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David Tremlett. 2019 2020 2021 Lavori su carta

David Tremlett. 2019 2020 2021 Lavori su carta

David Tremlett (St. Austell, Cornovaglia, 1945) presenta a Bologna gli ultimi esiti della sua ricerca con una nuova personale a Studio G7, la galleria da cui è rappresentato nella città che ospita anche uno dei suoi celebri wall drawings, l’intervento ambientale permanente A New Light. Wall, Ceiling and Floor, realizzato nel 2003 (in collaborazione con la galleria Alfonso Artiaco di Napoli) nella Trecentesca Cappella di Santa Maria dei Carcerati a Palazzo Re Enzo e del Podestà. Proprio questa pittura murale è per il pubblico locale (e non) il punto di partenza ideale per comprendere appieno l’approccio dell’artista, che afferma, nonostante a prima vista potrebbe sembrare ovvio il contrario, di non essere mai stato un pittore e di considerare la scultura il suo background di riferimento. L’uso della geometria come griglia strutturale e del colore a pastello strofinato a mano sulla carta o sulla parete, la cifra stilistica che contraddistingue il lavoro di Tremlett da oltre quarant’anni, nasce infatti dalla volontà di restituire una percezione sintetizzata del paesaggio, inteso come esperienza complessa di uno spazio che è allo stesso tempo geografico, architettonico e culturale, oltre che biografico. Tutto ha origine alla fine degli anni ’70, quando l’artista viaggiando in Australia, Africa, Iran, Afghanistan e India è folgorato dalle grandi superfici policrome coperte a mano mediante pigmenti che vede in quei Paesi e decide di eleggere le polveri colorate come suo principale mezzo espressivo, da adottare sia nei grandi disegni geometrici realizzati su superfici architettoniche e sia nelle opere su carta che ne costituiscono il presupposto, pur mantenendo la propria indipendente ragion d’essere come diari visivi di viaggio.

Anche i lavori in mostra a Studio G7 derivano da un progetto ambientale, ovvero il wall drawing creato tra il 2020 e il 2021 sul controsoffitto di una sala del primo piano di Palazzo Butera a Palermo dove l’artista, in dialogo con i contigui affreschi dipinti intorno al 1760 da Gaspare Fumagalli e Gioacchino Martorana, ha riletto in chiave contemporanea il tema della quadratura e dello sfondamento prospettico. Per contestualizzare questo legame e immergere il visitatore nella visione di Tremlett, anche le pareti della galleria che ospitano i suoi lavori su carta sono state dipinte con tinte tenui che virano dal grigio al pavone, simili alla palette che costituisce il leitmotiv cromatico delle pareti dello storico palazzo siciliano, acquisito dai collezionisti Massimo Valsecchi e Francesca Frua De Angeli nel 2016, presentato per la prima volta al pubblico come sede espositiva a cantiere aperto nel 2018 in occasione di Manifesta 12 e ufficialmente attivo come istituzione museale e dimora privata da maggio 2021. L’allestimento a Studio G7 quindi, oltre a riunire una preziosa serie di opere recenti dell’artista, è particolarmente efficace nel dimostrare quanto per Tremlett sia imprescindibile il rapporto tra spazio e disegno e come questa relazione implichi sempre un movimento costruttivo e progettuale di andata e ritorno e non solamente la restituzione con un diverso linguaggio di una sollecitazione ambientale.

I collage della serie My Places, ad esempio, sono composizioni di ritagli di carta prelevata da mappe, manoscritti e testi a stampa italiani sull’elettrostatica recuperati a Palermo durante il suo soggiorno per i lavori a Palazzo Butera, in cui la dispersione innescata dalla frammentazione delle pagine e dalla scrittura svincolata dalla consequenzialità logica del testo viene scongiurata dagli interventi a pastello e grafite che, individuando forme regolari di impianto geometrico, scandiscono il piano pittorico come se fossero architetture immaginarie, volutamente ambigue tra la planimetria e il prospetto. Questo processo presenta evidenti affinità sintattiche con la maniera in cui l’irrequietezza (elettrica, come l’argomento trattato dai libri utilizzati dall’artista con funzione di materiale scultoreo) delle rocailles settecentesche è arginata dalle architetture trompe l’oeil che ne ancorano la distribuzione spaziale alle architetture reali, senza rinunciare (come avviene anche nei collages di Tremlett) alla meraviglia della vertigine dell’infinito. Se da un punto di vista tecnico i fogli sui quali l’artista interviene si possono considerare come la fase preparatoria dei suoi interventi ambientali, da un punto di vista semantico il rapporto di derivazione non è così univoco. Da un lato, infatti, i colori e i segni sovrapposti alle strutture preesistenti, pur rispettandone la natura, ne mutano radicalmente la percezione, mentre dall’altro le carte manifestano senza mediazioni il suo pensiero attivato dal paesaggio sotto forma di traccia cromatica.

La vocazione costruttiva del linguaggio di Tremlett emerge ancora più distintamente nei disegni presenti in mostra, tutti realizzati a partire dalla segmentazione di una forma rettangolare operata mediante linee verticali, orizzontali e curve generate nei reciproci punti di intersezione in base alla ripetizione di una medesima regola grafica che, con il complicarsi della griglia, crea un reticolo apparentemente irregolare. Gli assemblaggi di forme geometriche che ne risultano vengono poi parzialmente coperti e unificati da uno strato di colore che individua al centro di ciascuna composizione un’elegante forma monocromatica, misteriosamente evocativa di uno specifico equilibrio tra volume, superficie e peso. A questo modo il paradosso della geometria quasi isterica prodotta dalla rigorosa applicazione di un protocollo arbitrario ritrova una finalità progettuale proprio attraverso il colore, l’elemento che saremmo istintivamente tentati di considerare più libero, ma che in realtà ricompone le tensioni centrifughe del disegno in una struttura solida, come un elemento architettonico. Ma il virtuosismo esecutivo, che si può emblematicamente ammirare in Rectangle 2 (2021), disegno che mette a nudo la proliferazione segnica normalmente nascosta dal colore, non è la principale ragione del fascino esercitato da questi lavori. Ciò che li rende emozionanti è non tanto la pur sorprendente abilità dell’artista di tenere le fila di una costruzione sempre sul punto di sfuggire di mano, quanto la loro essenza poetica e filosofica, individuabile nel tentativo di controllare il caos con mezzi empirici e nell’irresistibile attrazione per uno spazio impossibile da circoscrivere mentalmente nella sua interezza.

Info:

David Tremlett. 2019 2020 2021 Lavori su carta
24/09/2022 – 27/12/2022
Studio G7
Via Val D’Aposa 4/A Bologna

Courtesy l’artista e Galleria Studio G7, Bologna. Foto Francesco RucciDavid Tremlett. 2019 2020 2021 Lavori su carta, photo Francesco Rucci, courtesy the artist and Galleria Studio G7, Bologna

David Tremlett, My Places #11, 2019, collage and graphite pencil on paper, cm 61 x 152, photo Francesco Rucci, courtesy the artist and Galleria Studio G7, Bologna

David Tremlett, Rectangle 2, 2021, graphite pencil and pastel on paper, cm 59 x 84, photo Francesco Rucci, courtesy the artist and Galleria Studio G7, Bologna

David Tremlett, Drawing for a High Wall (Rectangle), 2020, graphite pencil and pastel on paper, cm 84 x 59, courtesy the artist and Galleria Studio G7, Bologna


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