È stata inaugurata venerdì 16 febbraio Ipergrafie, personale di Francesca Matarazzo, visitabile alla Mucciaccia Contemporary di Roma fino al prossimo 17 marzo. La mostra, a cura di Giulia Abate, presenta un ricco corpus di lavori dell’artista partenopea, per la prima volta in mostra a Roma. Il percorso espositivo è costruito su una suggestiva alternanza di grandi opere nere, bianche e oro, che intrecciano un fitto dialogo con la letteratura italiana e internazionale, a cui la Matarazzo attinge citando alla lettera passi di alcuni capolavori.
Le parole di Pirandello, Dante, Pessoa, Montale e altri grandi maestri divengono soggetto del quadro e ne invadono la superficie, alle volte con un respiro più lento e ordinato, altre occupando ogni piccolo spazio, tanto da formare un’unica immagine a un primo sguardo illeggibile.
Per comprendere a fondo queste opere ci si deve prendere del tempo, perchè si possa apprezzarne il colore, la brillantezza, l’impatto estetico, ma anche perchè l’opera deve poi essere letta come una pagina, un brano che invita l’osservatore a riflettere.
Il tempo è un elemento costante nella ricerca di Francesca Matarazzo. In questa mostra passi tratti da varie letterature vengono appunto bloccati nel tempo, quasi a ribadire la necessità di fermarci a meditare sul loro significato e sul rapporto tra questo e le nostre esperienze. Ogni frase è sempre scelta in relazione al passato dell’artista, fatto di un bagaglio con cui ora tutti possiamo confrontarci e, proprio con il tempo, superare le nostre paure e le nostre incertezze.
Tra i concetti chiave c’è poi quello dell’identità: l’autoconsapevolezza, il contrasto tra come percepiamo noi stessi e ciò che nella realtà siamo è evocato, per esempio, dal celebre brano tratto da Uno, Nessuno e Centomila di Luigi Pirandello. Il dialogo tra il protagonista e sua moglie a proposito del suo naso e sulle altre piccole irregolarità dell’aspetto esteriore, sottolineano come l’uomo sia diverso da come il mondo circostante lo veda. L’uomo si scopre una moltitudine di uomini, vive la vita recitando una o più parti per adattarsi. Quello delle Matarazzo è invece un invito a gettar via la maschera e vivere la propria vita essendo sempre sé stessi, spogliandosi di ogni bugia.
Attraverso agglomerati materici di pietra e cemento su squillanti fondi oro, l’artista continua il suo viaggio introspettivo toccando altre tematiche come l’amore, il coraggio e il rimorso. Due lavori citano Fernando Pessoa e Oscar Wilde e riportano i versi “porto addosso tutte le cicatrici della battaglie che ho evitato” e “ciò che non abbiamo osato abbiamo certamente perduto.” Entrambe le opere possono essere lette come un monito per ricordarsi di affrontare le nostre battaglie senza il timore di perderle.
Infine la mostra si chiude con un fotogramma tratto dal film di Pasolini “Salò e le 120 giornate di Sodoma”, unico lavoro fotografico presente. L’immagine, che raffigura un uomo e una donna nudi che si avviano mano nella mano, incarna tutti gli argomenti toccati dalla Matarazzo in questo viaggio: la nudità che metaforicamente simboleggia lo spogliarsi dei condizionamenti e delle apparenze, il coraggio di essere sé stessi e l’amore, richiamato dall’uomo e dalla donna che iniziano un cammino insieme.
Francesca Matarazzo è nata a Napoli nel 1978. Vive e lavora a Napoli.
Lea Ficca
Info:
Francesca Matarazzo. IPERGRAFIE.
A cura di Giulia Abate
16 febbraio – 17 marzo 2018
Mucciaccia Contemporary, piazza Borghese 1/A, Roma
info@mucciacciacontemporary.com
mucciacciacontemporary.com
Francesca Matarazzo, L’Inizio, 2018, stampa fotografica su carta, 30×45 cm
Francesca Matarazzo, IPERGRAFIE, installation view at Mucciaccia Contemporary
Francesca Matarazzo, Il Coraggio, 2018, tec. mista, lavorazione di pietra e cemento su tela e pittura, 80×80 cm
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