a volte dolorosa come uno stillicidio nel confronto tra il viso di chi è malato e lo stesso viso una volta esalato l’ultimo respiro, a volte macabro come nel caso dei contadini indonesiani in posa con il cadavere di una persona cara, o ancora nelle vesti apparentemente cinematografiche delle vere foto scattate sul luogo del delitto dalla polizia newyorchese. Se della vita la morte costituisce la fine, grazie alla fotografia la morte raffigurata ne costituisce la prosecuzione temporale. La rete costruita nel tempo dagli organizzatori di “Cortona On The Move” ha, tra i suoi partner più recenti, il collettivo fotografico Cesura e Intesa Sanpaolo, grazie ai quali possiamo immergerci in un progetto ambientato nel nord italiano e dal significativo titolo di Cronache d’acqua, un collage di racconti che hanno al centro il corpo dell’acqua, dalle sorgenti alle foci, dallo sfruttamento industriale a quello agricolo.
Dalla fortezza medicea del Girifalco, il centro storico di Cortona si può raggiungere percorrendo la via Crucis arricchita da un famoso cortonese, Gino Severini, con le quattordici stazioni pasquali da lui realizzate con la tecnica del mosaico. Qui lo spazio espositivo open air è appannaggio di un solo artista e il prescelto dell’edizione 2024 è il newyorchese Pelle Cass che interpreta il tema massificandolo alla più elevata potenza. Le sue gigantografie sportive, dal titolo Crowded Fields, straordinariamente spiazzanti e caotiche, sono frutto di una tecnica meticolosa: Cass colloca la fotocamera su un treppiedi, scatta migliaia di fotografie dei campi da gioco sportivo e assembla le figure selezionate in un’immagine finale che diventa una sorta di mosaico affollatissimo di corpi che occupano lo spazio in tutte le direzioni.
Due fotografe, Giulia Parlato & Giovanna Petrocchi, rafforzano la collaborazione tra il festival e l’Accademia Etrusca cortonese con un progetto di dialogo tra alcune fotografie e una selezione di opere d’arte custodite nel museo. Muse è il titolo di questo progetto che indaga la rappresentazione femminile nell’arte e anche lo sguardo osservatore di donne in visita alle sale museali. Altro duo artistico è quello statunitense formato da Ken Graves & Eva Lipman che, con un progetto di compostezza e controllo, Restraint and Desire, ci racconta una gamma emotiva che risiede tra i due poli del titolo. Le fotografie, esposte nei locali dell’ex Magazzino delle Carni, ritraggono situazioni americane ufficiali in cui è interessante notare il dovuto contenimento dei protagonisti e la voglia serpeggiante di lasciare eruttare i propri desideri.
Palazzo Baldelli, nel cuore dei vicoli storici di Cortona, rappresenta sicuramente la sede principale di “Cortona On The Move”. Ben dodici sono le serie tematiche ospitate in questo palazzo medievale e il registro artistico e contenutistico varia dal grottesco all’impegno, dal leggero al drammatico. Alessandro Cinque documenta una storia di resilienza peruviana che esula dal tema dominante e che ci permette di conoscere la raccolta dell’acqua da umidità da parte degli abitanti, la maggior parte migrante interna, indigena e povera, di alcune periferie dell’immensa megalopoli di Lima. I protagonisti sono gli Atrapanieblas, gli acchiappa gocce diremmo noi, capaci di raccogliere e distribuire, con l’uso di reti notturne, acqua per il giorno dopo. Il fiorentino Niccolò Rastrelli indaga il fenomeno globale dei cosplayer, creando nell’osservatore, con il suo progetto They Don’t Look Like Me, una sensazione di smarrimento nell’accostare genitori impassibili e borghesi a figli travestiti da eroi da fumetto. L’ungherese Szabolcs Barakonyi ci mostra un’antologia di corpi del reato con un progetto, intitolato Cold Trail – Forensic Realism, di esposizione di dettagli fondamentali della scena del crimine. Un Gabriele Basilico assolutamente lontano dalla fotografia cui siamo soliti associarlo, si diverte con un progetto dadaista al confine tra eros e arredo che ci rimanda ai segni che lasciano diversi tipi di sedia nei glutei femminili. Contact è il titolo del tutto coerente di questa serie tematica dal forte sapore ironico.
