Dance to the end of Love

Dance to the end of Love è il titolo della mostra che il PAC di Milano ha inaugurato lo scorso luglio in occasione del trentesimo anno dalla strage mafiosa che colpì via Palestro, a Milano, nel 1993. L’idea è quella di raccontare attraverso video, fotografie, installazioni e performance il rapporto tra arte contemporanea e memoria storica attraverso un “flashback” amaro che ci riporta in quei terribili anni segnati da violenza e vicende oscure. Gli orrori scorrono lungo le pareti del padiglione che diventa un archivio aperto dove tutto è alla portata di tutti, dove possiamo scegliere di non ricordare o soffermarci sulla tragicità della storia e sull’impatto che ancora oggi ha sulle nostre vite. La memoria non è il fine ma il mezzo attraverso il quale possiamo rivivere quei momenti cercando di elaborarli in un’ottica individuale ma anche collettiva.

Christian Boltanski, Entre-Temps, 2003. Installation view della mostra al National Museum Japan, Osaka, 2018. Courtesy Estate Christian Boltanski e Marian Goodman Gallery © Christian Boltanski, by SIAE 2023

Il punto di partenza è la rilettura della mostra Ultime Notizie (2005) di Christian Boltanski, incentrata sul concetto di “tempo”. Un tempo che fluisce e che ci ricorda che la traccia instabile dell’uomo agisce molto spesso senza preoccuparsi delle conseguenze. L’artista espone Entre-Temps, una video proiezione del 2003 che presenta in dissolvenza incrociata le immagini fotografiche in bianco e nero del suo volto nelle diverse fasi della vita, dai sette ai cinquantotto anni. Le immagini si sovrappongono e riflettono lo scorrere del tempo che riesce a raccontare in pochi minuti un’intera esistenza. Boltanski “congela” il ricordo in un tempo zero e ci fa riflettere sul concetto di irripetibilità attraverso una sequenza di immagini che scorrono senza tregua infondendoci una maggiore consapevolezza della nostra singolare esistenza sulla terra. Il potere dell’arte è proprio questo. Avere la possibilità di creare qualcosa che in realtà non sarebbe possibile. Lo spazio e il tempo si annullano, sono come sospesi e fluttuano in un microcosmo immaginario.

Douglas Gordon, k.364, 2011. Still da video. Courtesy l’artista e Gagosian © Douglas Gordon, by SIAE 2023

I lavori dei nove artisti in mostra riflettono proprio sul concetto di tempo, lo utilizzano e lo trasformano in un ricordo personale che racconta alcune vicende del passato. Le cinque sale ospitano i lavori di Yael Bertana, che con la sua opera/video mette in discussione tutte le certezze acquisite in una Germania infestata da spettri del passato nazista, Douglas Gordon e la sua opera musicale che descrive attraverso la sinfonia di Mozart un viaggio nel passato alle radici di una memoria che vede protagonista la Polonia occupata. Boltanski e le due proiezioni di Clementia Echeverri, Treno del 2007. L’acqua scorre sugli schermi e accompagna le strazianti grida di due persone che non si vedono mai ma aumentano il disagio e l’angoscia della disperazione.

Maurizio Cattelan, Souvenir di Milano (Progetto “Ninnananna”), 1994. Courtesy Collezione Consolandi, Milano

Un piccolo angolo è occupato dall’opera di Maurizio Cattelan, Untitled e Souvenir di Milano del 1994. Due oggetti quotidiani vengono utilizzati come veicoli per la costruzione della memoria. Una video proiezione a 3 canali di Giulio Squillaciotti riproduce il lavoro di tre archivisti descritti nei loro riti quotidiani di produzione, conservazione e valorizzazione dell’opera d’arte. La galleria proietta Redemption di Miguel Gomes e Green Green Grass of Home di Maja Bajevic. A conclusione del percorso, in balconata, troviamo il lavoro di Marco Bova e Simona Zecchi che attraverso una timeline restituisce piccoli ritagli cronologici degli anni 1992-93 il terribile attentato di matrice terroristico-mafiosa che distrusse il PAC.

Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini, Così lontano così vicino, 2003. Performance all’Ambasciata italiana di Berlino 2015. Courtesy Galleria Lia Rumma

Il PAC ricorda con questa mostra i trent’anni trascorsi dall’attentato di Via Palestro in un’edizione speciale di Performing PAC dedicata alla memoria, alle memorie che oggi sono plurali e non possono essere lette solo con la lente storica e nazionalistica ma anche attraverso le rielaborazioni individuali. Il lavoro di tutti gli artisti presenti in mostra ci aiuta a comprendere meglio una piccola parte della storia fondendo la leggerezza e la gravosità dei fatti grazie al potere dell’arte che può e deve essere portatrice di un messaggio di pace e speranza.

Flavia Annechini

Info:

A.A.V.V. Dance to the end of Love
11.07 – 10.09.2023
PAC – Padiglione d’arte contemporanea
via Palestro 14, Milano
www.pacmilano.it/


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