Nel centro storico di Catania, a pochi passi da Piazza del Duomo, in cui un tempo la conformazione della città appariva decisamente diversa, con il mare molto più vicino e che toccava la città e il suo centro, Palazzo Biscari risultava uno dei primi siti che qualunque viaggiatore appena approdato in città notava e ammirava.
Il palazzo, i cui lavori furono affidati all’architetto Alonzo di Benedetto, si presenta come un vero e proprio gioiello del barocco catanese. Voluto fortemente dal principe Ignazio Paternò Castello il ‘Grande’, uno scienziato, un inventore e collezionista allo stesso tempo, discendente della famiglia Biscari, poco dopo il disastroso terremoto che colpì la città di Catania nel gennaio del 1693 e che venne edificato in accordo alle mura cinquecentesche costruite sotto Carlo V, venne pensato come un’immensa dimora che onorasse la città di Catania con la sua ampiezza e bellezza.
Ampio cortile d’ingresso con scalinata a doppia rampa; salone delle feste con pavimento in maiolica e volta affrescata in stile rococò; scala a forma ‘di fiocco di nuvola’ da cui salendo si accedeva all’area riservata ai musicisti; terrazzo che si affaccia sulla città con portali e putti in pietra calcarea. Tutti elementi che rendono ancora oggi il Palazzo gioiello indiscusso del primo Settecento.
Ed è proprio in questa suntuosa cornice che da qualche anno l’arte contemporanea prende vita, dando vita ad un connubio perfetto e che non ha eguali fra arte del passato e arte del presente, in cui nulla viene contaminato ma che anzi dialoga con la storia. La storia del Palazzo come sede espositiva risale comunque al Diciottesimo Secolo, quando il Palazzo divenne sede museale, con oggetti recuperati direttamente dal Principe Ignazio durante i suoi viaggi e che trasformò questo quasi in una Wunderkammer.
Per questa nuova occasione le porte del Palazzo si aprono per una selezione di opere d’arte provenienti dalla Collezione Sandretto Re Rebaudengo, in un progetto a cura di Ludovico Pratesi e Pietro Scammacca, in collaborazione con la Fondazione torinese presieduta da Patrizia Sandretto e Unfold.
La Collezione si dirama in due mostre differenti: la prima, che prevede un’installazione ambientale, WeltenLinie dell’artista Alicja Kwade, nel salone delle Feste, in mostra fino al 24 agosto; la seconda, una collettiva di 20 artisti, La stanza analoga, negli appartamenti dell’ala di Levante, in mostra fino al 7 settembre.
WeltenLinie (dal tedesco ‘’linea del mondo’’), prodotta per la 57esima Biennale di Venezia, si presenta come un enorme insieme di specchi e strutture d’acciaio che danno vita ad un ambiente abitato da rispecchiamenti in cui gli oggetti si moltiplicano e tutto sembra prendere movimento.
L’installazione, con struttura in acciaio, si presenta con quattro immensi specchi che si riflettono su entrambi i lati e accanto le quali troviamo pietre di diverse forme e colori; essa si sposa perfettamente con il Salone delle Feste creando un legame diretto con gli interni ornamentali del Palazzo entrando così inoltre nella visione illuminista ed esoterica del suo committente, Ignazio. La gigantesca opera dialoga oltre che con l’ambiente e i suoi specchi anche con lo spettatore, in quanto porta quest’ultimo a compiere una passeggiata all’interno dell’opera stessa che grazie alla sua composizione rievoca l’idea di giardino-labirinto e lo porta ad incuriosirsi nel specchiarsi per trovare quasi conferma della propria presenza all’interno del percorso; il reale che incontra il sogno, il richiamo al Barocco e l’espressione contemporanea, il gioco degli specchi come ricerca di sé, permettono al visitatore di perdersi o trovarsi all’interno della monumentale opera diventandone parte attiva e compiendo quasi un atto performativo.
L’Ala di Levante (aperta per la prima volta al pubblico), come già detto, ospita la collettiva dal titolo La stanza analoga e vuole omaggiare la stanza denominata ‘’del Don Chisciotte’’ in quanto decorata con dipinti che raffigurano il personaggio del romanzo spagnolo di Cervantes. Prendono parte alla mostra 20 artisti di diverse generazioni e nazionalità e come Don Chisciotte lavorano su quella sottilissima linea che separa la realtà dalla finzione attraverso espressioni artistiche differenti.
Gli artisti sono: Ludovica Carbotta, James Casebere, Roberto Cuoghi, Flavio Favelli, Katharina Fritsch, Anna Gaskell, Dominique Gonzalez-Foerster, Douglas Gordon, Louise Lawler, Renato Leotta, Sherrie Levine, Katja Novitskova, Tony Oursler, Philippe Parreno, Nicolas Party, Paul Pfeiffer, Laure Prouvost, Magali Reus, David Shrigley.
Una sontuosa e maestosa dimora nobiliare nel cuore della città, quella del Palazzo Biscari, che apre le proprie porte alla ricerca artistica, alla novità, ai nuovi linguaggi dell’arte e che fa si che la storia del Palazzo stesso diventi chiave di lettura per scoprire quanto di alchemico possa nascondersi dietro il messaggio dettatoci dalle opere contemporanee, i cui contenuti, qualche volta non chiaramente decodificabili, riescono in questa cornice a prendere vita quasi si trattasse di un gioco in cui ogni carta è scoperta.
Info:
WeltenLinie, Alicja Kwade. Photo Luca Guarneri
WeltenLinie, Alicja Kwade. Photo Luca Guarneri
La stanza analoga. Photo Luca Guarneri
La stanza analoga. Photo Luca Guarneri
La stanza analoga. Photo Luca Guarneri
Laureata in Comunicazione e valorizzazione del patrimonio storico artistico e specializzata in Progettazione artistica per l’impresa, lavora a stretto contatto con l’arte contemporanea, facendo di questa la chiave di lettura per ogni approccio lavorativo verso la quale si muove. Art is life il motto attorno cui la sua esperienza lavorativa/artistica ruota.
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