Lo stesso tono leggero e scanzonato si ritrova nei corpi delle coppie di Maurizio Berlincioni che, con le sue Fotocoppie, ci mostra coppie (e famiglie) nude che siedono o si adagiano sul famoso divano rosso a forma di bocca realizzato da Gufram agli inizi degli anni ‘70. Non scatta fotografie originali invece Carl Ander che, con il progetto paradossalmente definito Static Motion, ricolloca in un contesto estraniante le foto strappate alle pagine di riviste vintage di fitness. Sempre in termini vintage, Matthieu Nicol ci mostra le reali e strane situazioni di chi ha dovuto sottoporsi a prove estreme in ambito scientifico e astronomico statunitense, con il progetto anche qui dal titolo che non presta il fianco ad alcun equivoco: Test Subjects. Tenera e familiare è la serie tematica di padri e figli del bulgaro Valery Poshtarov, vincitore con il progetto Father and Son della seconda edizione del COTM Award. I genitori e i figli ritratti, generalmente di aree ex sovietiche, si stringono in posa la mano dando a volte l’impressione di un gesto mancante o raro nelle rispettive quotidianità. Androids in the Woods è il titolo intrigante del progetto dello spagnolo Toni Amengual che, partendo dalla solitudine crescente indotta dai social e la conseguente smaterializzazione digitale dei corpi, si trasferisce in una località periferica e poco popolata della Finlandia fotografando alcune persone e le loro conversazioni sulle app di incontri.
Il tono contenutistico diventa ben più poderoso con American Mirror, progetto fotografico dello statunitense Philip Montgomery che ci rivela gli Stati Uniti quasi in presa diretta. La società a stelle a strisce è di recente di fronte a un bivio: da un lato l’inquietante ghigno di Donald Trump (magnifico bianco e nero), dall’altro le istanze sociali e autenticamente democratiche. Istanze che ritroviamo in un altro progetto ben più aderente al tema del corpo: The Last Safe Abortion è un ricchissimo collage fotografico che ripercorre il mezzo secolo di legalità del diritto all’aborto. Carmen Winant è fotografa attivista molto vicina alle reti di assistenza femminista e in questa serie tematica fornisce voce agli operatori sanitari, ai manifestanti, alle donne attiviste, ai medici, agli anestetisti.
La declinazione del corpo della fotografa egiziana Rehab Eldalil è assolutamente imperdibile: il suo progetto From the Ashes, I Rose nasce dalla collaborazione con la sede ospedaliera giordana di Medici senza Frontiere. Sfilano così davanti ai nostri occhi le vittime delle guerre, con i volti e i corpi sfigurati e martoriati ricostruiti dalla chirurgia dei volontari. Dalle ceneri si può risorgere e il grande merito dell’artista araba è quello di conquistare l’intimità e le storie di chi si è sottoposto al suo sguardo. Davvero in sede off, in un caseggiato della stazione ferroviaria di Camucia, trova posto il corpo declinato come una tela. The Body as a Canvas, con fotografie scelte da Lars Lindemann & Paolo Woods, ci propone l’epica contemporanea del tatuaggio, una forma d’arte (o uno sfregio volgare) che oggi impera e può rendere il nostro sguardo ugualmente affascinato e disgustato.
La XIV edizione di Cortona On The Move è accompagnata dall’omonimo catalogo curato da Paolo Woods.
Info:
Cortona On The Move 2024: Body of Evidence
11/07-03/11/2024
Varie sedi a Cortona
www.cortonaonthemove.com
Sono Giovanni Crotti e sono nato nel giugno 1968 a Reggio Calabria per rinascere nel giugno 2014 a Piacenza, città dove vivo. Il mio reddito è garantito dalle consulenze digitali, per poi spenderlo in gran parte nell’arte e nelle lettere: sono stato e sono curatore di contenuti e organizzatore di eventi culturali per artisti, gallerie e spazi istituzionali, oltre che scrittore di recensioni di mostre, creativi di ogni epoca e libri.
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