Simula la scrittura ma la nega, utilizzando i suoi stessi mezzi: segno che non significa, senza regole – se non le proprie – la scrittura asemica è ossimoro e ribellione.
Si intitola Dinamogrammi la mostra collettiva a cura di Viana Conti, ospite della galleria veneziana Michela Rizzo, con protagonisti cinque interpreti che in epoche differenti hanno sperimentato questa particolare forma espressiva, al confine tra arti visive e letteratura, in cui la grafia si fonde con il disegno e la parola con l’immagine. Se la scrittura è la rappresentazione visiva convenzionale delle espressioni linguistiche, un sistema di segni cristallizzato e condiviso all’interno di uno stesso orizzonte culturale, questo alfabeto senza tempo, muto ed eloquente, travalica il paradigma della convenzionalità per farsi linguaggio aperto, manifestazione universale. Con le opere di Nanni Balestrini, Irma Blank, León Ferrari, Matthew Attard e Giorgia Fincato la mostra ce ne offre uno spaccato, partendo dalla seconda metà del secolo scorso, agli esordi cioè della Neoavanguardia letteraria, arrivando fino ai giorni nostri.
Il dinamogramma è una scrittura emotiva, che si rende visibile come il tracciato di un elettrocardiogramma emozionale. Come suggerito dal termine stesso, di derivazione greca, è una grafia dinamica, tanto del corpo quanto della mente; prodotto di un’energia fisica e interiore, è il risultato di un atto performativo. La grafia si fa sfogo, ghirigoro a tratti nevrotico, espressionista, il risultato è un dripping declinato nella sua versione grafica. A dialogare in mostra – accostate secondo associazione tematica o mimetica e non cronologica, per stimolarne letture inedite – le opere di Nanni Balestrini, presente nei Novissimi e cofondatore del Gruppo 63, di Irma Blank, figura di rilievo internazionale, veterana dell’utilizzo del segno non scritturale, qui rappresentata da Gehen – Second Life / Andare – Seconda Vita, la serie di lavori realizzati a partire dal 2017, dopo il freezing motorio che, limitandola nei movimenti e nell’abilità manuale, l’ha spinta a trovare nuove vie creative; e ancora León Ferrari, esponente del movimento Concettuale dell’arte contemporanea latinoamericana e premiato con il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia del 2007, la cui vasta ricerca non ha mancato di sondare il potenziale comunicativo e provocatorio della scrittura semantica e asemantica, anche accostata ad immagini fotografiche.
Sono portavoce delle generazioni più giovani invece Matthew Attard e Giorgia Fincato, nati entrambi negli anni ‘80. Se la ricerca di Attard si incentra principalmente su un disegno dalle linee scarne e nervose, realizzato manualmente o con mezzi digitali (come ad esempio la tecnica scientifica dell’eye tracking, in grado di registrare e lasciare traccia visibile dei movimenti compiuti dall’occhio durante la visione), l’universo di Giorgia Fincato è più marcatamente introspettivo: il segno si coagula sotto forma di mappe, cartografie dell’interiorità, fitti labirinti in cui l’autrice si smarrisce per trovare riparo dal mondo esterno.
Laura Guarnier
Info:
DINAMOGRAMMI. CORPO_ MENTE_ IMMAGINARIO_IDEOLOGIA_DESIDERIO
a cura di Viana Conti
7 dicembre 2019 al 1 febbraio 2020
Galleria Michela Rizzo
Isola della Giudecca 800 Q, 30133 Venezia
Irma Blank, Gehen, Second Life M, 2018, pennarello su carta trasparente
Giorgia Fincato, Senza titolo, 2018, pastello su carta
León Ferrari, Senza titolo (particolare), 2005, pittura su fotografia laser
Storica dell’arte contemporanea, vive a lavora a Venezia. Contributor per riviste di settore, addetto stampa e content creator, si occupa inoltre dell’organizzazione e della comunicazione di un progetto di residenze d’artista in Piemonte.
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