È l’ultima fase del lavoro artistico di Filippo De Pisis quella raccontata nella mostra “Di semplicità e di brivido”, in corso fino all’11 giugno 2022 presso la galleria P420 di Bologna, in collaborazione con Davide Ferri e l’Associazione per Filippo de Pisis di Milano. I lavori esposti spaziano dagli anni ’40 fino alla scomparsa dell’artista ferrarese avvenuta nel 1956 e sono posti in dialogo con le opere di sette pittori internazionali: Richard Aldrich (Hampton, 1975), Michael Berryhill (El Paso, 1972), Luca Bertolo (Milano, 1968), Paul Housley (Stalybridge, 1964), Merlin James (Cardiff, 1960), Mairead O’hEocha (Dublino, 1962), Maaike Schoorel (Santpoort, 1973), che sono stati chiamati a confrontarsi con de Pisis, riscoprendone così quel profondo senso di contemporaneità e innovazione.
I lavori spaziano tra opere su carta e disegni raffiguranti i giovani amati da De Pisis, caratterizzati da un tratto delicato e contorni eterei che tendono a dissolversi nello spazio rappresentativo, e da tele eseguite con tecniche miste, quali ad esempio oli e matite, caratterizzate da raffigurazioni della natura, del paesaggio e dei suoi colori. Il legame di De Pisis con la poesia è evidente e indissolubile. Nato dapprima come poeta e divenuto pittore in seguito, nel suo linguaggio artistico restano imprescindibili il lirismo e la tensione emotiva, il trasporto nella rappresentazione dell’anima delle cose, con particolare attrazione verso tutto ciò che tende a decadere, come nello stesso esistere. È proprio grazie al tratto pittorico scelto, intermittente, divisionista, ma al contempo impressionista, che De Pisis riesce a trovare un equilibrio formale ed espressivo, che ne rappresenta l’inquietudine dell’animo, come nei testi delle poesie dei suoi autori di riferimento, quali Leopardi e Pascoli.
La sofferenza del vivere si associa a un desiderio sempre vivo e spiccato di felicità, nel modo in cui lo ha definito lo stesso Leopardi nella sua celebre frase: «La vita e l’assoluta mancanza d’illusione, e quindi di speranza, sono cose contraddittorie». Ed è nel corso di tale ricerca che De Pisis sperimenta diversi mezzi espressivi, diversi punti di vista su differenti piani e atmosfere sospese. Le campiture, sebbene per la maggior parte tenui e di color pastello, attraggono lo spettatore con forza magnetica, facendo rivivere interiormente le atmosfere e gli oggetti senza tempo. Una quasi immortalità della caducità, in cui petali, fiori, paesaggi rivivono vibranti nel chiarore e nella luminosità della composizione. Di semplicità e di brivido sono le stesse parole utilizzate dall’artista per caratterizzare tale periodo pittorico, risultando così profetiche, eloquenti e concettuali. E proprio partendo dal messaggio così contemporaneo di De Pisis, gli artisti presenti in mostra hanno realizzato le proprie opere ponendosi in dialogo e confronto con il lavoro e la poetica dell’artista ferrarese. Nella seconda sala è circoscritta una zona, site-specific, appositamente non rifinita, che richiama i lavori non completati da De Pisis e racchiude al suo interno ulteriori opere, dischiudendone ed enfatizzandone la delicatezza e le peculiarità.
Muovendosi nello spazio espositivo lo spettatore si imbatte nel dialogo creato tra le opere dei diversi protagonisti della mostra. Gli artisti invitati riprendono, in modo del tutto soggettivo, i tratti peculiari della pittura di De Pisis, reinventandoli e rielaborandoli. I soggetti scelti, le cromie, le prospettive, rivivono nei lavori proposti, come ad esempio in Tree di Merlin James, ove i differenti piani sono definiti da due colori e l’elemento naturale spicca in primo piano caratterizzandone la rappresentazione. L’elemento floreale, prende vita in Tulips Reinagle 2, di Mairead O’hEocha, che ne rappresenta la vitalità e l’armonia delle forme, ponendo i fiori in primo piano e immergendoli in un cielo plumbeo di veloci pennellate, cogliendo, in tal modo peculiarità espressive dell’artista ferrarese. Luca Bertolo in Untitled, 20#12, si pone in dialogo con i giovani rappresentati da De Pisis, proponendo un’idea di sé monumentale ed eroica, pur tenendo in mano la propria testa e rappresentandosi dunque vincitore e vittima.
Il tratto pittorico di Paul Housley, ad esempio in Dogs on Leashes Cats run free, dimostra come sia stata assimilata dall’artista la lezione depisisiana nella rappresentazione dei piani, della verticalità e nella raffigurazione senza tempo, ove il concetto dell’arte riveste un ruolo fondamentale. Composizioni astratte caratterizzano le opere di Maaike Schoorel e Richard Aldrich, come se si volesse rappresentare l’essenza della pittura attraverso l’utilizzo libero ed estemporaneo del colore riproducendo i tratti veloci della pittura depisisiana, mezzo tramite cui vengono definiti i vuoti e i pieni. Come riportato dal testo del curatore della mostra Davide Ferri: «Il lavoro di Michael Berryhill è caratterizzato da un primo piano molto ravvicinato, dove le figure principali sembrano espandersi, distendersi e adattarsi alla superficie per occuparne tutto lo spazio disponibile, al centro di un paesaggio incongruo».
“Di semplicità e di brivido” offre la possibilità di fruire del messaggio pittorico di De Pisis e di come esso, con i suoi moduli stilistici, continui a essere fonte di ispirazione e di studio per gli artisti contemporanei.
Info:
Filippo De Pisis. Di semplicità e di brivido
9/04/2022 – 11/06/2022
P420
Via Azzo Gardino, 9, angolo Largo Caduti del lavoro
40122 Bologna
Email: info@p420.it
Tel. – fax +39 051 4847957
Filippo de Pisis, Vaso di fiori, 1952, olio su tela, cm 51 x 41, photo credit Carlo Favero, courtesy P420, Bologna
Merlin James, Tree, 2006, tecnica mista su tela, cm 30 x 40, photo credit Carlo Favero, courtesy P420, Bologna
Luca Bertolo, natura morta 17#02, 2017, olio su tavola, cm 70 x 60, photo credit Camilla Maria Santini, courtesy l’artista, P420, Bologna e SpazioA, Pistoia
Di formazione scientifica, ma con grande passione per l’arte, che ama raccontare, ammirandone tutte le sue espressioni.
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