Le residenze artistiche nacquero per contrastare un’arte fatta da pochi e per pochi e con l’intento di universalizzare le possibilità di fare arte in modo che potesse diventare accessibile anche a chi, in condizioni normali, non avrebbe avuto i mezzi, gli strumenti e il tempo necessari per creare. Questo periodo che ci obbliga alla distanza sta facendo subire un duro colpo specialmente agli ambienti culturali: è indispensabile ripensare i modi di fruizione artistica e trasformare (anche se si spera soltanto transitoriamente) le residenze, perché è impensabile in un’ottica democratica rinunciare a esperienze di confronto di questo tipo e che soprattutto donano spazio, tempo e visibilità ad artisti in formazione.
Nonostante le restrizioni imposte dalla diffusione del Covid-19, una risposta alternativa per continuare a fare residenze artistiche, portando avanti un dialogo a più voci evitando così l’isolamento delle idee, e allo stesso tempo garantendo un sostegno agli artisti sotto forma di fee, è stata data con l’avvio del progetto Dimore – Residenza d’artista online– iniziativa dell’Ufficio Progetto Giovani del Comune di Padova.
La residenza Dimore, proprio come rievoca il nome, rimanda contemporaneamente ai termini restare, abitare – significato connesso anche con la parola residenza – ma anche ai vocaboli tardare, indugiare; ed è su tale ambivalenza che prende ispirazione il progetto. Attraverso Dimore, le curatrici Stefania Schiavon, Caterina Benvegnù ed Elena Squizzato hanno realizzato una residenza svolta, per le motivazioni già precedentemente esposte, in modalità virtuale, ma la caratteristica interessante è che ad essere messo al centro dell’attenzione non è più l’opera d’arte in sé, il prodotto finito, ma il processo di ricerca e studio.
Il sito è il dispositivo per dare conto di tali processi, e quindi in Dimore non vedrete mai opere concluse o esponibili in qualche museo, ma gli appunti e le suggestioni scaturite dalle discussioni e dagli scambi che avvengono ogni 15 giorni tramite la piattaforma Zoom tra i tutor e gli artisti, convertendo in una forma online innovativa e sperimentale le caratteristiche delle residenze tradizionali.
La residenza pensata per gli artisti under 35 ed attiva dall’11 maggio fino a metà luglio, presenta 4 sezioni tematiche: Identità, Relazione, Immaginario e Metamorfosi ognuna condotta rispettivamente dai tutor Elena Mazzi, Pietro Gaglianò, Babilonia Teatri ed Emanuele Coccia, e vede il coinvolgimento degli artisti: Daniele Costa (1992), Nicolò Masiero Sgrinzatto, (1992), Alessio Mazzaro (1985), Eleonora Reffo (1997), Gianna Rubini (1993) e Annalisa Zegna (1990).
Il sito di Dimore viene aggiornato progressivamente e propone le idee e i contenuti ispiratori degli artisti; al momento sono visitabili le sezioni inerenti l’Identità e la Relazione. Ciascuna area è tenuta assieme da un fil rouge concettuale che, seppur attraverso vie diverse e l’uso di tecniche e linguaggi differenziati (come ad esempio la fotografia, il mixed media, i video o la testualità), porta a interrogarsi in maniera unitaria sulle questioni poste dai tutor.
Per quanto concerne l’Identità dagli appunti pubblicati è emersa un’idea di identità liquida che trova un significato rinnovato proprio grazie all’incontro con le diversità, gli opposti, che grazie a un loro dialogo aprono a nuove modalità di essere.
Mentre per la sezione Relazione, gli artisti hanno messo al centro una meditazione su sé stessi, sui propri luoghi e costumi, che inevitabilmente coinvolge anche uno sguardo che spazia altrove, in un ridefinirsi di incontri con memorie, usanze, saperi che troppe volte si danno per scontate. Fondamentale, di conseguenza, diviene la cura di sé. Una cura che acquista senso in un incontro con l’altro che avviene tramite un atto conoscitivo che pur spingendosi all’esterno conduce ad una maggiore conoscenza della propria persona.
La residenza Dimore ha fatto del distanziamento sociale, imposizione particolarmente scomoda per quanto riguarda l’arte e la cultura, uno dei fattori principali e innovativi di una nuova forma di residenza che si realizza attorno al ricercare, al condividere e al confrontarsi in una dinamica che esclude l’esibizione effimera del prodotto in favore di una processualità in costante divenire, e di uno spazio in cui riconoscere la ricerca e il processo come parte fondamentale del lavoro di un artista che in questa nuova dimensione trova possibilità alternative.
Silvia Cegalin
Info:
Elena Mazzi e gli artisti in residenza durante la sessione di lavori online dedicata al tema dell’Identità
Pietro Gaglianò e gli artisti durante la sessione di lavori online sul tema della Relazione
Gianna Rubini, fotografia digitale dalla serie Webcam.20, archivio personale
Annalisa Zegna: Astrida Neimanis, “Hydrofeminism: Or, On Becoming a Body of Water” in Undutiful Daughters: Mobilizing Future Concepts, Bodies and Subjectivitiesin Feminist Thought and Practice, eds. Henriette Gunkel, Chrysanthi Nigianni and Fanny Söderbäck, Palgrave Macmillan, 2012.
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