Analizzare il lavoro di Cristian Ciamporcero, esige un uso descrittivo concettuale capace di mantenersi “integro” passando attraverso un’analisi dissociante, non perché le opere dell’artista siano in sé dissociate, ma perché derivano da multiple personalità unite in un solo “atto” visivo, una stampa fotografica, un’opera finale inizio di un nuovo universo. L’opera non mette solo insieme l’immagine dell’artista con le immagini delle persone fotografate, non si limita a una sovrapposizione delle stesse, non si risolve in una frammentazione e ricomposizione o in un puzzle; l’opera è una manipolazione visivo-genetica. Ciamporcero (figlio d’arte, il padre era Giorgio Ciam) con le sue fotografie cerca la propria identità in relazione a quelle degli altri, in un continuo trasformarsi del contesto spazio-temporale che rende difficile individuare contemporaneamente il luogo, la persona, e il suo divenire. La ricerca di Cristian sull’identità, usa un lavoro di manipolazione digitale; dice l’artista: “Attraverso una sorta di performance teatrale, ricalco e mi approprio delle posizioni, delle emozioni dei protagonisti. Per ogni posa assunta vengo fotografato in modo da potermi sostituire a tutti i personaggi rappresentati. Con l’uso di programmi di fotoritocco sovrappongo le mie immagini all’opera originale fino a raggiungere una fusione/appropriamento con le vite raffigurate”.
L’artista parte da un “fermo immagine” per giungere a un altro “fermo immagine”, creando più percorsi di lettura dell’opera: un bisogno quasi solipsistico di appropriarsi delle vite degli altri; una presa di coscienza nel percepire l’Io come una piccolissima parte della sua totalità e una rilettura/visione, di altri possibili “sé”. Ciamporcero si interroga sull’identità, ma invece di ottenere una risposta, viene sommerso da infinite risposte, così Work in progress diventa, appunto, il titolo del suo ultimo lavoro, che verrà pubblicato e presentato a febbraio del 2021 da Prinp-Editoria d’Arte 2.0 di Torino. L’identità cercata, nel lavoro di Ciamporcero, passa anche attraverso il Nome: con un’istallazione interattiva, che fu esposta alla Galleria La Via Lattea di Torino nel 2012 e sempre a Torino alla Cavallerizza Reale, dove propose Ditemi chi non sono, opera complessa che ha come punto focale l’immagine fotografica dell’artista e alcuni pannelli sui quali sono riportati ben 27.840 nomi propri, ripetuti in loop audio da una voce femminile. Il visitatore è invitato a interagire cancellando uno o più nomi e l’artista sa che, prima o poi, potrà essere cancellato anche il proprio. L’opera è una metafora del destino umano: ogni uomo è persona unica e contemporaneamente moltitudine. Ditemi chi non sono sottolinea il nostro tempo limitato, ogni nome cancellato è un’identità perduta: alla fine tutti i nomi!
L’installazione verrà ancora presentata presso il FAC Fabbricato per le Arti Contemporanee a Collegno (TO), nei mesi di febbraio/marzo 2021, finché tutti i nomi non saranno cancellati e, in sintesi, diventerà “Storia”.
Gianni Maria Tessari
Info:
febbraio / marzo 2021
Ditemi chi non sono
FAC Fabbricato per le Arti Contemporanee via al Molino 1/26
Collegno T(O)
http://www.facebook.com/fabbricatoarticontemporanee/ – carloxdoria@gmail.com
info: www.olimpiainscena.it
Cristian Ciamporcero, Soggetto 0036, 2015, manipolazione digitale, stampa lamda, plastificazione opaca, 75 x 90 cm, courtesy Carlo D’Oria e FAC
Cristian Ciamporcero, Soggetto 0024, 2013, manipolazione digitale, stampa lamda, 100 x 75 cm, courtesy Antonino Minnit
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